A novembre in provincia di Reggio sono previsti 4.240 nuovi contratti di lavoro, un numero che conferma l’andamento positivo dell’economia provinciale in questi ultimi mesi e che rappresenta un aumento dell’80% rispetto al mese di novembre del 2020 (quando i nuovi contratti previsti erano 2.360) ma anche del 41% rispetto al novembre del 2019 (3.010 entrate), ultimo riferimento prima degli sconvolgimenti causati dalla pandemia di nuovo coronavirus.
Estendendo lo sguardo alle previsioni per il trimestre compreso tra novembre 2021 e gennaio 2022, le imprese reggiane hanno in programma 13.620 nuovi contratti di lavoro, con un incremento di 5.660 unità (+71%) rispetto allo stesso periodo del 2020-2021 e del 30% rispetto allo stesso trimestre del 2019-2020.
Il trend è emerso dai risultati dell’indagine mensile organizzata dal sistema informativo Excelsior, gestito da Unioncamere-Anpal, in collaborazione con l’Ufficio studi della Camera di commercio di Reggio.
Prendendo a riferimento i dati pre-pandemici, i settori che hanno fatto registrare le maggiori previsioni di aumento per quanto riguarda i nuovi contratti novembrini sono quelli della manifattura e delle public utilities (1.490 nuovi contratti, pari a un incremento del 59% rispetto a novembre 2019), delle costruzioni (340, +55%) e soprattutto dei servizi alle imprese (1.260, +88%). Più contenute, invece, le variazioni in entrata per quanto riguarda i servizi alle persone (340 nuovi contratti, +17%) e il commercio (380, +9%), mentre sono risultate in sensibile flessione le assunzioni per il settore del turismo (430 nuovi contratti, -20% rispetto a novembre 2019).
L’altro dato che ha fatto segnare una variazione importante (in questo caso al ribasso) rispetto al 2019 è il numero di entrate stabili, ovvero quelle con contratti a tempo indeterminato o di apprendistato: la ripresa in atto è evidentemente ancora dominata da un certo livello di incertezza, tanto che la quota di contratti di questo tipo previsti dalle imprese a novembre è pari solo al 27%. Il dato è comunque migliore di quello nazionale (22%), ma il calo in provincia di Reggio è rilevante se si considera che nel periodo pre-pandemico la stessa percentuale nel Reggiano era del 37%, e nel 2020 – pur in presenza di un numero di nuovi contratti molto più basso – raggiungeva comunque quota 35%.
Nonostante il mercato del lavoro continui a manifestare dinamismo, domanda e offerta restano però ancora molto disallineate, come conferma il dato sulla percentuale di posizioni lavorative per le quali le imprese dichiarano difficoltà di reperimento di figure professionali adeguate: dal 2019 al 2021 tale quota è cresciuta di ben 8 punti percentuali, portandosi al 46,7%, ben oltre il dato nazionale (38,5%).
Nel 30% dei casi mancano proprio i candidati e le candidate, mentre per il 14% di posizione aperte i candidati ci sono, ma non sono ritenuti sufficientemente preparati. Le figure per le quali le imprese trovano più complessità in sede di selezione sono (con percentuali di difficoltà di reperimento oltre il 60%): specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche; progettisti ingegneri e professioni assimilate; cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici; operatori dell’assistenza sociale, in istituzioni o domiciliari; operai specializzati nell’edilizia e nella manutenzione degli edifici; conduttori di impianti dell’industria tessile e abbigliamento.
Per quanto riguarda i titoli di studio necessari, la formazione universitaria continua a essere richiesta nel 12% dei casi (una quota vicina a quella dei due anni precedenti), mentre la variazione più importante è quella relativa alla previsione di nuove entrate nel mondo del lavoro per le quali non è importante il titolo di studio, con un aumento dal 21% del novembre 2019 al 35% dello stesso mese di questo 2021.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]
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