Già disponibile da venerdì 11 dicembre “D.O.C. Deluxe Edition”, il nuovo progetto discografico di Zucchero “Sugar” Fornaciari contenente tutti i brani dell’album “D.O.C.” più 6 nuove canzoni (2 inediti, 4 cover) tra cui “September”, il singolo (attualmente in radio) in cui Zucchero duetta con Sting, prodotto dallo stesso Sting e missato dal 4 volte vincitore di Grammy Robert Orton.
Il videoclip è stato girato da Gaetano Morbioli e vede insieme i due fuoriclasse in un emozionante racconto a due voci alternato a paesaggi naturali che descrivono lo stato d’animo e la speranza che si cela dietro il senso della canzone. Il brano anticipa anche l’album di Sting, “Duets”, in uscita il 19 marzo 2021.
Gli altri 5 brani sono “Non illudermi così”, rivisitazione del brano “Don’t Make Promises” riscritto per l’occasione da Zucchero con un testo in italiano, “Wichita Lineman”, cover del brano di Jimmy Webb, e gli inediti “Succede”, “Facile” e “Don’t cry Angelina”.
Disponibile in formato doppio CD, triplo vinile colorato, digitale e in formato triplo vinile nero autografato (ques’ultimo solo in edizione limitata e in esclusiva per Amazon), “D.O.C. Deluxe Edition” è la strenna natalizia che il bluesman reggiano si riconosce in questo infausto anno di rimandi, ma anche di scambi e di tempo concesso al ripristino di vecchie conoscenze.
Reduce dall’ospitata al concerto evento “Believe in Christmas”, di Andrea Bocelli, in diretta streaming mondiale dal Teatro Regio di Parma, risponde ai giornalisti via zoom, nonostante sia il primo a rimarcare <<di stare ai social, come sta una cravatta al maiale>>.
<<Non so niente del digitale e non m’interessa nemmeno. Capisco che non sia un buon investimento per il futuro, sicuramente lo streaming è uno strumento che andrebbe cavalcato, ma non fa per me. Ne parlavo con il manager di Paul McCartney: speravo che si ritornasse a fare i dischi come una volta, mentre lui mi ha detto di non illudermi, perché lo streaming crescerà in maniera inarrestabile. Amen, vista l’età posso farne anche a meno>>.
Ed è in parte proprio contro quel mondo rappresentato dai social – e pieno di giochi di parole e di battute <<volutamente campagnole>> – l’inedito “Non illudermi così”, interamente scritto durante la quarantena.
<<Sono un orso in queste cose>> – rimarca Zucchero – <<preferisco la stretta di mano, ai cuoricini virtuali. Digerisco malvolentieri un mondo finto, dove ci si vuole tutti bene, a tutti i costi. Nasce così il brano. E’ la cover di Don’t Make Promises, canzone scritta e cantata a metà degli anni ‘60 da Tim Hardin, autore e cantante americano che ha vissuto una vita piuttosto complessa e difficile, che mi ha sempre colpito per le parole e il ritmo. È una canzone che risente molto dell’influenza del modo sonoro appartenente a New Orleans. Ho deciso di lavorare ad un testo in italiano, con l’aiuto di Mimmo Cavallo, trasformando il senso originale del brano in un concetto più attuale. Nonostante negli anni siano state realizzate diverse versioni da molti artisti, come ad esempio Paul Weller, resta una canzone che mi smuove sempre qualcosa dentro e che, alla luce del momento storico che stiamo attraversando, trovo davvero molto adatta>>.
Perché è così che sceglie una cover: solo se gli smuove qualcosa dentro; solo se non è popolare; solo se gli trova la forma, l’arrangiamento, il suono, la tonalità che la rendano personale. Magari valorizzandola.
E dalla goliardica “Non illudermi così”, si passa in un lampo alla sofferta “Wichita Lineman”, una canzone di Jimmy Webb che è stata cantata per la prima volta alla fine degli anni ’60 da Glen Campbell e che Zucchero ha volutamente desiderato minimalista:
<<Appartiene al mio bagaglio musicale; è uno di quei brani che avrei voluto scrivere io. Lo ascoltavo da ragazzo quando ho iniziato a strimpellare i primi accordi con la chitarra. Trovo che abbia una melodia molto bella e attuale. Anche questo brano è già stato riproposto da tanti altri artisti, tra cui Ray Charles o James Taylor. In questo caso ho deciso di lasciare il testo in lingua originale, così come il titolo, perché è davvero una storia bellissima. L’addetto ai fili del telefono della contea di Wichita, lontano dalla sua amata, anche senza vederla riesce a comunicare con lei in qualche modo per dirle quanto lui sia lontano e quanto soffra la sua mancanza. And I need you more than want you/And I want you for all time/And the Wichita lineman/Is still on the line>>.
Tutta un’altra storia, quella dell’inedito “Don’t cry Angelina”, in parte scritta durante la lavorazione di “Oro, incenso e Birra”, nell’89, e rimasta incompiuta.
Finita lo scorso luglio, con il completamento delle parti mancanti, si basa su una vicenda vera:
<<L’ho ritrovata recentemente in un nastrino, in una versione di bozza fatta in inglese maccheronico. L’ho ripresa, riarrangiata e ho scritto il testo in italiano. Narra di una giovane ragazza partigiana innamorata di un partigiano dal quale è stata costretta a separarsi. È una storia d’amore raccontata con poche parole, molto intensa e ispirata al libro “Angela, Una storia d’amore nella guerra partigiana” di Ezio Meroni>>.
Del resto, continua l’artista: <<La fortuna di aver alle spalle una lunga carriera – lascia perdere se di successo o meno – permette d’invecchiare artisticamente bene. I miei esempi sono Johnny Cash, James Taylor, Tom Waits; non ha senso strizzare l’occhio ai giovani, cercare di essere a tutti i costi radiofonicamente attuale. Non avrei fatto queste scelte.
Io devo scrivere libero. Quando non sono in tour, faccio “bottega” e sono anche fortunato perché vista l’età faccio quello che mi piace, che ricerco, che voglio>>.
E’ forse anche l’unico modo per far sì che le canzoni attraversino le epoche e rimangano attuali anche a distanza di decenni: <<se penso a Guccini e penso a “Dio è morto” cosa c’è di più attuale? E’ un brano del ’65, ma anche quando l’ho cantata per la prima volta al calcinculo di Roncocesi non ho mai pensato che potesse funzionare solo in quel momento>>.
Zucchero, che tornerà live in anteprima esclusiva all’ARENA DI VERONA, recuperando, tra aprile e maggio 2021, le date dei 14 show inizialmente previsti per l’autunno 2020, la prende con filosofia:
<<Dire grazie a questa pandemia è oltraggioso, ma è anche vero che per via della pandemia, questo tempo sospeso, ha favorito lo scambio e l’opportunità di rispolverare vecchie amicizie, che sentendoci più spesso si sono rinnovate.
Insieme a Bono è nata “Canta la vita”, versione italiana di Let Your Love Be Known, dedicata agli italiani isolati per il coronavirus e che ho cantato ad aprile al Colosseo per festeggiare il 50° anniversario della Giornata mondiale della Terra.
Insieme a Michael Stipe è arrivato “Amore adesso!” riadattanto la sua “No Time For Love Like Now “, che ho cantato a Venezia in una Piazza San Marco deserta; poi il lavoro con Sting e, ancora, il “One World Together at Home” organizzato da Lady Gaga e altre cose che usciranno a breve>>.
Spoilerando così, senza farlo apposta, l’uscita di un brano – durante le festività – che sarà contenuto nel prossimo disco del chitarrista giapponese Tomoyasu Hotei, insieme al quale ha “ribaltato” il mondo di “Silent night” in una ballata (in italiano) di pace e di speranza.
Del resto, “Succede”, come richiama il titolo dell’inedito del disco:
<<La melodia è nata durante il periodo di scrittura di D.O.C. ma è rimasta nel cassetto fin quando ho deciso, durante il primo lockdown a causa del Covid-19, di lavorare al testo del brano.
E’ un rhythm and blues un po’ ironico che cela molti doppi sensi. Una riflessione su ciò che si vorrebbe avere e non si ha. Un dialogo con un amore passato, per cui, pur non possedendo niente, si sarebbe fatto di tutto, senza chiedere nulla in cambio>>.
E <<Succede, spiacere, dispiace ma succede>>, anche ad uno che la rivoluzione, almeno musicalmente l’ha fatta, di lasciare <<bandiere rosse nel comò>>:
<<Diciamo che non le sbandiero più così tanto. Non mi sento più rappresentato da quello che sono le mie origini, l’ideologia con cui sono cresciuto. E’ diventato tutto un po’ annacquato>>.
Traslando, la rivoluzione, in musica: <<Non aspettartela dal rock, annacquato anche lui. Quello che ha preso il posto del rock è il rap, ma quello dei primi anni. Mi auguro che il rock ritorni ad avere la funzione che ha avuto alle origini. La contropartita? Il buonismo e i famosi “bacini ai colli” di “Non illudermi così”. Noia>>.
No, non è facile rinnovarsi rimanendo se stessi, ma lui a quanto pare c’è riuscito e, come tutti, non vede l’ora di tornare dal vivo, per esternare al massimo quello che prova.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]