All’alba del primo giorno della settimana, Maria Maddalena e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, un angelo del Signore si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L’angelo disse alle donne: “Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui, è risorto, come aveva detto””(Mt 28).
Il mio augurio è che siano tramortite le armi e sia annunciata la risurrezione. Soprattutto, che sia rotolata via la pietra che grava sui nostri cuori, la tristezza di fronte a tanta violenza, a tanto disprezzo dell’uomo, a tanto dolore. Ci viene rivolta una grande sfida, quella di non rassegnarci, di trovare, nelle dimensioni più profonde del nostro spirito, le ragioni di un’ostinata ricerca della pace.
Per questo, ho scelto l’immagine della Risurrezione dipinta da Piero della Francesca a Sansepolcro: la figura del Cristo ha qualcosa di definitivo, come se dicesse: “Non potrete mai cacciarmi dalla storia: con la mia morte ho raggiunto ogni uomo, con la mia risurrezione vi offro la possibilità di ricominciare sempre”.
Ho anche scelto di aggiungere alcuni versi della poesia di un autore russo, Boris Pasternak, “L’orto del Getsemani”. Come è possibile che un popolo, che ha saputo esprimere opere di bellezza e di profondità come questa, sia stato e sia capace, d’altra parte, di dare origine a persone che si macchiano di delitti orrendi, che generano serbatoi di odio, che inquineranno per chissà quanto tempo la storia dell’Europa”?
Noi però non possiamo permetterci di perdere la Russia, non solo per il patrimonio di cultura che possiede, ma anche per quello che rappresenta nel mondo cristiano e nella vicenda spirituale dell’umanità. In questa settimana, mediteremo le parole di Gesù nell’Ultima Cena, “Che tutti siano una cosa sola, come tu, Padre sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”. Le nostre divisioni sono una bestemmia e inquinano le menti e i cuori, ci rendono più esposti al contagio della perversione e dell’odio.
Il corso dei secoli, lo vedi,
è come una parabola
e può prendere fuoco in piena corsa.
In nome della sua terribile grandezza
scenderò nella tomba fra volontari tormenti.
Scenderò nella tomba e il terzo giorno risorgerò
e, come le zattere discendono i fiumi,
per il giudizio, a me, come chiatte in carovana,
affluiranno i secoli dall’oscurità.
Boris Pasternak, L’orto del Getsemani
Pace a voi, fratelli e sorelle, nell’anno della guerra.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]