Uil: focolai Covid in carcere, 362 casi in Emilia

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“Mentre la principale attività del Parlamento negli ultimi giorni si connota soprattutto per il conteggio di schede bianche e astensioni nei tentativi d’elezione del Presidente della Repubblica, nelle carceri si continua combattere una guerra su più fronti, prima fra tutte quelle al Covid-19 e, nonostante un’apparente decelerazione della corsa del virus ricavabile dal bollettino del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria aggiornato al 25 gennaio scorso, abbiamo notizia di ulteriori focolai di vastissime proporzioni, come presso il carcere romano di Regina Coeli, dove vi sarebbero almeno 200 positivi fra i detenuti, che si unisce, solo a citare i maggiori, a quelli di Napoli Poggioreale (198), Siracusa (170), Como (150), Napoli Secondigliano (150), Prato (143), Bari (137), Milano San Vittore (111), Genova Marassi (103) Bologna (101)”.

Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, che prosegue: “purtroppo, se non è una guerra combattuta a mani nude dagli operatori penitenziari, in primis quelli del Corpo di polizia, certamente possiamo affermare senza tema di smentita di non versare in condizioni di efficienza per quel che riguarda gli organici, gli equipaggiamenti e i dispositivi di protezione individuale; inoltre, vige ancora un protocollo di sicurezza sanitario datato ottobre 2020, quando il virus era quello della prima sequenza isolata a Wuhan e non vi erano le attuali evidenze scientifiche”. “Ove si consideri, poi, – aggiunge ancora De Fazio – la mancata attuazione, di fatto, delle disposizioni di cui all’articolo 558 del codice di procedura penale, per come modificato nel 2011, e che vorrebbero che gli arrestati fossero di norma trattenuti nelle camere sicurezza degli operatori di polizia giudiziaria che hanno eseguito l’arresto fino all’udienza di convalida, con conseguente e ulteriore congestionamento degli istituti penitenziari e l’alimentazione del così detto fenomeno delle porte girevoli, e il quadro può essere maggiormente colto in tutta la sua drammaticità”.

“Anche noi attendiamo di conoscere chi sarà il prossimo Capo dello Stato, nonché di comprendere se dalla sua elezione deriveranno conseguenze politiche e di che natura, ma siamo altresì fortemente preoccupati per ciò che sta continuando ad avvenire, e per ciò che non si fa, nelle e per le carceri. Seguitiamo a pensare – conclude – che la situazione e la tenuta complessiva del sistema siano a forte rischio, come dimostrato anche dai numerosi suicidi di detenuti dall’inizio dell’anno e dalle continue tensioni, unite alle aggressioni agli operatori, e che sarebbero necessari interventi tangibili e immediati da parte del Governo, il quale però, al di là delle mere dichiarazioni di circostanza, sembra assai poco interessato al tema”.