La prima riunione di ottobre della cabina di regia tra Ministero della salute, Istituto superiore di sanità e Regioni ha certificato una lievissima risalita – dopo otto settimane consecutive di progressiva discesa – dell’indice Rt relativo all’epidemia di nuovo coronavirus in Italia, circostanza che ha interrotto (seppur in un quadro complessivo di sostanziale stabilità) una tendenza al ribasso che era in atto senza interruzioni dall’inizio del mese di agosto.
Il valore dell’indice di trasmissibilità medio dell’infezione da virus Sars-Cov-2, infatti, secondo i numeri del ministero e della Protezione civile (riferiti al periodo compreso tra l’8 e il 21 settembre) è leggermente risalito arrivando a quota 0,83 (range: 0,81 – 0,85), rimanendo comunque sotto la soglia epidemica (Rt = 1) che separa una situazione di epidemia in avanzamento (Rt maggiore di 1) da una situazione di epidemia in regressione (Rt inferiore a 1).
In diminuzione, invece, il cosiddetto “Rt ospedaliero”, ovvero l’indice di trasmissibilità basato sui casi di Covid-19 con ricovero ospedaliero, sceso a quota 0,80 (range: 0,77 – 0,84) rispetto allo 0,86 del monitoraggio precedente.
Il monitoraggio settimanale sullo stato dell’epidemia ha evidenziato inoltre una nuova discesa (la quarta consecutiva, in questo caso) dell’incidenza settimanale dei contagi, passata da 45 a 37 nuovi casi di positività riscontrati ogni 100mila abitanti; un valore dunque per la seconda settimana consecutiva al di sotto della soglia ideale di 50 nuovi casi ogni 100.000 abitanti, che consente un miglior controllo della trasmissione del virus grazie a un più efficiente contenimento (ovvero l’identificazione dei casi e il tracciamento dei relativi contatti).
In miglioramento il quadro delle regioni e delle province autonome classificate a rischio moderato, scese dalle quattro della precedente rilevazione e una; tutte le altre regioni, invece, sono attualmente considerate a rischio basso, e nessuna regione o provincia autonoma è ritenuta a rischio epidemico alto.
Confermata, nel frattempo, l’inversione del trend (che fino a metà settembre era al rialzo) dei ricoveri ospedalieri associati a Covid-19: il tasso di occupazione nei reparti di terapia intensiva è infatti ulteriormente sceso dal 5,4% al 5,1%, con un numero di persone ricoverate passate dalle 516 del 21 settembre alle 459 del 28 settembre; anche il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale ha fatto segnare un significativo decremento, scendendo dal 6,8% al 5,9%, con un numero di persone ricoverate passate dalle 3.937 del 21 settembre alle 3.418 del 28 settembre.
È in diminuzione il numero di nuovi casi di Covid-19 non associati a catene di trasmissione (7.070, contro gli 8.482 del monitoraggio precedente), mentre la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in lieve aumento (34% contro il 33% della scorsa settimana). Nel frattempo è calata leggermente la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (45% contro 46%), mentre è rimasta stabile quella dei casi diagnosticati attraverso le attività di screening (a quota 21%).
La circolazione della variante delta, ha confermato ancora una volta l’Istituto superiore di sanità, “è ancora prevalente in Italia. Questa variante è dominante nell’Unione Europea ed è associata a un aumento nel numero di nuovi casi di infezione anche in altri paesi con alta copertura vaccinale. Una più elevata copertura vaccinale e il completamento dei cicli di vaccinazione rappresentano gli strumenti principali per prevenire ulteriori recrudescenze di episodi di aumentata circolazione del virus, sostenuta da varianti emergenti con maggiore trasmissibilità”.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]