Un’Emilia-Romagna che è riuscita a raggiungere gli obiettivi prefissati dall’Europa e a superarli su temi come la ricerca e lo sviluppo, l’istruzione e il welfare, ma anche una regione che, come il resto del paese, sta pagando a caro prezzo l’impatto della pandemia di nuovo coronavirus su prodotto interno lordo e occupazione, soprattutto nei settori della moda, della metallurgia e dei macchinari: sono questi i dati emersi dalla relazione per la sessione europea dell’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna per l’anno 2021 presentata lunedì 22 marzo in commissione bilancio.
Un momento che ha dato il via ufficialmente alla sessione europea, con il coinvolgimento di tutte le commissioni assembleari e con l’approvazione di una risoluzione di indirizzo alla giunta sulla partecipazione della Regione alla formazione e all’attuazione del diritto dell’Unione Europea – che sarà discussa in aula il prossimo 11 maggio.
“Un momento importantissimo per la Regione, in una fase totalmente nuova a causa della pandemia da Covid-19”, ha spiegato la giunta regionale. “Siamo di fronte a un’Europa che si muove in maniera del tutto inedita. La materia sanitaria, ad esempio, era considerata una cenerentola di minore importanza, mentre ora è fondamentale e l’Unione le riserverà un impegno strategico e consistente. Dobbiamo cogliere le opportunità di questa crisi per uscirne come un paese nuovo”.
Tra le risorse “inedite” – e superiori rispetto al passato – stanziate dall’Europa per la ripartenza post-pandemia ci sono quelle del Next Generation EU (740 miliardi di euro per il periodo 2021-2026), quelle del dispositivo per la ripresa e la resilienza (672 miliardi) e quelle del React-EU per le realtà territoriali locali (47,5 miliardi).
Secondo le previsioni elaborate a gennaio da Prometeia, nel 2020 gli effetti della pandemia dovrebbero portare a una flessione del prodotto interno lordo dell’Emilia-Romagna pari al 9,2%, nettamente superiore a quella registrata nel 2019, mentre per il 2021 si stima una parziale ripresa del pil (+5,4%). L’industria è il settore che, lo scorso anno, dovrebbe aver risentito maggiormente delle misure adottate per contrastare l’emergenza sanitaria, con una contrazione attesa del valore aggiunto pari all’11,9%. Anche per i servizi è prevista una pesante flessione (-8,7%), mentre per le costruzioni il calo del valore aggiunto dovrebbe fermarsi a -5,6% (grazie anche a misure come il Superbonus 110%).
Ma l’emergenza Covid-19 ha avuto pesanti ripercussioni anche sul mercato del lavoro. Nel terzo trimestre del 2020 in Emilia-Romagna risultavano occupate poco più di un milione e 978mila persone, con un calo di 41.400 unità (-2,1%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il tasso di occupazione regionale (nella fascia 15-64 anni), pur segnando un calo tendenziale di 1,5 punti percentuali, si è attestato al 68,4%, collocando l’Emilia-Romagna al secondo posto tra le regioni italiane, dopo il Trentino-Alto Adige (71,4%). Non tutti i settori economici hanno risentito allo stesso modo degli effetti della pandemia: a essere maggiormente penalizzate sono state le esportazioni delle industrie della moda, della metallurgia, del settore dei macchinari e delle apparecchiature meccaniche.
Per quanto riguarda invece il raggiungimento degli obiettivi della strategia europa 2020, l’Emilia-Romagna si è confermata tra le regioni italiane che hanno ottenuti i risultati migliori: è al secondo posto per spesa complessiva in ricerca e sviluppo in percentuale al pil, dopo il Piemonte e prima del Lazio. Anche in settori dove l’Emilia-Romagna non brilla, come quello del consumo di energia da fonti rinnovabili (nel 2018 era la terz’ultima regione in Italia), sono stati raggiunti discreti risultati.
Per quanto riguarda il tasso di abbandono scolastico, l’Emilia-Romagna ha da tempo superato il target nazionale e ha raggiunto un’incidenza dell’11,3% nel 2019, oltre un punto percentuale meglio rispetto all’obiettivo fissato dalla Ue. Nell’ultimo anno è stato registrato un lieve peggioramento del tasso di abbandono scolastico regionale, da ricondurre alla sola componente maschile: il dato relativo ai giovani ragazzi è aumentato di 1,2 punti percentuali, mentre quello delle giovani ragazze è diminuito dello 0,6%.
L’Emilia-Romagna spicca poi per il numero di giovani laureati, con un tasso del 34%: l’obiettivo italiano era del 26%, molto al di sotto di quello europeo fissato a quota 40%. Anche in questo campo i dati che riguardano le donne sono migliori di quelli degli uomini, con un tasso del 40% per le prime contro il 28% dei secondi. La regione, infine, si segnala anche per i buoni dati riguardanti il rischio di povertà o esclusione sociale della popolazione: in Emilia-Romagna questo indicatore è al 15%, contro il 25% dell’Italia e il 21% del resto d’Europa.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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