(TILANCIO) – La pandemia di nuovo coronavirus, poi la speculazione sulle materie prime, il rincaro dei costi energetici, infine la guerra in Ucraina: da due anni ormai non c’è pace per il distretto ceramico emiliano, e la crisi finisce inevitabilmente per ripercuotersi anche sulle imprese collegate. Come la Pfm di Palagano, sull’Appennino modenese, guidata da Fabrizio Morini, che da 25 anni è al servizio delle aziende produttrici di materiali ceramici.
“Sono tutti fattori che hanno avuto un impatto molto pesante”, ha spiegato Morini: “Siamo un’azienda energivora: le lavorazioni in conto terzi che facciamo necessitano di macchinari che utilizzano molta energia. Inoltre i nostri nuovi prodotti per l’isolamento termico sono in Eps (polistirene espanso sinterizzato, ndr) e anche questo processo di produzione richiede un’elevata quantità di energia: che sia gas o elettricità, in entrambi i casi ci sono stati aumenti dei costi non indifferenti”.
Ci sono poi i problemi legati alle materie prime: scarsa reperibilità e prezzi lievitati negli ultimi mesi. Il timore, ha confessato Morini, “è che di questo passo il mercato si blocchi, perché il livello dell’inflazione è preoccupante”. Mancano in particolare i materiali da imballaggio (cartone, legname, plastica), fondamentali per confezionare i prodotti da spedire, con contraccolpi anche estremi: “Alcuni stabilimenti ceramici hanno dovuto sospendere la produzione, perché i costi erano diventati troppo alti; di conseguenza, però, anche noi rimaniamo con poco lavoro”.
L’intervento del governo Draghi per contrastare il caro energia e favorire un abbassamento degli oneri a carico delle imprese “va sicuramente nella direzione giusta”, ha aggiunto Morini, anche se le misure adottate finora “sono insufficienti, perché comunque non ci riportano ai livelli di qualche mese fa. Ci aiutano, certo, ma non risolvono il problema. Vedremo se avranno un effetto concreto sulla speculazione in atto, soprattutto sul caro carburanti e sul prezzo del gas, ma ho la sensazione che non sia abbastanza”.
Il rischio, dunque, è di vedere vanificata quella ripartenza che si era intravista a partire dalla metà del 2021. L’anno scorso, infatti, il mercato “si stava riprendendo abbastanza bene”, ha ricordato Morini, anche per effetto del Superbonus 110% e sull’onda di una situazione pandemica che sembrava in miglioramento. Ma oggi le aziende di materiali ceramici hanno poca convenienza a mantenere la produzione a pieno ritmo: “Arrivano bollette pazzesche per l’energia e quindi fermano gli impianti, anche perché dovrebbero lavorare tra mille difficoltà per poi vendere sottocosto, e ovviamente non hanno nessun interesse a farlo”. (TILANCIO)
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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