La Giornata nazionale della Bandiera, 224° anniversario del Primo Tricolore, 7 gennaio 2021, a Reggio Emilia celebrata nel rispetto delle disposizioni per il contenimento del Covid 19 e per questa ragione si svolgerà in forma ridotta e più sobria rispetto al tradizionale programma delle celebrazioni.
L’intervento del sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, per la Giornata nazionale della Bandiera e 224° Anniversario del Primo Tricolore. Il sindaco è intervenuto oggi nella Sala del Tricolore di Reggio Emilia, dove il primo vessillo, emblema della Repubblica Cispadana, nacque nel 1797.
“Buongiorno a tutte e a tutti e benvenuti in Sala del Tricolore.
Vorrei innanzitutto portare un saluto e un ringraziamento ai presenti, in particolar modo a sua eccellenza il prefetto di Reggio Emilia Iolanda Rolli, a tutte le autorità civili e militari, al presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e della Provincia Giorgio Zanni. Un saluto e un ringraziamento anche allo scrittore Antonio Scurati per il contributo che ci lascerà con una sua lectio magistralis.
Grazie, infine, a tutti i cittadini che hanno scelto di seguirci in streaming o che lo faranno in seguito, quando avremo l’onore di consegnare il Primo Tricolore all’Azienda Sanitaria di Reggio Emilia presso l’arcispedale Santa Maria Nuova; a coloro che seguiranno nel pomeriggio il concerto offerto dall’associazione Lions, qui in Sala del Tricolore, e il concerto dell’ensemble dell’Istituto musicale Peri Merulo al teatro Municipale Romolo Valli.
Un ringraziamento speciale al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte che, non potendo essere qui presente per impegni istituzionali, ci ha onorato di un messaggio di cui vi do lettura.
Abbiamo voluto celebrare questo 7 Gennaio, nonostante le limitazioni imposte dal contenimento della pandemia, per il significato storico e per l’attualità che il valore della bandiera, del Tricolore, porta con sé.
Nel 2021 inoltre, ricorre il 160° Anniversario dell’Unità d’Italia e sarà nostro impegno accompagnare questo anno, nelle modalità consentite, con la dovuta attenzione a questa importante ricorrenza.
Il Tricolore italiano, quale bandiera nazionale nasce a Reggio Emilia il 7 Gennaio 1797, quando il Parlamento della Repubblica Cispadana, su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni, decretò “che si renda universale lo stendardo o bandiera Cispadana di tre colori verde, bianco e rosso, e che questi tre colori si usino anche nella coccarda cispadana, la quale debba portarsi da tutti”.
C’è una consapevolezza che non è solo reggiana, è anzitutto nazionale: la bandiera accompagna il Paese, l’azione civile e militare; la Bandiera rappresenta l’Italia nei momenti di gioia e dinnanzi alle tragedie; è indiscutibilmente, insieme alla Costituzione, il simbolo più potente dell’unità e della libertà dei cittadini e della nazione.
C’è inoltre un aspetto, che ha un significato simbolico anche per Reggio Emilia: è il significato di questo luogo, la Sala del Tricolore, che custodisce la storia e la cifra democratica della nostra città. Un luogo bello e solenne, che era stato progettato per la conservazione dell’archivio ducale e che, invece, da subito, nell’accelerazione imprevedibile della storia, divenne sala civica e culla di libertà e democrazia repubblicana.
Possiamo sostenere che la storia del Paese sia passata da Reggio Emilia il 7 Gennaio 1797. Un passo importante di un lungo viaggio, non privo di sacrifici e sofferenze dovuti alla tragedia di due grandi guerre, che ha portato l’Italia alla democrazia, alla Costituzione, alla libertà ritrovata. Da allora, questa istituzione ha incrociato l’evoluzione della democrazia locale e italiana, ha ospitato i tanti presidenti della Repubblica in visita a Reggio Emilia e ha saputo accogliere anche cittadini, studenti, visitatori, esperienze collettive e private, fatti storici insieme a momenti di comune quotidianità. L’emozione per l’ingresso in questo luogo di un presidente della Repubblica è stata la stessa di tanti sposi che qui sono entrati nel giorno più bello della loro vita. Ed è in questo intreccio solido, che vede protagonisti istituzioni democratiche e cittadini, che la Sala del Tricolore ha trovato la sua progressiva consacrazione civile come luogo aperto, simbolo del Paese, della storia di una città e dei suoi cittadini.
Diciamo questo all’indomani dei tragici, dolorosi fatti di Washington. L’assalto al Congresso degli Stati Uniti, Capitol Hill, è di una gravità inaudita. La violenza è incompatibile con la democrazia. Un risultato elettorale deludente per una parte non potrà mai giustificare questo genere di azioni, che sono esito drammatico, e forse inevitabile, di anni di incitamento all’odio e di polarizzazione dello scontro tra le diverse parti di un Paese.
Quanto accaduto in queste ore nella capitale degli Stati Uniti, letto nella prospettiva del nostro 7 Gennaio, testimonia quanto sia fragile la democrazia e perciò quanto sia necessario averne cura costante, custodita.
In questa nostra Giornata di celebrazione ci pare impossibile evitare una riflessione, un pensiero, all’anno che abbiamo alle spalle, alla vicenda epocale che il mondo sta attraversando, alla relazione tra alcuni fondamentali significati che emergono in questa epoca e la storia della bandiera.
Il primo significato che voglio sottolineare riguarda la collaborazione. Reggio Emilia è città della collaborazione perché è stata questa la fondamentale virtù che ci ha accompagnato, tra sanità e istituzioni, tra pubblico e privato, tra istituzioni e cittadini. È stata la consapevolezza di vivere questo momento storico come esperienza collettiva, come impresa condivisa, che ha sorretto la città nei mesi che abbiamo alle spalle. Questo modello di città ha avuto bisogno di tutti, ha fatto leva sulle istituzioni e sui corpi intermedi e ha saputo trovare nei suoi cittadini una straordinaria “barriera corallina”, delicata ma fondamentale al tempo stesso, per l’equilibrio dell’ecosistema urbano, per i valori condivisi e le virtù dei comportamenti collettivi che ci hanno permesso di affrontare questo momento assai difficile.
Disse Bertrand Russell: “L’educazione dovrebbe inculcare l’idea che l’umanità è una sola famiglia con interessi comuni. Che di conseguenza la collaborazione è più importante della competizione”.
Un altro importante significato è il senso di comunità. Non ha mai prevalso in questo anno una bieca chiusura individualistica. La preoccupazione e la rabbia sono tutti sentimenti che non hanno saputo imporsi alla forza di uno spirito riflessivo prevalente, che ha accompagnato la città fin qui.
Reggio Emilia ha affrontato il Covid con la testa e non con la pancia, ha colto il valore della partecipazione ad un viaggio, ad un’impresa condivisa. La città che uscirà dal Covid non è la stessa che vi è entrata, è una città che non si è persa, che ha forgiato ulteriormente le sue storiche virtù, ma che uscirà con nuove fragilità, che porterà ferite che non possiamo sapere se e quando potranno essere rimarginate.
Diciamocelo chiaramente, con alle spalle le sofferenze e anche i momenti drammatici di questo 2020, Reggio Emilia ha saputo “farsi carico della disgrazia”, della sofferenza che ha toccato centinaia di famiglie colpite dal lutto; Reggio non si è girata dall’altra parte quando è stato il momento del cordoglio collettivo e dell’aiuto.
Abbiamo capito che eravamo tutti sulla stessa barca, che non c’era un altrove dove fuggire, che l’ideale di libertà non poteva slegarsi dal principio di responsabilità individuale e collettiva.
È stata questa consapevolezza, il nostro tenere i piedi per terra, che ha rafforzato il senso di comunità, al di là di tante differenze politiche, culturali, sociali, economiche. Al di là delle tante diversità, questa consapevolezza ci ha fatto capire che siamo un unico popolo: reggiani, italiani, europei.
In fondo, quella prima bandiera, custodita qui nella Sala del Tricolore, simboleggia perfettamente questo senso di unità, di comunità e di libertà.
Ricorriamo alle parole di uno dei più grandi intellettuali del Novecento, Antonio Gramsci: “Il pessimismo della ragione”, che ha accompagnato ogni minuto nei momenti più drammatici, non ha mai smarrito la forza, la caparbietà, lo spirito di abnegazione, di un necessario “ottimismo della volontà”.
E tutto questo ha permesso di farci riscoprire un valore profondo che dovremmo proteggere con grande cura, perché sta alla base della costruzione del futuro: la fiducia.
La fiducia che vince sul risentimento.
Lo disse Hemingway: “Il modo migliore per scoprire se ci si può fidare di qualcuno è di dargli fiducia”. E la città di Reggio Emilia ha saputo darsi fiducia, ha saputo credere anche nei momenti più difficili. Tutto ciò va detto anche come richiamo verso quei comportamenti, obiettivamente marginali, che hanno smarrito il senso di responsabilità.
Quale democrazia uscirà dall’epoca del Covid? Quella della furbizia, della ricchezza, delle scorciatoie o quella della responsabilità e della consapevolezza di appartenenza ad una comunità di destino?
Vi è poi un terzo, importante significato che dobbiamo portare con con noi in questo 7 Gennaio: il successo della ragione, il primato dello spirito razionale.
Se nel 2021 sconfiggeremo il Covid, sarà per lo sforzo di tante realtà: del sistema sanitario, delle istituzioni, dei comportamenti virtuosi e collettivi di migliaia di cittadini, e soprattutto della scienza che ci ha dato una prospettiva, che ha dato credibilità alla fiducia e alla speranza di poterne uscire. Ciò non è scontato: forse abbiamo sottovalutato i rischi, quando la scienza è sembrata messa in discussione.
Mai come in questa fase, abbiamo toccato con mano la relazione profonda tra scienza e democrazia, tra scienza e libertà, tra scienza e diritti delle persone.
L’Illuminismo e il primato della ragione sono forse il più grande contributo che l’Europa ha consegnato al mondo contemporaneo all’inizio di quel percorso che, a fine Settecento, ha portato, passo dopo passo, non senza le sofferenze e le tragedie di due grandi guerre, allo Stato di diritto e alle Costituzioni contemporanee.
Disse Immanuel Kant: “Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! è dunque il motto dell’Illuminismo. Sennonché a questo Illuminismo non occorre altro che la libertà, e la più inoffensiva di tutte le libertà, quella cioè di fare pubblico uso della propria ragione in tutti i campi”.
Quello spirito illuminista arrivò in Italia durante il passaggio delle truppe napoleoniche, ispirò la Repubblica Cispadana, contribuì a muovere i primi passi della nascita dell’Italia contemporanea. Oggi con responsabilità e consapevolezza, constatiamo che saranno ancora una volta la scienza e la conoscenza le armi fondamentali per spingere l’umanità verso una nuova normalità e verso un rinnovato e più alto senso di civiltà.
Il 2021 sarà dunque per Reggio Emilia, per l’Italia e l’Europa, il mondo intero, la pietra angolare di un nuovo inizio.
Dobbiamo affrontarlo con “spirito di ricostruzione”. Non abbiamo davanti macerie materiali, ma sbaglieremmo se non vedessimo una nuova e inedita fragilità sociale, che la pandemia lascerà dietro di sé.
Ciò che dovrà accompagnarci nei prossimi mesi non sarà solo la gestione quotidiana della contingenza e dell’emergenza. Servirà lo spirito strategico di chi vuole ricominciare a progettare il futuro, di chi vuole immaginare un’Italia migliore, di chi vuole costruire il futuro di Reggio Emilia.
Il Paese ha davanti a sé due grandi sfide: concretizzare al meglio la grande campagna di vaccinazioni e dare gambe ai progetti strategici del Recovery Fund quali opportunità senza precedenti per il futuro del Paese e delle nuove generazioni.
A Reggio Emilia servirà lo stesso approccio, con il sostegno alla ripresa economica, il corposo piano di investimenti per opere e progetti pubblici in campo infrastrutturale, sanitario, universitario, culturale, ambientale; la qualità dei servizi sociali ed educativi che non potranno chiamarsi fuori da un bisogno di innovazione. C’è una città che, uscendo dal Covid, dovrà misurarsi con una nuova normalità e dovrà farlo con “l’audacia della speranza” di chi vuole riprendere il filo di un progetto sul futuro, per la Reggio dei nostri figli.
Per farlo serve il contributo di tutti. Lo dico con convinzione sincera.
Servirà anche il contributo di tutte le minoranze per essere all’altezza di un crocevia fondamentale della storia della città e del Paese. Servirà stare lontano dalle piccole polemiche.
Immaginare il futuro e lavorare per costruirlo è il modo più alto e responsabile per rispondere con coerenza allo spirito del Tricolore, al fatto rivoluzionario di quel 7 Gennaio 1797. Per costruire insieme, nel rispetto delle tante diversità, il futuro di questa comunità.
Viva l’Italia, viva l’Italia che resiste, viva il Tricolore”.
Il presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giorgio Zanni. Anche il presidente della Provincia di Reggio Emilia e della Conferenza Territoriale sociale e sanitaria, Giorgio Zanni, era presente questa mattina davanti all’arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia in occasione della consegna del Primo Tricolore alla sanità reggiana da parte del Comune. “Voglio ringraziare il sindaco Luca Vecchi ed il Consiglio comunale di Reggio Emilia per aver presentato e approvato all’unanimità la mozione per la consegna del Primo Tricolore, in questa giornata speciale, alla sanità reggiana – dichiara il presidente Zanni – Donne e uomini che da sempre sono impegnati nel garantire il benessere dell’intera comunità e che, in questi mesi, stanno dando tutto sé stessi, in termini professionali e umani, per contrastare insieme la diffusione di Covid-19”.
“La consegna del Primo Tricolore è un gesto che abbraccia tutta la sanità provinciale – ha aggiunto il presidente della Provincia e della Ctss – Dal personale medico, infermieristico e socio-sanitario a chi opera anche nei livelli amministrativi, da ognuna delle sei strutture ospedaliere alle case residenza per anziani, dai poliambulatori dei medici di base alle case della salute, passando per tutte le strutture socio-sanitarie, giungendo fino agli stessi ospiti e pazienti. Un gesto dall’alto valore simbolico, al quale tutti i sindaci della provincia e le comunità che rappresentano si uniscono per tributare alla sanità reggiana questo speciale ringraziamento che dona, al contempo, rinnovata forza e determinazione per il percorso che ancora ci attende: un percorso da affrontare, tutti insieme, nei prossimi mesi di lavoro che ci separano dalla definitiva conclusione di questa quotidiana battaglia per la riconquista della piena socialità. Viva il Tricolore, Viva la sanità reggiana, Viva l’Italia!».
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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