Pd: no bollino nero per il vino italiano

uva vino Lambrusco

Nessuna “bollinatura nera” per il vino italiano. Lo chiede una risoluzione del Partito democratico, prima firmataria la consigliera Palma Costi, in cui si invita la Regione ad attivarsi nelle sedi nazionali ed europee nonché a coinvolgere i parlamentari europei “per costruire un fronte comune di tutte le Regioni italiane finalizzato a promuovere la proposta italiana del Nutrinform battery, in alternativa al Nutriscore o al semaforo, che costituisce una minaccia per i nostri prodotti regionali e per i prodotti Made in Italy”. Inoltre, si chiede alla Giunta di proseguire “l’educazione alimentare delle famiglie e delle giovani generazioni sul consumo consapevole e moderato degli alcolici, la provenienza d’origine dei prodotti e l’attenzione alla varietà degli alimenti che si portano in tavola”.

L’atto di indirizzo è firmato anche dai consiglieri dem Manuela Rontini, Lia Montalti, Nadia Rossi, Luca Sabattini, Roberta Mori, Marco Fabbri, Andrea Costa, Massimo Bulbi, Francesca Marchetti, Marilena Pillati, Matteo Daffadà, Pasquale Gerace, Antonio Mumolo, Stefano Caliandro, Katia Tarasconi e Francesca Maletti.

Con la classificazione messa a punto dalla Commissione europea per un’etichettatura obbligatoria entro il 2022, sottolinea la consigliera Costi, “verrebbero etichettati con il ‘bollino rosso’ prodotti del nostro territorio di riconosciuta qualità, come ad esempio il parmigiano reggiano, il prosciutto di Parma, l’olio di oliva”. Il bollino nero, continua la consigliera, “rappresenta un attacco senza fondamento scientifico al vino, uno dei prodotti più rappresentativi dell’Emilia-Romagna. Il vino è un patrimonio economico e sociale ma non solo”.

Il 13 aprile 2021, ricorda Costi, l’Assemblea legislativa ha approvato una risoluzione per introdurre il Nutrinform battery al posto del Nutriscore o del semaforo, “in quanto quest’ultimo sistema fornisce una valutazione distorta del valore nutrizionale di importanti prodotti appartenenti alla dieta mediterranea, dato che considera il singolo prodotto indipendentemente dalle quantità assunte e non esprime l’equilibrio nutrizionale che va ricercato fra i diversi alimenti che compongono la dieta giornaliera”.