Il 28 luglio ricorre il 78° anniversario dell’eccidio delle Officine Reggiane. Il 28 luglio del 1943, a pochi giorni dalla caduta del regime fascista, e nonostante l’entrata in vigore di norme molto restrittive sull’ordine pubblico emanate dal governo Badoglio, che autorizzavano l’esercito e le forze dell’ordine anche a sparare contro ogni assembramento di manifestanti superiore alle tre persone, a Reggio un corteo tentò di sfilare per le vie della città per chiedere la fine della guerra.
Durante la manifestazione l’esercito, nel tentativo di interrompere la mobilitazione, aprì il fuoco sulla folla nei pressi dei cancelli delle allora Officine Reggiane, uccidendo nove operai della fabbrica – tra questi anche una donna incinta, Domenica Secchi – e ferendo oltre 50 persone.
A 78 anni da quei tragici fatti il Comune e la Provincia di Reggio, le confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, le associazioni partigiane Anpi, Alpi-Apc, Anppia, Istoreco, il Comitato ex operai e impiegati delle Reggiane e il Comitato democratico e costituzionale sono i promotori degli eventi organizzati per la giornata di mercoledì 28 luglio in occasione della commemorazione delle vittime dell’eccidio: Antonio Artioli, Vincenzo Bellocchi, Nello Ferretti, Eugenio Fava, Armando Grisendi, Gino Menozzi, Osvaldo Notari, Angelo Tanzi e appunto Domenica Secchi.
La cerimonia istituzionale si aprirà alle 17.30 davanti al cancello delle ex Officine Reggiane in via Agosti con la deposizione di un mazzo di fiori; alle 18 al Tecnopolo di Reggio, in piazzale Europa, ci sarà la deposizione di una corona alla lapide che ricorda i caduti, alla presenza delle autorità cittadine. Porteranno i saluti l’assessore del Comune di Reggio Daniele Marchi e la vicepresidente della Provincia di Reggio Ilenia Malavasi; seguirà un intervento di William Ballotta, segretario generale della Cisl Emilia Centrale.
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“Questi cittadini, che manifestavano disarmati, chiedevano la pace e la fine di un regime che aveva soppresso le libertà e i diritti dei cittadini”, ha ricordato la vicepresidente della Camera, la deputata reggiana del Movimento 5 Stelle Maria Edera Spadoni. “La cosa che fa rabbrividire, e che ci fa capire il clima dell’epoca, è che gli stessi familiari delle vittime non poterono celebrare neanche i funerali: seppero solo della morte dei loro cari attraverso amici o conoscenti che lavoravano alle Reggiane. I giornali non pubblicarono la notizia. Questo era il regime fascista”.
“I diritti di manifestazione, di libertà e di espressione, ieri come oggi, non devono essere toccati. Abbiamo assistito ad anni duri con lotte continue caratterizzati dalla resistenza, ricordo che Reggio è tra le città decorate al valor militare per la guerra di Liberazione, in cui tantissimi italiani hanno sacrificato la loro stessa vita in nome dell’antifascismo; antifascismo che deve continuare a essere un caposaldo della nostra società”, ha concluso la parlamentare pentastellata.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]