di Luigi Bottazzi
Una Chiesa in uscita? Pare proprio di sì. L’immagine in diretta TV – con cui Papa Francesco sintetizza l’obiettivo della “conversione pastorale” – spiega il perché dell’intervista a “Che tempo che fa”. È l’immagine di una Chiesa che non resta chiusa in se stessa, in attesa che qualcuno bussi alla sua porta e riconoscendone il ruolo insostituibile. È fatta, al contrario, non di santi ma di (almeno un po’) credenti che non si fanno proteggere da una istituzione e vanno alla ricerca di uomini e donne del loro tempo. Per comunicare la “gioia del Vangelo” e per vivere l’esperienza della fraternità che scaturisce dall’appartenenza a una comune umanità. Papa Francesco ha scelto di non difendersi dietro forme di una comunicazione prevedibile e garantita, accettando la sfida di un’intervista televisiva seguita da milioni di persone. Il suo volto manifestava disponibilità e concentrazione, mentre ascoltava e rispondeva con grande attenzione alle domande del suo intervistatore. Si è insomma fatto coinvolgere fino in fondo in un tipo incontro per molti versi inedito.
Nell’intervista Papa Francesco ha, ovviamente, ripreso molti temi da lui già toccati in altre occasioni. Per esempio, il nesso fra la cosiddetta “mondanizzazione” e il clericalismo, due gravi pericoli per la Chiesa, a suo giudizio strettamente legati: la ricerca del potere attraverso i ruoli ecclesiastici prevale infatti quando si spegne il rapporto personale con il Vangelo e la voce dello Spirito smette di essere ascoltata. Ma anche in questi casi non si è trattato di mere ripetizioni. Ad esempio, quando ha detto che oggi la guerra viene posta al primo posto, in alto, e le persone sono al secondo, in basso, ha fatto emergere una preoccupazione profonda. A partire dall’Ucraina e da altre vicende di questi giorni, ha espresso la percezione che la guerra stia diventando un evento “normale”, cui facciamo l’abitudine senza più ribellarci, dimenticando che si tratta di un radicale “controsenso della creazione”: è solo distruzione, mentre la vita chiama continuamente alla costruzione.
C’ è chi ha parlato di occasione sprecata: Fazio non ha posto domande scomode sugli scandali sessuali o finanziari nella Chiesa. Fazio si è voluto sintonizzare con il suo interlocutore e, soprattutto, con le attese del suo pubblico. Quando gli è stata chiesta la sua opinione sull’aggressività tanto diffusa in tempi di pandemia e di post-pandemia, Francesco ha chiarito di non saper dare spiegazioni scientifiche come un esperto, uno psicologo o un sociologo. Ma ha detto: “Quest’aggressività nostra va educata, con la parola, con il dialogo”. Ha dato cioè una risposta evangelica. Coloro che hanno seguito per un’ora papa Francesco cercavano qualcuno che parlasse loro di grandi questioni come quella dei migranti – trattati, ha denunciato, con comportamenti “criminali” – o dei problemi della vita quotidiana di ciascuno – compreso un sorprendente “diritto umano al perdono” – come ha fatto lui, mettendosi in gioco personalmente, accettando qualsiasi domanda, rispondendo con umanità e saggezza. La notizia di questa intervista è che il Vangelo fa notizia. Finalmente. Senza aggiunte, effetti speciali, polemiche gratuite.
Luigi Bottazzi, presidente del Circolo G. Toniolo
Commento.
Giuste le riflessioni esposte, ma le domande erano concordate e ne mancavano tante circa la situazione della Chiesa di oggi, la pedofilia, i preti sposati e poi ancora… non si comprende perchè il Papa non va a trovare i suoi concittadini in Argentina.