L’unità di ricerca qualitativa dell’Azienda Usl-Irccs di Reggio ha condotto un sondaggio nazionale per indagare le opinioni dei diretti interessati in merito alla norma che ha imposto l’obbligo del vaccino anti-Covid per gli operatori sanitari.
La normativa in questione è il decreto legge n. 44 del primo aprile del 2021, recante “Misure urgenti per il contenimento dell’epidemia da Covid-19, in materia di vaccinazioni anti Sars-CoV-2, di giustizia e di concorsi pubblici”, convertito con la legge n.76 del 28 maggio, che ha imposto l’obbligo di vaccinazione alla categoria introducendo in caso contrario sanzioni disciplinari, cambi di mansione e sospensione dal lavoro senza stipendio.
Il gruppo di ricerca ha preparato un sondaggio online con domande a risposta chiusa e aperta sugli aspetti chiave del decreto: imposizione del vaccino, sicurezza dei luoghi di lavoro, libertà personale, tutela della salute pubblica, sanzioni. Al sondaggio, lanciato lo scorso agosto, hanno risposto 4.667 operatori sanitari – il 44% medici, il 26% infermieri – provenienti da tutte le regioni italiane. La maggioranza di chi ha risposto al sondaggio è rappresentata da persone di genere femminile (67%), che esercita la propria professione da oltre 10 anni (80%), con rapporto di lavoro dipendente (70%) e al lavoro in un contesto pubblico (73%).
Circa l’87% delle persone interpellate ha dichiarato di aver aderito alla campagna vaccinale prima dell’introduzione dell’obbligo per legge. Il 3% del campione ha spiegato di non essersi vaccinato per motivi medici, mentre il 10% di non averlo fatto per scelta personale: tra questi ultimi, la grande maggioranza ha confermato la volontà di non procedere alla vaccinazione nemmeno dopo l’introduzione dell’obbligo.
Per gran parte degli argomenti toccati dal sondaggio, le opinioni di chi si è vaccinato e di chi non si è vaccinato divergono in maniera radicale. Tra le persone vaccinate, la maggioranza di chi ha risposto al sondaggio giustifica l’obbligo vaccinale con motivazioni di tipo valoriale ed etico: il 91% ritiene che l’obbligo contribuisca a garantire la sicurezza sul luogo di lavoro, l’82% pensa che rispetti la libertà individuale, il 93% che contribuisca a tutelare la salute pubblica. Spesso, inoltre, le persone già vaccinate hanno sottolineato una sostanziale incompletezza della misura, richiamando alla necessità dell’obbligo di vaccinazione per tutti, non solo per il personale sanitario.
Le opinioni, invece, sono diametralmente all’opposto se si considerano solo le risposte delle persone non vaccinate partecipanti al sondaggio: la maggioranza di loro, infatti, ha espresso contrarietà alla norma sull’obbligo vaccinale, ritenuta incostituzionale e antidemocratica. Un terzo di chi non ha aderito alla campagna vaccinale, inoltre, ha spiegato di ritenere l’obbligo una strategia errata perché antiscientifica. La grande maggioranza delle persone non vaccinate sostiene che l’obbligo non garantisca sicurezza sul luogo di lavoro (90%), non rispetti la libertà individuale (95%) e non contribuisca a tutelare la salute pubblica (94%). Per alcuni, al contrario, la norma sarebbe “una minaccia” perché aumenterebbe il rischio di sviluppo di varianti del virus.
Su alcuni aspetti, però, le posizioni delle persone vaccinate e di quelle non vaccinate sono risultate almeno in parte sovrapponibili. La legittimità della norma e la sua conformità ai principi costituzionali, ad esempio, sono messi in dubbio da una parte consistente dei partecipanti al sondaggio, compreso circa un sesto delle persone vaccinate. In entrambi i gruppi c’è la convinzione che la norma comporti una riduzione della percezione del rischio, in quanto l’obbligo vaccinale sul luogo di lavoro abbasserebbe la soglia di attenzione sul rispetto delle norme di sicurezza.
Dal punto di vista delle relazioni tra colleghi e del clima lavorativo, invece, alcuni partecipanti al sondaggio hanno rilevato come l’imposizione vaccinale abbia aumentato la conflittualità tra personale sanitario vaccinato e non vaccinato. Per quanto riguarda le sanzioni per le persone non vaccinate, inoltre, queste rappresenterebbero “un umiliante atto di forza” anche per molte persone vaccinate, e pur essendo un passaggio inevitabile per l’applicazione della norma sono in alcuni casi considerate “un’esagerazione”.
Rispetto all’obbligo di vaccinarsi, ha spiegato il responsabile dell’unità di ricerca qualitativa dell’Azienda Usl-Irccs di Reggio Luca Ghirotto, “emerge la grande varietà e difformità dei modi di intendere la professione sanitaria in relazione all’etica pubblica, sanitaria e individuale. Il fatto di aver aderito alla vaccinazione non indica che i professionisti sanitari siano sempre e convintamente favorevoli all’obbligo per legge. Molte delle risposte date alle domande sull’obbligo di fatto, inoltre, fanno riferimento all’efficacia del vaccino: sono state portate prove scientifiche pro o contro il vaccino a supporto della propria decisione. Questi risultati sottolineano l’importanza di una comunicazione del rischio efficace, dimensione alla quale i partecipanti hanno frequentemente fatto riferimento”.
“La partecipazione alla survey qualitativa, caratterizzata da molte domande aperte e impegnative, è stata considerevole e ha superato le aspettative” secondo Massimo Costantini, direttore scientifico dell’Azienda Usl-Irccs di Reggio: “Questo sondaggio ha intercettato un tema caldo e sentito, ha raccolto e analizzato tutte le dimensioni di significato intorno agli aspetti centrali di una legge che ha posto la vaccinazione anti-Covid obbligatoria per l’esercizio professionale”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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Continuano gli straordinari successi elettorali dell'area riformista liberaldemocratica,che si ostina a schierarsi sempre indissolubilmente nel campo del centrosinistra senza mai beccare nemmeno un consigliere,cosi' come […]