Di Emmanuel Carrère avevo letto la biografia di “Limonov”, in cui lo scrittore francese racconta non solo un po’ di storia dell’URSS, che diventerà la Russia di Eltsin e di Putin, ma anche pezzi di storia degli USA, della Francia, della Jugoslavia, sconvolta, negli anni Novanta del Novecento, dalla guerra civile. Un gran bel libro.
Incuriosito dal titolo, “Yoga”, mi sono riavvicinato allo scrittore francese. All’inizio, il libro appare quasi come un manuale… di Yoga e di meditazione per principianti, vergato però con classe. L’intento dichiarato dello scrittore era – e uso l’imperfetto non a caso, perché poi il libro prenderà direzioni diverse – scrivere un libro sullo yoga e sullo meditazione Vipassana.
E, in effetti, alla fine del racconto ne veniamo a sapere qualcosa in più. Scriverà, quasi alla fine del libro: «Ho cominciato a ricopiare e cucire insieme gli appunti a prima vista eterogenei che sarebbero andati a formare il libro che state leggendo: gli appunti sulla “Vipassana” e sullo yoga, gli appunti sulla mia depressione e sul ricovero al Sante-Anne, gli appunti sul mio soggiorno a Leros». Carrère, e lo dice, ha fatto un lavoro di cucitura come quando si monta un film.
Il filo che tiene insieme il tutto è il racconto della depressione bipolare di cui soffre l’autore. Una narrazione, però, sorretta da una prosa brillante, con il ritmo giusto e nessuna parola fuori posto. Una trama arricchita di scampoli di filosofia orientale (commentata dall’autore stesso) dal buddismo all’I-Ching, dello ying e dello yang, e farcito di rudimenti di Tai chi, arte marziale che Carrère pratica da almeno trent’anni. Nella ricerca dolorosissima del suo equilibrio psichico, lo scrittore francese chiama Montaigne come testimone a favore: «Gli scrittori che scrivono quello che gli passa per la testa sono quelli che preferisco, a cominciare da Montaigne, loro santo patrono, che fa esattamente questo: scrive quello che gli passa per la testa, infischiandosene altamente dell’opinione di chi dice che di quello che passa per la testa a lui non importa a nessuno e che bisogna essere davvero presuntuosi, davvero egocentrici, per prendersi la briga di registrarlo, perché lui, Montaigne, è convinto che non ci sia niente di più interessante di questo…».
La trama di “Yoga” imbastita dalla scrittore francese, fra verità e finzione, prova a seguire uno sviluppo che però si avviluppa su sé stesso, nonostante i numerosi cambiamenti di ambientazione e di personaggi. Dalla Francia all’Iraq, dall’isola di Leros e ancora alla Francia del massacro compiuto da una cellula di Al Qaida nella redazione del “Charlie Hebdo”. Tra alti e bassi dell’umore, e qui sta la sindrome bipolare curata sia con i sali di litio sia con l’elettroshock, tornato nei protocolli di cura psichiatrici, nel libro di Carrère entrano personaggi con delle storie tragiche come, ad esempio, quelle di alcuni ragazzi siriani e afghani che ha conosciuto nell’isola di Leros in Grecia, che ospita un hotspot per rifugiati clandestini, e dove incontra anche una ex docente in pensione di storia medievale dell’Idaho, Erica, travolta da una tragica storia d’amore e familiare. Un romanzo, in un certo senso, a spirale, molto lontano da certa letteratura americana capace, con scrittura alla stesso tempo asciutta e descrittiva e profonda, di restituirci personaggi e ambientazioni tutt’altro che a noi estranee.
Il libro ha di sicuro il merito di portare in primo piano il dramma del disagio psichico seppure vissuto da un uomo ricco, come ammette lui stesso, che può accedere a cure e attenzioni che altri, in condizioni economiche diverse, non possono avere o difficilmente possono usufruirne.
Alla fine, sostiene Carrère di aver scritto, forse, un libro sullo yoga e sulla meditazione, altra pratica ben conosciuto dall’autore francese.
A voi lettori il giudizio finale.
(E. Carrère, Yoga, traduzione di Lorenza Di Lella e Francesca Scala, Adelphi Edizioni 2021, pp. 312, 20 euro, recensione di Glauco Bertani).
Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]