Ho deciso di affrontare le 459 pagine dell’ultimo libro di Nicola Lagioia, “Città dei vivi” per un motivo preciso: l’argomento. Un tema affrontato in teologia, in filosofia, in psicologia; una condizione che potrebbe travolgere la vita di ciascuno di noi; un problema che ci illudiamo di allontanare da noi perché ci è estraneo, nel senso che sta nell’altro e non certo in me: il Male.
Lagioia, muovendosi nella “sua” Roma, oggi più che mai ambigua e straniante, racconta – basandosi sui documenti processuali, su interviste e… riflessioni descrittivo/psicologiche/filosofiche/esorcistiche – l’omicidio del ventitréenne Luca Varani, consumato nella Capitale nella notte tra il 4 e il 5 marzo del 2016. I carabinieri, che aprono la porta dell’appartamento di via Igino Giordani, in zona Collatina, si trovano davanti agli occhi ciò che sarebbe potuto rimanere dopo una celebrazione orgiastica, un sabba… e un corpo martoriato, per utilizzare un aggettivo abusato, ma in questo caso non saprei quale altro utilizzare. Il risultato di «un festino a base di sesso, alcol e droga», come si legge sulla stampa, sicuramente. Ma si è aggiunta una malignità immateriale che ha prodotto un delitto cosi orribile? Lagioia lascia al lettore una possibile valutazione “maligna”, che non mi pare condivida, nonostante l’ufficiale dei carabinieri a capo delle indagini, intervistato dall’autore, di fronte a delitti così “efferati” non trovi spiegazioni del tutto “razionali”.
Ciò che sconvolge il piano della spiegazione puramente razionale sono gli autori del delitto: Manuel Foffo, di famiglia benestante di media borghesia, e Marco Prato, di famiglia intellettuale ben inserita negli apparati pubblico/politici della capitale. Nessun atto materialmente violento nel corso della vita dei due trentenni. Il disagio, forse, era tutto psichico e il crack è avvenuto miscelandolo con alcool e cocaina. O la somma delle parti, una sorta di olismo negativo, ha trasformato due persone “normali” in assassini indemoniati… Luca – e usiamo le parole del pm Francesco Scavo, titolare dell’inchiesta – «fu fatto denudare per avere con lui una prestazione sessuale, gli offrirono una bevanda con psicofarmaco tanto da stordirlo. Poi l’aggredirono» … «al fine di provocargli sofferenze fisiche e ucciderlo». Lo colpiscono con un martello, con un coltello; cercano di soffocarlo, ma Luca muore dissanguato. Lagioia scava nelle vite degli assassini e della vittima, Luca Varani, che abitava in via La Storta, zona periferica di Roma, figlio di un venditore ambulante. Tutti e tre avevano una doppia vita?
In questo Roma molliccia e ambigua, che l’Autore racconta, c’è posto anche per la storia di un turista olandese che ama i giovinetti.
Nel docu-romanzo “La città dei vivi” ho trovato, non con la stessa intensità e qualità narrativa, echi del film “La grande bellezza” di Sorrentino.
Buon incubo.
Nicola Lagioia, La Città dei vivi, Einaudi, pp. 459, 22 euro (recensione di Glauco Bertani).
Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia
COLONNA SONORA:
JOHN CARPENTER, Christine (Official Music Video)
SISTERS OF MERCY, Rock And A Hard Place – Live in London – Royal Albert Hall 1985
THE VERVE, Bitter Sweet Symphony
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]