La seconda riunione di dicembre della cabina di regia tra Ministero della salute, Istituto superiore di sanità e Regioni ha fatto il punto sulla quarta ondata dell’epidemia di nuovo coronavirus in Italia, con un aggiornamento della situazione che ha evidenziato luci (un ulteriore – seppur lieve – calo dell’indice Rt) ma anche ombre (l’incidenza dei contagi ancora in aumento).
Secondo i numeri del ministero e della Protezione civile, il valore dell’indice di trasmissibilità medio – calcolato sui casi sintomatici – dell’infezione da virus Sars-Cov-2 è a quota 1,18 (range: 1,06 – 1,24), in leggera diminuzione rispetto all’1,20 della rilevazione precedente; un dato che rimane comunque per la sesta settimana consecutiva sopra la soglia epidemica (Rt = 1), il valore che separa convenzionalmente una situazione di epidemia in avanzamento (quando Rt è maggiore di 1) da una situazione di epidemia in regressione (quando Rt è inferiore a 1).
In lieve diminuzione anche il cosiddetto “Rt ospedaliero”, ovvero l’indice di trasmissibilità calcolato sui casi di Covid-19 con ricovero ospedaliero: un valore sceso rispetto alla rilevazione precedente da 1,09 a 1,07 (range: 1,03 – 1,11), ma anch’esso ancora al di sopra della soglia epidemica.
È in preoccupante crescita, invece, la pressione sulle strutture ospedaliere, anche se la situazione generale non è ancora arrivata ai livelli di guardia in tutte le regioni o province autonome (ma diverse di queste sono già finite o sono pronte a finire a breve in zona gialla): il tasso di occupazione nei reparti di terapia intensiva a livello nazionale è salito dal 7,3% del 2 dicembre all’8,5% del 9 dicembre, mentre il tasso di occupazione in aree mediche nello stesso periodo ha fatto registrare un incremento dal 9,1% al 10,6%.
Il monitoraggio settimanale sullo stato dell’epidemia in Italia ha confermato, purtroppo, anche il trend al rialzo dell’incidenza settimanale dei contagi, che ha fatto registrare un altro rilevante aumento, passando da 155 a 176 nuovi casi di positività riscontrati ogni 100.00 abitanti; un valore che per la sesta settimana consecutiva è al di sopra della soglia di attenzione di cinquanta nuovi casi ogni centomila abitanti, quella che secondo il Comitato tecnico-scientifico consentirebbe – se non fosse oltrepassata – il miglior controllo della circolazione del virus grazie a un più efficiente contenimento (ovvero l’identificazione dei casi e il tracciamento dei relativi contatti).
È ancora in deciso aumento il numero di nuovi casi di Covid-19 non associati a catene di trasmissione (37.278, rispetto ai 30.966 del monitoraggio precedente), così come è aumentata – seppur leggermente (dal 33% al 34%) – la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti. È in diminuzione, invece, la quota di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (dal 45% al 40%), mentre è aumentato (dal 22% al 26%) il numero dei nuovi casi diagnosticati attraverso le attività di screening.
Per quanto riguarda la classificazione del rischio epidemico delle regioni e delle province autonome, secondo l’ultima rilevazione una sola regione (il Molise) è classificata a rischio basso, nessuna è ritenuta a rischio alto, mentre sono 20 le regioni e le province autonome considerate a rischio moderato; ben cinque di queste, però, sono ritenute ad alta probabilità di progressione verso uno scenario peggiore. Dodici tra regioni e province autonome hanno riportato un’allerta di resilienza, mentre nessuna di loro ha riportato molteplici allerte di resilienza.
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Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]