Scrive in una nota il botanico reggiano Ugo Pellini: “Inizia con l’abbattimento di due Sofore del Giappone (questa volta però l’evento è stato annunciato con cartelli sul posto e comunicato stampa) la riqualificazione e riforestazione del Parco del Popolo. Sono i primi interventi urgenti sui nostri Giardini, che prenderanno il via nei prossimi mesi, per un investimento, stanziato dal Comune, di 200mila euro. Da una perizia commissionata su tutte le sofore presenti sono infatti emerse “criticità tali da rendere necessari interventi di potatura per poter tutelare e mantenere le alberature, e la rimozione di due alberi le cui condizioni non sono recuperabili: presentano “gravi lesioni che compromettono in modo irreversibile il loro mantenimento”.
I due alberi, viste le dimensioni (circonferenza del tronco sui due metri), non sono dell’impianto originario del Giardini del 1876, ma probabilmente sono stati messi a dimora nel primo dopoguerra a sostituzione di quelli seccati. Uno si trova sul viale che un tempo era denominato “Sortita delle carrozze”, perché lì arrivavano le carrozze di chi si recava agli spettacoli del Teatro Municipale e l’altro quasi davanti all’ Asilo Diana. Non sono quindi secolari come quelli davanti a Piazza Vittoria e collocati secondo il disegno dell’ingegner progettista Giuseppe Balzaretto di Milano, che ne aveva previsto ben 81.
“Per ogni albero abbattuto perché pericoloso o malato- si avverte nel cartello che annuncia l’eliminazione- il Comune ne pianta uno giovane e vigoroso. Se possibile nello stesso luogo di quello abbattuto, se non è possibile nell’ambito del territorio comunale”.
Ebbene, in questo caso, proprio per rispettare la storia della nostra città, credo sia più che opportuno rimettere nella stessa posizione altrettante sofore del Giappone”.
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Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]