Negli ultimi giorni di dicembre i carabinieri di Salsomaggiore Terme, coordinati dalla procura di Parma (nella figura del sostituto procuratore Pensa), hanno eseguito un’ordinanza cautelare emessa dal gip Conti del tribunale di Parma nei confronti di due cittadini di nazionalità albanese, il 32enne M. B. e il 49enne D. K., che sono stati ristretti presso la casa circondariale di Parma.
L’indagine, condotta dal nucleo operativo della compagnia di Salsomaggiore Terme, è partita in seguito al decesso per overdose – avvenuto poco più di un anno fa – di Francesco Romano, un ragazzo di 22 anni che al momento della morte era ospite di una struttura di recupero della città termale emiliana.
Le indagini, se da un lato hanno permesso di identificare chi aveva venduto eroina e cocaina alla giovane vittima, dall’altro non hanno consentito di appurare con certezza se la morte del 22enne fosse sopravvenuta a seguito dell’assunzione dell’eroina, della cocaina o a causa della combinazione di entrambe le sostanze stupefacenti.
Per questo motivo l’ipotesi investigativa iniziale (l’accusa di morte come conseguenza di altro delitto, nella fattispecie lo spaccio) non si è potuta concretizzare, ma a partire dal decesso del giovane l’attività investigativa – avviata con l’analisi degli ultimi contatti e delle frequentazioni della vittima – ha portato all’individuazione di tre soggetti che gestivano un giro di spaccio di eroina e cocaina tra Salsomaggiore Terme e Parma.
Grazie ai pedinamenti dei sospetti, alle sommarie informazioni rese dai clienti agli inquirenti e alle individuazioni fotografiche effettuate dagli stessi acquirenti, i carabinieri hanno raccolto gravi indizi di colpevolezza relativi al reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Le indagini hanno inoltre consentito di ricostruire le dimensioni dell’attività illecita: tra il mese di ottobre del 2019 e il mese di marzo del 2020 sarebbero state vendute decine di dosi di cocaina, a prezzi compresi tra 60 e 80 euro per dose, con ricavi complessivi stimati in circa 20mila euro.
Nei confronti di un terzo soggetto (O.E., di nazionalità nigeriana), invece, il giudice per le indagini preliminari – pur ravvisando i gravi indizi di colpevolezza, sempre relativi al reato di spaccio – ha ritenuto insussistenti le esigenze cautelari: le condotte contestate, infatti, sono risultate esclusivamente precedenti all’arresto, avvenuto sempre per droga, mentre non sono emerse ulteriori attività illecite commesse successivamente all’arresto.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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