La commissione politiche economiche della Regione Emilia-Romagna, al termine di un dibattito particolarmente partecipato, ha approvato il calendario venatorio regionale per l’anno 2021-2022. Ai lavori sullo schema di delibera che sarà assunta formalmente nella riunione di giunta di lunedì 12 aprile non ha potuto partecipare l’assessore regionale ad agricoltura, agroalimentare, caccia e pesca Alessio Mammi, in quanto indisposto, ma da più parti è stata espressa approvazione per il suo operato e per la disponibilità mostrata nella predisposizione del documento.
In fase di illustrazione è stato ricordato come il documento in esame segua l’impostazione generale della ricerca di un equilibrio virtuoso tra le necessità di controllo faunistico e la tutela ambientale e come vada a disciplinare un’attività che partirà dalla metà di aprile per concludersi alla fine di marzo del 2022.
Tra tutte le specie ammesse alla caccia, quella con rilevanza maggiore è quella relativa agli ungulati che, insieme a quella di numerose altre specie, trova una declinazione puntuale e operativa delle forme e dei periodi di caccia ammessi. Altri punti regolamentati dalla Regione riguarderanno il carniere ammesso, l’utilizzo e l’addestramento dei cani e la differenziazione delle varie aree geografiche in cui poter esercitare il prelievo faunistico.
Durante il dibattito il consigliere della Lega Massimiliano Pompignoli ha parlato di un calendario “che segna una certa discontinuità rispetto al passato, figlio della disponibilità mostrata dall’assessore Mammi e in netta controtendenza rispetto ai provvedimenti blindati della precedente legislatura”. Nonostante le lodi, l’esponente leghista si sarebbe però aspettato qualcosa in più sulle giornate di caccia, sull’aumento nel prelievo di alcune specie e per quanto riguarda l’ambito dell’addestramento dei cani “per rendere più semplice l’esercizio di quell’attività venatoria di cui la regione ha grande bisogno, come testimoniato dagli ingenti rimborsi regionali per i danni compiuti dagli ungulati alle coltivazioni regionali”.
Di tenore diametralmente opposto il giudizio della capogruppo del gruppo misto Giulia Gibertoni, che ha lamentato il poco spazio riservato alla discussione del provvedimento: per l’ex consigliera del gruppo M5S “sarebbe meglio arrivare alla modifica della legge regionale sulla caccia del 1994. In questa maniera si avrebbe un confronto congruo con due passaggi ben definiti e trasparenti (in commissione e successivamente in assemblea) che consentirebbe di far esprimere il proprio parere anche ad associazioni che non sono state sentite sul tema e che chiedono l’ampliamento delle specie che devono essere esentate dal prelievo e l’abbandono della caccia al cinghiale in braccata, in quanto pratica oltremodo crudele”.
Dopo le precisazioni della presidente di commissione Rontini sul rispetto dei tempi e dei modi della discussione, e soprattutto dell’esame dei documenti che sono stati fatti pervenire alla segreteria della commissione stessa, è intervenuta la consigliera di Europa Verde Silvia Zamboni, che ha rimarcato la sua contrarietà al calendario venatorio chiedendo l’ampliamento dell’elenco delle specie che dovrebbero essere poste sotto tutela e sollecitando una particolare attenzione “all’uso del munizionamento con piombo, ai controlli da svolgersi in maniera puntuale (soprattutto contro l’abbandono delle interiora degli ungulati, che è pratica espressamente vietata in sede di Conferenza Stato-Regioni) e al contrasto al bracconaggio”.
Per Silvia Piccinini (M5S) “gli interessi legati al mondo della caccia sono come al solito molto ben rappresentati nell’assemblea legislativa della Regione, sia in questa legislatura come nella precedente”. Per la consigliera pentastellata la strategia proposta dal M5S è da sempre “una gestione più efficace e puntuale del tema, tra necessaria lotta ai danni arrecati da alcune specie e la tutela ambientale”, tanto da far proprie le osservazioni formulate dal Wwf.
Il consigliere del Pd Massimo Bulbi, coautore di specifiche osservazioni presentate insieme alla consigliera Palma Costi, ha posto l’attenzione sulla necessità di discernere attentamente valore e messaggi delle varie associazioni. “Alcune forniscono un grande contributo per la bontà di un calendario venatorio che dovrebbe essere preso ad esempio anche in altre zone del paese, mentre altre estremizzano uno scontro senza senso criminalizzando in maniera irresponsabile la figura del cacciatore”.
Il collega del Pd Marco Fabbri ha quindi chiuso il dibattito lodando il lavoro compiuto dall’assessorato, ma allo stesso tempo ha manifestato la necessità di un’azione di monitoraggio più puntuale: “Di particolare importanza sarebbe porre in agenda anche il tema delle specie aliene o non autoctone. Fino a pochi anni fa ibis, fenicotteri e cormorani erano del tutto sconosciuti nelle nostre zone, mentre ora nidificano stabilmente nei nostri territori e potrebbero alterare delicati equilibri rispetto alle nostre specie locali”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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