Simone Vecchi, segretario generale Fiom Cgil Reggio Emilia, interviene sulla prossima produzione di auto elettriche di lusso a Reggio Emilia: “È una bella notizia per la nostra Regione il confermato investimento miliardario comunicato dalla joint venture Faw Silk Ev.
Lo è innanzitutto perché parliamo di un investimento produttivo, ad alto valore tecnologico e con le premesse per restare a lungo.
Questa notizia è stata accolta in modo trionfalistico nella la nostra città, forse anche eccessivamente non avendo nessuno ancora chiaro il piano industriale e occupazionale.
La scelta del nostro territorio, per un investimento di questa dimensione da parte di una multinazionale estera, è innanzitutto il riconoscimento del livello di competenze industriali diffuso, della qualità delle infrastrutture, delle risposte istituzionali oltre che, ovviamente, del livello simbolico di insediarsi nella Motor Valley.
Parliamo di un humus culturale-istituzionale-produttivo e di una posizione logisticamente favorevole che ha visto nella nostra Regione il luogo in cui un investimento di questa dimensione può realisticamente concretizzare le aspettative di remunerazione del capitale investito in termini di redditività.
Questa è anche una terra in cui, col sacrificio e la lotta dei lavoratori, si è provato a coniugare il dinamismo imprenditoriale con l’attenzione al miglioramento continuo delle condizioni di lavoro ed alla stabilità del sistema di relazioni industriali, sviluppando complessivamente un luogo fertile per l’innovazione industriale e la buona occupazione.
L’investimento previsto, e le oltre mille assunzioni annunciate, è da tutti auspicato e se si realizzasse sarebbe una novità importante con un impatto non banale nel paesaggio industriale nostrano.
I lavoratori metalmeccanici ci insegnano da sempre a sforzarci di leggere la realtà dietro gli annunci, le opportunità dietro le novità, i rischi dietro le sfide, la condizione materiale dietro gli slogan.
Per queste ragioni siamo tutti chiamati a riflettere sulle conseguenze di lungo periodo di un investimento di questo tipo, di una nuova grande azienda tecnologica che nascerà su un “prato verde”.
È ragionevole non crearsi troppe aspettative sulle fantomatiche “positive ricadute occupazionali dell’indotto”, dal momento che le supply chain nel settore automotive solitamente riguarda perimetri di natura almeno continentale, ed è giusto al contempo auspicare che la filiera locale venga valorizzata, ma in ogni caso non si può sottovalutare la sfida che questo mega investimento lancia a tutto il nostro territorio.
Il rapporto con le aziende locali del settore automotive sarà sicuramente nel segno dell’ambivalenza, perché potrà essere di integrazione e sviluppo reciproco oppure far emergere il rischio di veder drenare competenze e talenti dalle medie aziende al soggetto più forte.
Si pone quindi una domanda: il piano industriale metterà a valore competenze ed esperienze già sedimentati su questo territorio o vedremo atterrare anche nuovo know how, nuove competenze, che sapranno restituire virtuosamente conoscenza allo stesso humus industriale locale?
Il futuro si chiama conoscenza, che tradotto significa lavoratori con intelligenza, capacità e competenze in grado garantire il futuro industriale di questa nuova avventura.
Ci permettiamo quindi di lanciare, da subito, una sfida positiva a SilkFaw e al sistema delle imprese locali: un grande investimento congiunto per una E-Academy, per fondare nella nostra provincia una Scuola di Specializzazione per la Mobilità Sostenibile e a Zero Emissioni, con la collaborazione di Istituzioni e Università, per piantare i semi per il futuro.
Il futuro potrà essere ad emissioni zero anche se i nostri giovani avranno l’opportunità di studiare e lavorare stabilmente alla progressiva elettrificazione di tutta la mobilità, non solo dell’auto; se il lavoro sarà di qualità, cioè non precario e ricco di competenze; se il territorio e la grande fabbrica si integreranno in maniera virtuosa per tutti.
La sfida sta quindi nel superare la vecchia concezione del lavoro come puro oggetto subordinato alla istanza di profitto, di variabile dipendente, ponendo al centro dell’iniziativa economica e politica la qualità della vita e del lavoro delle persone.
Tutto ciò sarà possibile anche se si sceglierà di aprire nuove scuole insieme a nuove fabbriche, se verrà garantita occupazione stabile e di qualità, mettendo al centro i lavoratori attraverso relazioni industriali all’altezza dei tempi”.
Eh niente …la CGIL non riesce a uscire dal 900!
Non riescono a dire che avere una fabbrica è un bene in sè e che fare scuole e “progressiva elettrificazione di tutta la mobilità,” (ma che ca..o la mobilità cittadina non è comptenza degli enti locali ?) non è compito di una azienda!
Forse c’è una ragione del perchè il sindacato è in crisi se i sindacalisti sono questi !