Questa mattina la conferenza stampa di Ligabue, collegato via Zoom dal suo studio di registrazione di Correggio, nei giorni che precedono l’uscita del disco di inediti “7” e dell’imperdibile raccolta “77+7”, con tutti i singoli che hanno fatto la sua storia, rimasterizzati quest’anno grazie alla ritrovata collaborazione tra Ligabue e Fabrizio Barbacci, produttore insieme al Liga del nuovo album.
Una doppia uscita discografica (fuori venerdì 4 dicembre per Warner Music Italy) che vuole celebrare i 30 anni di carriera di Luciano Ligabue, intrappolato dall’emergenza sanitaria <<come una pentola a pressione piena di risentimento>> e costretto come tanti a cambi repentini di programma, in quello che sarebbe dovuto essere un anno di grandi celebrazioni, per ora solamente rimandate al 2021: una fra tutte, la data unica (già sold out) che inaugurerà la RCF Arena di Reggio Emilia, ribattezzata – dato lo slittamento – “30 ANNI IN UN (NUOVO) GIORNO”.
<<Avevamo in testa di fare tanto, in quello che per noi era l’anno che meritava la migliore delle feste possibili. Non abbiamo potuto fare quello che contava più di qualunque altra cosa, il concerto, su cui punto sempre; ma abbiamo potuto fare quello che in 30 anni non era mai successo prima: guardare al passato. Ho pubblicato veramente tanto, forse troppo: questo mi ha fatto andare sempre avanti a testa bassa e non mi ha permesso quasi mai di soffermarmi su tutto quello che ho fatto. Complice il Covid, che ci ha costretto a fermarci, è venuta fuori la voglia di parlare della mia storia: anche nel libro “E’ andata così”, finalmente racconto la storia attraverso i miei occhi.
Poi, accorgersi che siano usciti così tanti singoli e che ci sia stata così tanta attenzione in 30 anni di carriera su così tanta roba pubblicata e che – magicamente – fossero proprio 77, ha dell’incredibile. Abbiamo quindi messo le mani nell’archivio e guardato cosa fosse rimasto nel cassetto: via via abbiamo trovato, guarda caso, 7 canzoni assolutamente nuove ma che avevano il seme nel passato e quindi ho deciso che sarebbero state da pubblicare, perché questo rientrava nella festa che avevo in mente per celebrare questa ricorrenza>>.
Il 7, un numero da sempre speciale per Ligabue, diventa quindi protagonista di questo nuovo progetto musicale, dove i 7 brani inediti sono spunti che Luciano ha ritrovato, riscritto e prodotto ricavandone 7 nuove eccezionali canzoni e 77 sono invece i singoli editi fino ad oggi, rivestiti di nuova luce per l’occasione.
Aldilà che il 7 sia sempre stato il suo numero preferito, risale all’epoca di “Buon Compleanno Elvis”, il giorno in cui, al pretesto di amare le ricorrenze si associano un mucchio di coincidenze e il 7 diventa improvvisamente per Luciano un numero “prodigioso”:
<<A quei tempi, arrivava ancora la posta scritta a mano; quel giorno trovai, tra le altre, due lettere di due numerologhe che non so se si conoscessero fra di loro, ma che volevano farmi sapere entrambe che io “avevo un 7 che cammina”. Non mi sono mai preoccupato di numerologia, ma la cosa m’incuriosì al punto che lessi le motivazioni.
Luciano è un nome composto da 7 lettere, come lo è il cognome, Ligabue; San Luciano è il 7 di gennaio; le mie iniziali sono due 7 rovesciati; il mio primo concerto è stato nel 1987, mentre il primo stadio nel 1997; la mia traccia più popolare è contenuta in “Buon Compleanno Elvis“ – “Certe notti” – e nemmeno a farlo apposta è la traccia numero 7 di quel disco… Fatto sta’ che, da allora, un po’ per gioco e a volte come pretesto – le 7 notti in Arena, come l’L7 tour – l’ho usato volentieri. In questa chiusura di cerchio del trentennale, l’amicizia con questo numero trovava peraltro simbiosi perfetta, sia con l’album di inediti che con la raccolta, quindi, perché mai inimicarsi le stelle: incrociamo le dita e speriamo che ci porti solo bene>>.
Preso atto dell’incredibile combinazione di fattori, la risultante è una: in questi trent’anni, in media ogni cinque mesi, è venuto al mondo un nuovo singolo di Ligabue.
Dopo “La ragazza dei tuoi sogni”, che ha fatto da apripista al progetto in uscita, è da qualche giorno in rotazione radiofonica “Volente o nolente”, il primo vero duetto con Elisa, che chiude la tracklist del nuovo album:
<<15 anni fa scrissi “Gli ostacoli del cuore” e, per la prima volta in una vita di musica, pensando di non cantarla. Chiamai subito Elisa e le dissi di avere una canzone che aveva a che fare con lei, ma che non me la sarei presa se non le fosse piaciuta.
Detto questo, come paracadute preparai anche il provino di “Volente o nolente”.
Qualche mese dopo, qui in studio da me, in un pomeriggio davvero speciale, registrammo quindi le demo di entrambe, con Elisa, chitarra acustica e piano. Riaperto il cassetto della memoria, mentre stavamo guardando l’archivio, mi sono ritrovato tra le mani il provino.
La canzone parla di due persone costrette a rimanere separate l’una dall’altra – e qui c’è una vasta eco di attualità – che si lanciano una serie di desideri ingenui; candidi al punto che rivelano un forte bisogno di saper sperare. Cantata da Elisa, poi, in una performance, quella di 15 anni fa, che sembrava piena di candore, mi è piaciuta al punto che con Fabrizio Barbacci abbiamo montato la canzone su quel provino, attorno alla sua voce di allora. Una melodia importante, resa struggente da una voce di un candore incantevole>>.
Per citare uno dei primi ad aver creduto in lui, il nuovo lavoro di Luciano è mirabilmente sintetizzato in due versi di “A muso duro”, brano di Pierangelo Bertoli, cantato al Campovolo in chiusura di “Italia Loves Emilia”.
Sì, queste canzoni hanno “un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”:
<<Sono uno però che tuttora si arrabbia spesso e malvolentieri. Ripensare al passato mi ha provocato un po’ di nostalgia, ma anche tanta tenerezza. Guardare al futuro, invece, in un momento in cui dobbiamo “tener botta” e stare dove siamo, in cui rischiamo di avere paura anche di quello che verrà, è già più difficile. Dobbiamo provare a pensare in positivo e incrociare le dita. Nulla vieta che dopo la guerra, e questa è come se lo fosse, ci sia una ricostruzione>>.
E per voler ‘switchare’ da un campo di battaglia ad un altro, in merito alla situazione attuale in cui naviga il mercato discografico, ribatte che <<forse, in un momento in cui c’è tanta distrazione, avere meno canzoni da ascoltare, canalizza più attenzione su ogni singola traccia>>.
E con un rapido parallelismo torna immediatamente al passato:
<<A 14 anni mi servivano due settimane per raccattare 4.500 Lire per poter andare alla bancarella del mercato e comprare il vinile che tanto mi piaceva. Se mi avessero detto che un giorno avrei potuto ascoltare tutta la musica del mondo senza uscire di casa, avrei dato un braccio. Il problema è che oggi, in questo modo, faccio fatica ad orientarmi. In un’altra epoca ascoltavo un vinile dieci volte prima di essere sicuro, o meno, che andasse accantonano. Oggi, sono li ad aspettare cosa mi consiglia l’applicazione il venerdì, perché ho paura di perdermi qualcosa, ma resta il fatto che me lo godo meno, lo consumo più in fretta. Si è esaudito un sogno, di pari passo con l’incapacità di gestirlo>>.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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