Mentre si avvicina il momento in cui a pronunciarsi sui cosiddetti prodotti “similari” dovrebbero essere chiamati i caseifici aderenti al Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano, la posizione di Confcooperative Reggio è già molto netta: “Nei caseifici del nostro comprensorio si può e si deve produrre soltanto Parmigiano Reggiano, e non sono accettabili deroghe o compromessi”.
Alla centrale cooperativa reggiana, dunque, non piace l’ipotesi – emersa dalle proposte fin qui elaborate dal consorzio – che si possa accettare uno scenario in cui un prodotto non marchiato a puntini, ma per il resto del tutto identico alle forme del “re dei formaggi”, possa essere avviato ad altri usi fino a sei mesi dopo la produzione. Un’osservazione specifica sulla produzione di forme di Parmigiano Reggiano, quindi, anche perché “altri prodotti quali caciotte o yogurt sono evidentemente non considerabili come prodotti assimilabili e restano comunque estranei alle dinamiche di mercato del Parmigiano Reggiano”.
“Come è emerso anche dal confronto con tanta parte dei nostri caseifici”, ha spiegato il presidente di Confcooperative Reggio Matteo Caramaschi, “c’è una questione di serietà e di correttezza che non è aggirabile, perché si tratta di tutelare la stragrande maggioranza dei produttori che si sono sempre comportati e si comportano nel pieno rispetto di regole previste dal piano produttivo e che sanzionano gli eccessi di produzione”. Un patto “approvato e sottoscritto assemblearmente, a suo tempo richiesto e riconosciuto dall’Unione Europea e dalle autorità garanti della concorrenza”, ha ricordato Caramaschi, “che garantisce proprio i produttori rispetto a sbilanciamenti di mercato e consente di programmare la produzione in modo ordinato”.
Ed è proprio rispetto a questi obiettivi, ha aggiunto il presidente di Confcooperative Reggio, “che non è accettabile che vi sia la possibilità di evitare di pagare il superprelievo sulla produzione eccedente le quote assegnate ai produttori (che oggi rappresentano un patrimonio di grande valore economico) ricorrendo a meccanismi artificiosi che danneggiano chi agisce nella piena correttezza, premiano chi elude le regole e consentono produzioni che vanno comunque a incidere sui mercati e si prestano a usi impropri, generando ambiguità attorno al valore e all’unicità del Parmigiano Reggiano”.
Eludendo la supercontribuzione, ha sottolineato ancora Caramaschi, “queste pratiche tolgono risorse al consorzio per la promozione e la comunicazione a sostegno dei mercati e rappresentano una doppia beffa per i produttori che agiscono nell’osservanza delle norme, che non solo corrono i rischi di mercato che stanno in capo a tutti, ma vanno a pagare da soli (con l’eventuale superprelievo versato) le iniziative promozionali di cui beneficiano anche coloro che eludono le norme”.
Da Confcooperative Reggio, dunque, nessuna apertura a possibili “sconti” o eventuali alternative rispetto a un’azione che deve portare a ribadire che “in questo territorio si fa Parmigiano Reggiano e basta, un prodotto premiato dai consumatori perché è unico ed è simbolo di un territorio, di artigianalità, di passione e di affidabilità. Una scelta a favore del rigore – ha concluso Caramaschi – che eviterebbe anche il sovraccarico di controlli atti a verificare che le forme bianche non finiscano su mercati intrecciabili con quelli del prodotto originale e autentico”.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]