I carabinieri di Salsomaggiore Terme hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Parma nei confronti di due persone – padre e figlio, di rispettivamente 53 e 27 anni – ritenute responsabili del reato di spaccio di sostanze stupefacenti a Fornovo Taro e negli altri comuni limitrofi della Val di Taro. I due sono stati arrestati e accompagnati presso la casa circondariale di Parma.
L’indagine ha preso il via a inizio febbraio quando i carabinieri di Fornovo, dopo aver ricevuto diverse segnalazioni, hanno effettuato una perquisizione domiciliare in una casa di Riccò, sospettando che all’interno fossero nascoste armi o materiale esplodente non denunciato: nell’abitazione i militari non hanno trovato armi, ma hanno rinvenuto diverse centinaia di grammi di hashish, materiale per la pesatura e il confezionamento delle dosi e quasi 14.000 euro in contanti, somma poi sequestrata perché ritenuta il provento dell’attività di spaccio.
Nell’occasione il 27enne, all’arrivo dei carabinieri, ha immediatamente cercato di disfarsi dell’hashish presente in casa lanciandolo fuori dal balcone, nella speranza di poterlo recuperare in un secondo momento, una volta che i militari se ne fossero andati: ma questi ultimi, che si sono accorti del gesto, sono riusciti a individuare l’hashish e hanno arrestato il giovane per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente; per lo stesso motivo è stato deferito in stato di libertà anche il padre del ragazzo.
Da questa operazione sono scattate le indagini per ricostruire l’attività dei due indagati. Grazie a diversi spunti investigativi, e analizzando un block notes trovato in casa durante la perquisizione, sul quale erano appuntati diversi nomi e numeri di telefono, i carabinieri di Fornovo sono riusciti a raccogliere numerosi indizi a carico di padre e figlio.
Secondo gli inquirenti, per ampliare la cerchia dei clienti e aumentare il guadagno padre e figlio si erano suddivisi i compiti: uno si concentrava su marijuana e hashish, mentre l’altro si occupava di spacciare dosi di cocaina, in modo da poter soddisfare qualsiasi esigenza dei propri acquirenti. Per i clienti abituali e più fidati, inoltre, era prevista anche una sorta di “consegna a domicilio”.
Le indagini hanno permesso di ricostruire quasi 1.800 cessioni di sostanze stupefacenti, per un ricavo stimato attorno agli 80.000 euro; l’attività di spaccio, di fatto, era diventata la fonte primaria di sostentamento della famiglia.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]