Nei giorni scorsi la Federazione italiana venditori ambulanti (Fiva) di Confcommercio-Imprese per l’Italia è intervenuta presso il Ministero dell’interno e il Ministero dello sviluppo economico per segnalare la necessità di adeguare le norme anti-Covid per quanto riguarda il commercio su area pubblica.
Sulla situazione dei mercati, ha rimarcato il presidente provinciale reggiano di Fiva Valerio Armani, “le difficoltà sono enormi. Tra le tante cose, vi è una disparità di trattamento tra le aperture dei negozi in sede fissa e quelli in area pubblica. Molti dei miei colleghi, giustamente secondo me, vogliono che sia palesata”.
“Com’è noto – ha spiegato Armani – il decreto del 2 marzo 2021 stabilisce che “sono sospese le attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità”. Stiamo parlando di prodotti quali, ad esempio, abbigliamento bimbi, intimo, profumeria, tendaggi e biancheria, detersivi, ferramenta, abbigliamento e attrezzatura per lo sport. Questa possibilità è prevista anche per il commercio su aree pubbliche: limitatamente, però, alle aree non mercatali. Pur nelle superiori considerazioni relative alla salute pubblica, si tratta di una palese discriminazione della forma mercato rispetto a tutte le altre attività commerciali al dettaglio: abbiamo chiesto pertanto che almeno in via interpretativa questa esclusione venga eliminata”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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