La responsabile della comunicazione di Italia Viva Reggio Vania Toni e la coordinatrice provinciale reggiana del partito Maura Manghi sono tornate a parlare del tema dell’alta velocità ferroviaria, dopo che a fine luglio con la firma di un protocollo è stato istituito un tavolo tecnico per studiare la possibile realizzazione di una nuova stazione dedicata ai treni AV a Parma, sulla linea Milano-Bologna.
“Le drammatiche immagini e notizie che arrivano dall’Afghanistan – si legge nella nota – sono al centro dell’attenzione internazionale e locale. Ovviamente anche noi siamo preoccupate per le conseguenze di quanto accade in un paese che, dopo vent’anni, si ritrova governato dai talebani e dal pericoloso fondamentalismo islamico; vorremmo però riprendere il filo di un discorso locale che ha tenuto banco fino a qualche giorno fa: la debacle del turismo locale e la richiesta (ennesima) di una stazione dell’alta velocità a Parma”.
“Turismo, questo sconosciuto, e alta velocità non sono due galassie separate: anzi, sono strettamente collegate. Il turismo nella città capoluogo praticamente non esiste e non lo diciamo noi, ma il report della Regione Emilia-Romagna, chiaro e impietoso, con un turismo d’affari legato al mondo delle imprese e al mondo fieristico colpito dall’evoluzione del settore forzata dalla pandemia, non certamente in grado di risollevare le sorti del nostro territorio”.
Le riunioni e i congressi, hanno spiegato Toni e Manghi, “saranno sempre più in videoconferenza, le fiere saranno sostituite da piattaforme informatiche, i negozi e i centri commerciali dai colossi del commercio online. L’unica eccezione è rappresentata da alcune zone dell’Appennino, soprattutto in estate. Finito, anche prima del Covid, quel poco di turismo invernale che si poteva trovare negli anni passati”.
“Se non vogliamo rassegnarci a essere una periferia dimenticata e chiusa in se stessa, con la fine annunciata di tutti gli operatori del settore dell’accoglienza, dobbiamo pensare e progettare nuove modalità di offerta turistica che non possono essere la moltiplicazione degli organismi, dei “piani strategici”, degli studi teorici. Occorre ascoltare chi opera e lavora nel settore, è necessario e doveroso avvalersi in modo concreto e tangibile delle opportunità di Destinazione Turistica Emilia, costituita da enti locali con l’adesione delle Camere di commercio e le amministrazioni pubbliche operanti in ambito turistico”.
Destinazione Turistica Emilia “provvede, o dovrebbe provvedere, alla stesura e alla gestione del programma annuale delle attività turistiche per l’area vasta di competenza che comprende le province di Reggio, Parma e Piacenza, oltre al programma di promo-commercializzazione turistica e di promozione locale. Abbiamo letto di un piano strategico di attrazione turistica per Reggio: auspichiamo che sia il frutto di una collaborazione con tutti i portatori di interesse locale e non un progetto asettico che pone turismo e offerta culturale sullo stesso piano, perché non sono assolutamente la stessa cosa”.
“Una città può avere un’importante offerta culturale che però resta di nicchia e non produce flussi turistici. Perché l’offerta culturale produca flussi turistici occorre che si concretizzi in eventi tale da richiamare qualcosa di più di limitati addetti ai lavori. Oltre alla città capoluogo abbiamo anche un vasto territorio che si estende dalle rive del grande fiume Po alle cime dell’Appennino: i contributi economici dalla Regione non mancano, è necessario investirli in progetti di partenariato pubblico/privato, in sinergie e collaborazioni tra i vari comuni anche oltre i confini provinciali, lavorare all’interno di un’area vasta”.
“Gli eventi, culturali o sportivi, occupano un posto di rilievo nelle politiche di marketing e di comunicazione per la promozione di un territorio, possono generare un orientamento positivo e aggiungere valore a un’area come la nostra provincia. Negli anni, però, abbiamo assistito a tante occasioni perdute, non sfruttate, non correttamente utilizzate, ed è in questo ambito che entriamo nella questione della stazione Mediopadana”.
“Ci siamo già espresse in merito alla necessità di un collegamento diverso col territorio, vorremmo fare qualche considerazione strettamente collegata alla promozione turistica. La stazione Mediopadana, che avrebbe dovuto mettere Reggio al centro di un’area vasta anche extra-regionale, resta isolata dalla città e dal territorio circostante, senza navette rapide di collegamento con la stazione tradizionale e quindi con le altre città del suo bacino di utenza”.
“Non ci sono strutture di accoglienza vicine, non ci sono negozi dove esporre i nostri prodotti, bar e ristoranti dove offrire le nostre specialità, informazioni turistiche, nemmeno una sala d’aspetto degna di questo nome. Con il rischio, concreto, di continuare a rimanere quello che la stazione Mediopadana è purtroppo da anni: un punto di transito dove lasciare l’auto e volare via in treno, senza che chi vi transita abbia la minima idea di cosa sia la nostra città e la nostra provincia”.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]