Combattere il divario digitale – la distanza esistente tra chi ha possibilità concreta di accedere alle tecnologie dell’informazione e chi invece ne è escluso – a partire dai più giovani e dal mondo della scuola e della formazione, per un’istruzione sempre più equa e inclusiva.
È l’impegno della Regione Emilia-Romagna, che nell’anno scolastico 2020-2021 ha destinato a questo obiettivo 6 milioni di euro, cifra complessiva raggiunta anche grazie ai Fondi europei (1,5 milioni) e all’importante contributo di Zanichelli Editore (1 milione).
Un obiettivo raggiunto attraverso il “progetto per il contrasto del divario digitale nell’accesso alle opportunità educative e formative”, basato sulla collaborazione interistituzionale nella programmazione, attuazione e valutazione degli interventi proprio per valorizzare al massimo la complementarità delle risorse disponibili ed evitare il rischio della sovrapposizione delle azioni. Non solo, perché ogni Comune ha potuto scegliere la modalità di assegnazione dei dispositivi più congeniale, per rispondere alle diverse esigenze delle famiglie.
E così, dalle scuole primarie fino alle superiori, passando per gli istituti di formazione professionale, sono stati più di 15mila gli studenti emiliano-romagnoli che nell’ultimo anno hanno potuto avere anche un approccio tecnologico alla loro istruzione grazie a computer, tablet e schede sim acquistati – in questo ordine di preferenza – con i fondi che la Regione ha messo a disposizione dei 38 distretti sociosanitari: complessivamente 16.737 dispositivi.
I numeri dell’iniziativa
Grazie al progetto sono stati consegnati complessivamente, da Piacenza a Rimini, 16.737 dispositivi a 15.070 studenti e studentesse: 11.070 sono iscritti a 1.443 scuole di ogni ordine e grado, i rimanenti 4.000 a enti di formazione professionale.
Per quanto riguarda le fasce di età, il 32% dei beneficiari frequentava le scuole primarie, il 24% le scuole secondarie di primo grado (le vecchie scuole medie) mentre il restante 44% aveva più di 14 anni ed era iscritto alle scuole secondarie di secondo grado (superiori) o agli enti di formazione professionale.
Per il 57% si è trattato di maschi e per il 43% di femmine; da un punto di vista sociografico, i beneficiari provengono da famiglie numerose (in media con più di 4 componenti) e in difficoltà economiche (nell’80% dei casi l’Isee è inferiore ai 13mila euro).
Le risorse assegnate
Per l’iniziativa sono stati stanziati in totale 6 milioni di euro: 3,5 milioni di risorse regionali (che hanno finanziato gli interventi sulle scuole primarie, secondarie di I e II grado), 1,5 milioni dal Fondo sociale europeo (destinati agli interventi sugli enti di formazione professionale) e 1 milione finanziato da Zanichelli Editore (beneficiarie le scuole primarie).
Ogni territorio ha potuto scegliere la modalità più idonea per l’assegnazione: c’è chi ha scelto il bando e chi invece ha adottato la procedura diffusa, stilando graduatorie in collaborazione con i servizi sociali e le scuole. Ci sono state differenze tra le province anche nell’erogazione: alcuni distretti hanno optato per la centralizzazione della procedura d’acquisto, altri per l’emissione di voucher, altri ancora hanno lasciato autonomia alle scuole.
La suddivisione dei contributi, per provincia
Per quanto riguarda la suddivisione sui territori, la provincia con più beneficiari è stata quella di Bologna (2.163 studentesse e studenti), seguita da Modena (1.785) e Reggio Emilia (1.333); poi Parma (1.220), Forlì-Cesena (1.155), Rimini (978), Piacenza (915), Ferrara (809) e Ravenna (712). A questi si devono poi aggiungere 4.000 ragazze e ragazzi che frequentano gli istituti di formazione professionale presenti sul territorio regionale.
Criteri per l’assegnazione delle risorse
I criteri più utilizzati per stilare le graduatorie sono stati: minori d’età in strutture di accoglienza; minori d’età in situazioni di affido; minori d’età con disabilità certificata; minori d’età con BES (bisogno educativo speciale) e DSA (disturbo specifico di apprendimento); nuclei familiari con più figli in età scolare; nuclei familiari in situazione di “disagio digitale”, cioè con figli privi di dispositivi o con dispositivi inadatti alla Dad/senza connessione internet o con connessione internet inadatta alla Dad; minori d’età che non hanno partecipato (o hanno partecipato con grande difficoltà) alla Dad del primo lockdown; Isee; nuclei familiari in difficoltà economica; restituzione comodato d’uso in favore di dispositivi in proprietà; difficoltà sociali, culturali ed educative.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]