Il sistema di welfare regionale barcolla sotto i colpi del caro-bollette. Le cooperative sociali (oltre 700 quelle presenti da Piacenza a Rimini e aderenti alle centrali cooperative), ancora provate dalle misure anti-Covid che hanno comportato importanti aumenti nei costi di gestione, ora rischiano il tracollo a causa dei rincari inauditi nei costi dell’energia che stanno mettendo a rischio l’assistenza alle persone fragili.
“Ogni giorno ci arrivano dalle nostre cooperative sociali segnalazioni di strutture allo stremo, che si trovano a dover fare i conti con aumenti del gas fino al 160% nelle bollette degli ultimi mesi e al 60% per l’energia elettrica – afferma Luca Dal Pozzo, presidente di Confcooperative Federsolidarietà Emilia Romagna -. Per una cooperativa sociale che gestisce una residenza per anziani o un centro diurno per minori in difficoltà o persone con disabilità, ritrovarsi a pagare decine di migliaia di euro in più al mese rappresenta un problema enorme, al quale non può certo fare fronte da sola. Abbiamo segnalazioni di cooperative con bollette passate da 15mila a oltre 40mila euro in un solo mese; per chi lavora nel welfare, con margini pressoché inesistenti, è davvero impossibile resistere a lungo”.
Dal Pozzo esprime quindi la preoccupazione delle cooperative sociali di “non riuscire più a stare in piedi, se la situazione non cambia”. “Siamo a rischio desertificazione del welfare quando invece, grazie anche ai fondi del PNRR, dovremmo investire e rilanciare”. Inoltre, aggiunge il presidente regionale di Confcooperative Federsolidarietà, “l’infiammazione dei costi per le strutture residenziali, semiresidenziali, per i centri diurni, arriva due volte, direttamente sulle bollette, ma anche attraverso i fornitori. Stiamo parlando dei beni di prima necessità su cui le altre imprese scaricano i loro incrementi. Le cooperative sociali non possono far pagare il costo della bolletta alle persone fragili assistite né si vedono riconosciuto tale costo dalle Amministrazioni pubbliche per conto di cui spesso operano”.
“Il welfare – sottolinea Dal Pozzo – è un settore ad alta intensità di manodopera, dove non è possibile ‘fare economie’, sospendere o riprogrammare autonomamente i servizi essenziali, tantomeno pianificare interventi su fasce orarie ‘meno costose’ come avviene in altri settori produttivi. Se in fabbrica si può immaginare temporaneamente la riduzione o rimodulazione oraria dei cicli produttivi ad esempio in orario notturno, noi non possiamo fare lo stesso nelle nostre strutture, dobbiamo garantire continuità e accessibilità. Non possiamo permetterci di lasciare al freddo i nostri ospiti fragili, dagli anziani ai disabili”.
“Chiediamo al Governo, alla Regione, alle Amministrazioni comunali e alle Aziende sanitarie – conclude Luca Dal Pozzo, presidente di Confcooperative Federsolidarietà Emilia Romagna – interventi di emergenza per calmierare l’infiammata dei costi, che da soli non possiamo sostenere. Ne va della tenuta del nostro sistema di welfare regionale, all’interno del quale le cooperative sociali erogano servizi a un milione di cittadini e danno occupazione a oltre 62.000 persone, in gran parte donne”.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]