Scrive Gianluca Nicolini, coordinatore provinciale di Forza Italia di Reggio Emilia, in merito alla raccolta di firme per solidarietà all’ex procuratore capo cittadino, Marco Mescolini, che il plenum del Csm ha deciso qualche giorno fa di trasferire d’ufficio al di fuori dei confini dell’Emilia-Romagna dopo il caso Palamara.
“L’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto”, credo che questa frase, tratta dalla più celebre canzone dei Nomadi, descriva perfettamente il cortocircuito in atto in queste settimane nella sinistra reggiana, manifestatasi compiutamente nella lettere appello, sottoscritta a favore dell’ex procuratore capo
Mescolini.
Scorrendo l’elenco dei firmatari si scorgono i nomi di ex amministratori locali, per decenni alla guida delle giunte di centrosinistra che hanno cementificato il territorio reggiano, tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila. Va ricordato che quella stagione non favorì solo le grandi cooperative del mattone (tutte
tragicamente finite con enormi danni per il tessuto sociale reggiano) ma anche un substrato di imprese, a conduzione familiare, imparentate o collegate a famiglie in odore di ‘ndrangheta.
Ovviamente in quei “folli anni Duemila”, dove le varianti d’incremento volumetrico piovevano sulla testa di tutti e le casse comunali si gonfiavano di oneri, spesi dagli assessori Ds-Margherita in attività di clientelismo politico, nessuno poteva immaginarsi che si stavano saldando nella nostra provincia legami economici
pericolosi.
Se di quella stagione permangono molte ombre, non chiarite dall’indagine Aemilia che si è limitata ad analizzare fatti accaduti dopo il 2009, un dato è certo: degli accordi urbanistici, delle perequazioni urbane, delle varianti “di favore” con le quali si consumò il “sacco urbanistico” di Reggio Emilia e provincia il centrodestra, all’opposizione in tutti i comuni, ne fu completamente estraneo.
Basterebbe questa evidenza, comprovata da migliaia di verbali dei consigli comunali della provincia, per comprende come non fosse credibile l’ipotesi che individuava in due esposti di Forza Italia, gl’unici referenti politici delle cosche ndranghetiste attive sul nostro territorio.
Dopo sei anni la verità è emersa nella sua limpidezza, rendendo giustizia a Giovanni Paolo Bernini e Giuseppe Pagliani, due vere vittime della giustizia politicizzata, colpevoli solo di aver militato nel partito di Berlusconi.
Lo scandalo Palamara ha squarciato il muro di omertà che ha coperto per decenni il governo della giustizia italiana ed è capitato che uno dei grandi accusatori dei due forzisti, si sia trovato a sua volta accusato. A portarlo davanti al CSM non è stata la politica bensì quattro sostituti procuratori che da decenni operano nella nostra procura con autorevolezza ed indipendenza. A condurre l’indagine disciplinare contro il dott. Mescolini, infine, non è stato un esponente del centrodestra ma un autorevole magistrato, suo pari, il dottor Di Matteo, acclamato cittadino onorario di Reggio Emilia per il suo impegno contro la mafia.
È giusto domandarsi con che coraggio la gerontocrazia del centrosinistra reggiano possa gridare al complotto di “destra”, senza sentirsi ipocrita. La lettera pro Mescolini appare come un disperato tentativo di aggrapparsi a quanto resta della supposta “superiorità etica” che da sempre contraddistingue il centro-sinistra, in
particolare quello reggiano. È per questa ragione che Forza Italia continuerà a battersi, anche in parlamento, perché la verità venga finalmente a galla e siano definitivamente chiarite le responsabilità di quanto accaduto negli ultimi 20 anni nel nostro territorio, dal momento che molti attori di quella stagione amministrativa siedono ancora oggi nella “stanza dei bottoni”.
Ah ah ah, sForsa idaglia paladina della tutela ambientale! Magari la madrina di ante battaglie era la nipote di Mubarak!