Il consigliere regionale Federico Amico, della lista Emilia-Romagna Coraggiosa, ha presentato una risoluzione per chiedere alla giunta regionale di attivarsi affinché l’iter di riforma della legge sulla cittadinanza, attualmente in discussione alla Camera dei deputati, si concluda positivamente entro la fine dell’attuale legislatura e sostenga i processi di integrazione socio-culturale e scolastica degli alunni e delle alunne di origine straniera nelle scuole emiliano-romagnole.
“Non è più tempo di aspettare: il Parlamento deve approvare la nuova legge sulla cittadinanza”, ha spiegato Amico. La risoluzione, firmata anche dai consiglieri regionali Igor Taruffi (ER Coraggiosa), Silvia Piccinini (Movimento 5 Stelle) e Antonio Mumolo (Partito Democratico), secondo Amico “intende dar voce a tutte le ragazze e i ragazzi che sono italiane e italiani. Sono nati in Italia, e qui hanno studiato, sono amici dei nostri figli perché hanno frequentato le scuole insieme, parlano un italiano perfetto e anche i dialetti locali, ma al compimento dei 18 anni diventano dei fantasmi perché privi della cittadinanza italiana”.
L’insieme delle persone che attualmente sono escluse dalla possibilità di ottenere la cittadinanza italiana è molto eterogeneo: bambini e bambine nati in Italia da genitori di origine non italiana, che possono richiedere la cittadinanza solo al compimento dei 18 anni e attraverso procedure complesse che non sempre si concludono positivamente; bambini e bambine nati all’estero ma cresciuti in Italia, che possono provare a ottenere la cittadinanza solo 10 anni dopo aver compiuto la maggiore età (a meno che i genitori non diventino a loro volta cittadini italiani); persone adulte nate all’estero ma che vivono stabilmente in Italia, le quali nella maggior parte dei casi possono richiedere la cittadinanza italiana soltanto dopo 10 anni di residenza ininterrotta nel paese e solo se dispongono di una certa soglia di reddito.
Lo scorso 3 marzo nella commissione affari costituzionali della Camera è stato approvato un testo strutturato in due articoli contenenti le nuove norme sulla cittadinanza italiana, che introduce il criterio del cosiddetto ius scholae (ovvero il requisito di aver frequentato un percorso di studi di almeno cinque anni scolastici) come base di partenza per la riforma della legge.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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