Piogge scarse, in ER prosegue allerta idrica

siccità fiume Po Polesine Zibello ph. Paolo Panni

In Pianura padana prosegue il grave stato di allerta idrica a causa della perdurante mancanza di precipitazioni nevose e piovose omogenee, della forte aridità dei suoli e dell’impoverimento progressivo delle falde sotterranee. A certificarlo è stato l’Osservatorio permanente sulle crisi idriche, che ha riunito tutte le istituzioni e i portatori di interesse del bacino del fiume Po in seno all’Autorità distrettuale del fiume Po.

Su tutto il distretto persiste una situazione di severa siccità idrologica, attestata da valori che hanno fatto registrare una carenza nella portata fino al 40% in meno nelle sezioni esaminate del fiume Po e fino al 60% in meno per quanto riguarda i suoi affluenti.

A febbraio le piogge sono state scarse e sono cadute in modo disomogeneo, senza apportare miglioramenti sostanziali, mentre le temperature medie hanno di fatto confermato il trend corrente (fino a +3° C) che sta caratterizzando questo anomalo inverno 2021-2022 come il secondo più caldo degli ultimi 40 anni.

È l’inverno più secco degli ultimi nove anni in Emilia-Romagna, con una forte assenza di piogge, in particolare nel Bolognese, nel Ferrarese e in parte dell’Emilia occidentale; anche il contributo generalmente offerto dalla neve si è dimostrato assai risicato su tutti i rilievi alpini, azzerando o quasi tutte le scorte disponibili.

In passato una stagione invernale mite e asciutta come quella che si sta per concludere non era mai stata registrata, e la causa secondo l’Autorità distrettuale del fiume Po è da attribuire principalmente a due fattori: condizioni anticicloniche persistenti, caratterizzate da aria molto mite in quota (che ha contribuito a generare temperature alte per il periodo, soprattutto in montagna), e frequenti giornate con vento favonio, tipico del periodo primaverile, che hanno innalzato le temperature anche alle quote più basse.

La serie di misure storiche, che consente di analizzare l’andamento climatico di tutti gli inverni dal 1961 a oggi, permette già̀ di trarre le prime conclusioni sulla stagione invernale 2021-2022 e di inquadrarla anche dal punto di vista climatologico: tutti gli indicatori presi in esame, infatti, risultano in prossimità dei minimi storici, rendendo particolarmente anomalo questo inverno meteorologico (che comprende i mesi di dicembre, gennaio e febbraio).

La conclamata aridità sembra seguire il corso stesso del fiume Po verso valle, con andamento progressivo da ovest verso est, cioè dal Piemonte verso l’Emilia-Romagna: questo fenomeno si può riscontrare analizzando le portate di Piacenza e in movimento verso il delta del fiume.

In assenza di piogge imminenti, almeno secondo le previsioni, diventeranno problematici anche i prossimi mesi, in cui prenderà il via il consueto prelievo irriguo a beneficio delle colture tipiche del territorio. Tutti i modelli previsionali convergono su uno scenario di stabilità climatica, con piogge scarse e temperature piuttosto elevate, che fa presagire che la disponibilità d’acqua attuale non potrà colmare i fabbisogni della prima parte dell’estate: si potrebbe quindi generare una situazione di forte stress per l’habitat fluviale e di mancanza o calendarizzazione degli approvvigionamenti per il mondo produttivo e agricolo.

“Chi è chiamato a svolgere un ruolo di pianificatore come questa autorità – ha evidenziato il segretario generale di Adbpo-Mite Meuccio Berselli – non si limita a fotografare la situazione di costante peggioramento nel corso del tempo, ma parallelamente deve sollecitare le istituzioni a trovare soluzioni che possano compensare i fabbisogni dei territori”.


“Occorre accorciare i tempi degli interventi e concertare programmi di adattamento al clima con una serie di azioni che considerino tutto il bacino nella sua estensione, ambiente ed economia nei suoi innumerevoli punti di interdipendenza, senza preclusioni ideologiche e in tempi più consoni alle necessità umane/produttive e degli habitat”.

La priorità, secondo Berselli, è dunque quella di “individuare le soluzioni praticabili”, ma senza dimenticare quella di “concertare tempi ragionevoli per essere sufficientemente resilienti, soprattutto nelle aree meno dotate di infrastrutture idonee”. La ricetta? “Invasi dove serve, riuso delle acque depurate, maggiore disponibilità nell’attuare il principio di sussidiarietà tra territori, superando intelligentemente i localismi e i confini amministrativi, e attuazione delle migliori tecniche dell’agricoltura di precisione. Queste non sono proposte, ma step progressivi di una comune tabella di marcia senza la quale la situazione è destinata a peggiorare notevolmente, procurando ripercussioni ambientali ed economiche”.

In un momento di evidente difficoltà e preoccupazione per le forniture energetiche dell’Italia, anche la scarsità di acqua presente per la produzione di energia pulita idroelettrica potrebbe diventare un’ulteriore aggravante in un contesto energetico che già paventa, con potenziali effetti negativi sulle emissioni di carbonio, anche un ritorno più deciso all’utilizzo del carbon fossile.