Non passa giorno senza che Matteo Renzi dimentichi di portare una punzecchiatura al governo di cui la sua forza politica fa parte. A forza di punture la questione si è aggravata. Italia Viva minaccia la crisi, pone nuove condizioni a Conte, fa circolare su giornali e social costante discredito sul premier e annuncia per gennaio la sfida decisiva per le sorti dell’esecutivo e della legislatura.
Al di là dello stare continuamente al centro dell’attenzione mediatica, è difficile comprendere a cosa miri realmente la strategia renziana. Anche perché non si vedono effetti sul piano dei sondaggi elettorali, i quali non si distaccano da un 3% scarso attribuito a Italia Viva.
Ancora ieri l’ex sindaco di Firenze fissava in una conferenza stampa le caratteristiche di un piano alternativo a quello di Conte come base per la destinazione del fondo Recovery. Singolare ma non troppo l’acronimo del progetto: CIAO, ossia uno sberleffo verso Conte che rimanda allo sfratto a suo tempo perpetrato da Renzi nei confronti del premier Letta (ricorderete tutti l’hashtag #enricostaisereno).
Si converrà che non sia il momento più indicato per agire di sarcasmo nel confronto politico. Eppure Renzi insiste anche su questo. Noncurante delle critiche piovute da sinistra e (un po’ meno) da destra, lui va avanti senza che vi sia una meta apparente. Vuole la crisi di governo? Con quale esito? Si rende conto che una caduta del governo oggi sarebbe vissuta da gran parte degli italiani come un incomprensibile e inaccettabile atto di irresponsabilità?
Arrivato a questo punto l’ex premier non potrà tornare indietro senza subire una caduta di immagine e di credibilità. La popolarità di Conte è scesa con la seconda ondata della pandemia e molti italiani vorrebbero cambiare strada. Ma non ora, o comunque non certo attraverso nuove elezioni – ovviamente malviste dai parlamentari peones intenzionati a completare il mandato a qualunque costo.
Il cosiddetto rimpasto di governo potrebbe probabilmente risolvere le cose, ma viene da chiedersi quale vantaggio concreto Renzi potrebbe ottenere da un paio di ministeri in più. Forse disegnare un futuro personale in vista di un prestigioso incarico alla Nato? Starebbe dunque contrattando una exit strategy buona per sé, manipolando i voti dei parlamentari che lo seguirono nella scissione dal Pd? Potrebbe essere. Ma ciò comporterebbe la definitiva sparizione del senatore di Rignano dalla politica italiana, almeno per lungo tempo.
Conte dovrà rispondere a Renzi ai primi di gennaio. Sinora la sua tattica è stata di puro attendismo. Non vuole il Mes, perché rischierebbe una spaccatura tra i 5Stelle che non si può permettere. Resiste sui servizi segreti, perché evidentemente non si sente al sicuro da malevoli spifferi o pericolose campagne diffamatorie. Prima o poi uno dei due dirà “vedo” e la partita uscirà dallo stallo.
Non si comprende quale sia l’obiettivo finale di Renzi, si vede meglio invece quello di Conte: arrivare al semestre bianco a capo del governo e giocarsi due poltrone per se stesso, le più alte: Quirinale o ancora Chigi. Sinora l’avvocato del popolo ha dimostrato una certa astuzia nel navigare nelle istituzioni repubblicane. Ma c’è il famoso detto di Andreotti che incombe: “Prima o poi tutte le volpi finiscono in pellicceria”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]
Continuano gli straordinari successi elettorali dell'area riformista liberaldemocratica,che si ostina a schierarsi sempre indissolubilmente nel campo del centrosinistra senza mai beccare nemmeno un consigliere,cosi' come […]