Il Comune bolognese di San Lazzaro di Savena ha incassato una vittoria completa al Tar dell’Emilia-Romagna sui risarcimenti chiesti dalle imprese per la cosiddetta “colata di Idice”, l’insediamento edilizio previsto e poi bocciato tra molte polemiche nel 2015 dalla sindaca Isabella Conti, che con due delibere comunali aveva disposto la decadenza del piano operativo e del piano urbanistico.
Il tribunale amministrativo regionale di Bologna ha respinto i ricorsi di Astrale, Coop Costruzioni, Palazzi, Consorzio Cave e Cesi (poi finita in liquidazione), che lamentavano in tutto danni per oltre 20 milioni di euro derivanti dalla mancata realizzazione dell’insediamento urbanistico, riconoscendo nelle sentenze che quella dell’amministrazione comunale fu una decisione corretta sia sotto il profilo giuridico che per l’interesse pubblico.
Prima di Natale lo stesso Tar aveva assunto analoghe decisioni sul ricorso di altre due aziende (Dipierri e Laterizi Brunori), anch’esse proprietarie di terreni potenzialmente interessati dall’intervento, che avevano impugnato le delibere comunali chiedendo un risarcimento danni rispettivamente di 10,7 e 15 milioni di euro.
La sindaca Conti, eletta con il Partito Democratico e passata in seguito a Italia Viva, finì nella bufera per aver denunciato le pressioni subite per la decisione amministrativa; fu anche aperta un’inchiesta che coinvolse altri esponenti del Pd, dirigenti di cooperative e rappresentanti delle imprese costruttrici. L’inchiesta alla fine fu archiviata, ma dalle indagini venne a galla – come scrisse la procura – “una condotta pressoria, a volte qualificata da toni, espressioni e insistenze dimostrativi di una subalternità agli interessi economici e da una concezione della politica in cui l’interesse pubblico può essere anche subordinato a quelli privati configgenti”, anche se la condotta non fu giudicata “realmente intimidatoria e tale da meritare la sanzione penale”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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