Il gruppo regionale della Lega dell’Emilia-Romagna ha chiesto al presidente della Regione Stefano Bonaccini di farsi portavoce presso il nuovo governo di una proposta per cambiare in senso meno restrittivo le regole dei Dpcm sulla ristorazione, permettendo a bar e ristoranti di restare aperti fino alle ore 22. Al momento, invece, in zona gialla è consentita l’apertura al pubblico soltanto dalle 5 del mattino fino alle ore 18, l’acquisto per asporto fino alle ore 22 e la consegna a domicilio senza limiti di orario; in zona arancione e in zona rossa, invece, sono consentiti solo asporto e delivery.
“Si tratta di una proposta di buon senso – hanno commentato i consiglieri regionali del Carroccio – che consentirebbe di dare finalmente ossigeno a due tra le categorie che più hanno pagato il conto salatissimo presentato dalla pandemia”.
Secondo i risultati dell’indagine nazionale condotta da Tni Italia – Tutela Nazionale Imprese il bilancio dei primi quattro giorni di zona gialla per il settore della ristorazione in Calabria, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto “è agghiacciante, con crolli del fatturato dell’80%”, hanno sottolineato i consiglieri leghisti: “I dati parlano chiaro: consentire a ristoranti e bar di lavorare solo a pranzo è riduttivo poiché gli incassi veri gli imprenditori li fanno solo con le cene”.
All’appello si è unita anche la deputata leghista Benedetta Fiorini, segretaria della commissione Attività produttive della Camera: “Sì all’apertura serale dei ristoranti in zona gialla fino alle 22, nel pieno rispetto di tutte le regole anti-Covid, dal distanziamento al numero massimo di persone consentito nei locali; la chiusura fino al coprifuoco consente di salvare l’80% del fatturato. Non si può ignorare un dato così rilevante, specie in una fase come questa. Ristoranti, pizzerie, agriturismi e interi settori dell’agroalimentare Made in Italy non hanno più nemmeno le lacrime per piangere. Lavorare in sicurezza si può e si deve. Bisogna fare presto per evitare il fallimento di migliaia di imprese e salvare circa 4 milioni di posti di lavoro rappresentato dall’indotto”.
Nella stessa giornata, tuttavia, è arrivato il primo parziale stop del Comitato tecnico scientifico: “Una rimodulazione dei pacchetti di misure potrebbe modificare l’efficacia nella mitigazione del rischio”, ha risposto il Cts alla richiesta in tal senso arrivata dal Ministero dello sviluppo economico, rimandando la palla al decisione politico e precisando che in ogni caso – sempre relativamente ai rischi – “andrebbero considerate le diverse tipologie dei pubblici esercizi, distinguendo tra ristoranti e bar”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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