Lunedì 4 ottobre l’Università di Parma ha conferito una laurea ad honorem al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: il capo dello Stato ha ricevuto la laurea magistrale honoris causa in Relazioni internazionali ed europee nella chiesa parmigiana di San Francesco del Prato – la cui riapertura (e riconsacrazione) dopo due anni di restauri è avvenuta proprio il giorno prima della cerimonia.
La proposta, formulata dal dipartimento di Giurisprudenza, studî politici e internazionali dell’ateneo emiliano, è stata prima approvata dal Senato Accademico e poi dal ministro dell’università e della ricerca Maria Cristina Messa. L’Università di Parma ha motivato così la sua decisione: “Per onorare il suo altissimo profilo, nazionale e internazionale, politico e istituzionale e riconoscere il suo quotidiano impegno istituzionale, civile e morale, nella garanzia attiva e nella testimonianza concreta dei valori costituzionali e della libertà, unitamente alla costante e intensa vicinanza alla causa della ricerca, della formazione e del futuro dei giovani del nostro Paese”.
Nel corso della cerimonia sono intervenuti il rettore Paolo Andrei e il professore di diritto costituzionale dell’ateneo emiliano Antonio D’Aloia, mentre il direttore del Dipartimento di giurisprudenza, studi politici e internazionali Giovanni Francesco Basini ha letto la motivazione del conferimento. Dopo la consegna della toga accademica e del tocco da parte del rettore e la lettura del diploma di laurea, il presidente Mattarella ha tenuto la lectio doctoralis dal titolo “Le università, fondamenta dell’idea di Europa, motori del suo futuro“.
“Le università sono state, nei secoli, motori dell’Europa, che oggi è la nostra casa. L’auspicio è che sappiano continuare a esserlo anche in futuro”, ha detto il capo dello Stato: “Ancor prima che si affermasse l’età moderna, le università lavoravano su un terreno che si sarebbe rivelato propedeutico a una “coscienza europea”.
“Libertà e uguaglianza, democrazia e solidarietà costituiscono i pilastri di questa Europa, le cui “vocazioni fondatrici”, come scrive Edgar Morin, sono proprio quella culturale e politica, intesa nel senso di un continuo “progettare, rigenerare, rivitalizzare, sviluppare e reincarnare la democrazia”, ha aggiunto il presidente Mattarella nella sua lectio, nella quale ha spaziato dalla storia dell’università al ruolo dell’alta cultura come volano per il domani (“Non separare il destino della democrazia da quello dell’alta cultura è una chiave indispensabile per affrontare le trasformazioni della società globale”), dalla pandemia di nuovo coronavirus (“È bene fare tesoro degli insegnamenti tratti in questi due anni difficili”) alla “svolta europea” maturata sin dalle prime fasi dell’emergenza sanitaria e poi culminata con il Next Generation EU, definito un “piano di ripartenza” che aspira a diventare “la spina dorsale di una nuova, più solida e più equa, integrazione del Continente”.
“Per immaginare l’Europa del domani – ha spiegato Mattarella – può esserci di grande aiuto ritornare alle origini della convivenza europea. L’università è uno degli elementi di fondo di queste origini, tra i più interessanti. Forse è giunto il momento per chiedere che le istituzioni europee inseriscano nella loro agenda, accanto alle grandi questioni incompiute della sicurezza e dell’armonizzazione economica e fiscale, anche il tema della dimensione universitaria. Appare maturo il tempo di un diritto universitario europeo, inserito se necessario nei Trattati, così da porre il nostro continente all’avanguardia nel fornire un supplemento di garanzie, se occorre anche speciali e temporanee, agli studenti e ai docenti delle università, nel loro percorso. Si tratta di una questione che deve essere proposta e può trovare posto nel percorso di riflessione della Conferenza sul futuro dell’Europa”.
“È bene fare tesoro degli insegnamenti tratti in questi due anni difficili”, ha spiegato invece il capo dello Stato parlando della pandemia: “Siamo stati costretti ad affrontare lutti, sofferenze, pesanti limitazioni, e la dura crisi che ne è scaturita condiziona ancora l’economia e gli equilibri sociali. Ma abbiamo compreso, oltre ogni ragionevole dubbio, quale valore abbiano la conoscenza scientifica, la professionalità degli operatori, la coesione sociale, la risposta comune che viene dal senso civico e dalla coscienza di un destino condiviso”.
L’Unione europea, ha aggiunto Mattarella, “ha compiuto una svolta in questi mesi, sin dalle prime fasi della pandemia e poi culminata con il Next Generation. Ha mutato i paradigmi che avevano condizionato le politiche continentali nelle precedenti crisi degli anni Duemila, penalizzando fortemente i Paesi più deboli. È stata una lezione per la Ue, che ha sollecitato una visione lungimirante: far diventare questo piano la spina dorsale di una più solida e più equa integrazione. Si tratta di un salto di qualità, capace di rafforzare i legami già esistenti tra i popoli e gli Stati dell’Unione”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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