Come era ampiamente prevedibile, la pandemia ha influito in modo molto pesante sulla forza lavoro in tutti i territori maggiormente colpiti dall’epidemia: non fa eccezione l’Emilia-Romagna, dove uno studio di Unioncamere (che ha elaborato i dati del Registro imprese delle Camere di commercio) ha calcolato che a fine giugno gli addetti delle imprese erano 1.698.255, ovvero 36.148 in meno (-2,1%) rispetto allo stesso trimestre del 2019, con una decisa inversione di tendenza rispetto al precedente trend positivo che durava da più di quattro anni.
A livello nazionale, invece, nel secondo trimestre dell’anno gli addetti sono diminuiti complessivamente dell’1,3%, un calo inferiore rispetto a quello regionale che si può spiegare con la maggior forza con la quale tra aprile e giugno l’emergenza sanitaria ha colpito il nord Italia rispetto al centro, al sud e alle isole.
Nel secondo trimestre del 2020 i lavoratori dipendenti in Emilia-Romagna sono scesi a 1.361.841 unità, anche in questo caso con una netta inversione di tendenza rispetto alla situazione precedente, con una perdita netta di 30.548 addetti (-2,2%); contesto negativo anche per gli addetti indipendenti, anche se più contenuto (-1,6%), con una riduzione che ha portato il totale a 336.414 unità.
La flessione del numero di lavoratori impiegati non è stata però omogenea: il dato trimestrale tendenziale regionale è stato determinato soprattutto dal settore dei servizi, nel quale gli addetti sono scesi a quota 987.616 con una riduzione di 34.726 unità (-3,4%) rispetto allo stesso periodo del 2019. La riduzione deriva in particolare dal terziario – commercio escluso – che ha pagato duramente lo scotto delle misure di prevenzione della pandemia: oggi il settore è a quota 700.984 lavoratori, con una diminuzione di 28.282 unità (-3,9%) e una decisa inversione di tendenza rispetto al primo trimestre dell’anno.
La dinamica al ribasso è risultata meno accentuata nel commercio, nel quale gli addetti a metà anno erano 286.632, con una diminuzione del 2,2% (pari a -6.444 unità). In agricoltura, invece, la consistenza è stata caratterizzata da forti oscillazioni stagionali: in totale al 30 giugno gli addetti sono risultati 77.168, con una perdita di 1.425 unità (-1,8%).
L’industria, al contrario, ha mostrato una discreta tenuta: il numero degli addetti al momento della rilevazione è stato pari a 499.191 unità, un dato pressocché invariato (-503 unità, per un calo contenuto al -0,1%). Il lockdown ha causato una frenata decisa alla tendenza di crescita del settore delle costruzioni, che pure ha mostrato una notevole resistenza – anche grazie alle misure di stimolo prefigurate dai provvedimenti governativi. A metà 2020 gli addetti sono lievemente aumentati (506 in più, pari al +0,4%) rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno e hanno raggiunto quota 134.280 unità.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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