Dopo i suoi “Swan Lake”, “Carmen” e “Giselle”, la coreografa e danzatrice del Sudafrica Dada Masilo, nota per le sue interpretazioni uniche e innovative, torna ai grandi classici della danza avvicinandosi a “La sagra della primavera” di Stravinskij. L’appuntamento è per mercoledì 17 novembre alle 20.30 al teatro Ariosto di Reggio, nell’ambito del Festival Aperto.
Questa volta non sono la fusione e la sovrapposizione di danze e bagagli culturali differenti a muovere la coreografa, che sembra invece rivolgersi al minimalismo e all’energia della danza Tswana, nata nel Botswana e unica per ritmo ed espressività. “Malgrado la mia formazione fino a oggi non ho mai studiato il movimento Tswana”, ha raccontato, “eppure è parte della mia cultura e delle mie origini”.
Cosa è oggi un sacrificio? Ed è davvero necessario per il cambiamento? A partire da queste domande Dada Masilo costruisce un nuovo tessuto narrativo che la conduce a lavorare sulla sua identità: i canti collettivi, i riti ma anche il dolore e la sofferenza che gli umani possono infliggersi vicendevolmente. Con una comunità di 12 interpreti in scena, Masilo presenta il suo spettacolo come un punto interrogativo sulla possibilità di raccontare e scrivere una nuova Storia che possa liberare l’umanità dalla crudeltà.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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