È uno spettacolo indecoroso quello a cui stiamo assistendo, protagonisti le Regioni e il governo. Altro che federalismo, a lungo considerato nell’Italia delle piccole patrie come la panacea di tutti i mali: qui siamo di fronte a uno stucchevole scarico di responsabilità da parte di una ventina di minuscoli ras impegnati a evitare di mettere la firma su misure impopolari.
Viene da essere solidali con Conte e il suo esecutivo, i quali pure non hanno brillato per chiarezza di idee e senso pratico. Torna il lockdown, sì o no? Il compromesso delle tre fasce di rischio risulta confuso, iniquo e probabilmente inutile. E quel che è peggio è che nessuno se lo vuole intestare.
No, non è una bella figura che si svolge davanti agli italiani. I governatori litigano da giorni, si mettono di mezzo, minacciano di non applicare le misure dell’ennesimo dpcm. Ne deriva una babele di lamentele e proteste. Regioni che solo qualche giorno fa sembravano ad alto rischio vengono classificate in area gialla: è il caso della Campania, governata dallo sceriffo Vincenzo De Luca.
Mentre in fascia rossa, la più grave, finisce addirittura la Calabria, più che altro a causa della fragilità del sistema sanitario locale. Poi succede che i vertici della politica calabrese, pure orfani della scomparsa presidente Santelli, cambino in corsa i criteri con cui i casi di Covid vengono catalogati. Alla prossima verifica forse potranno uscire dalla zona rossa.
Il sindaco di Milano ha attaccato il governo via Twitter: “Ci fate sapere se domani riapriamo o no?”. Qualcuno gli ha risposto: “Perché non ce lo dice lei, sindaco?”.
Il timore di una ricaduta negativa sull’immagine di governatori e amministratori è stata tale da provocare l’inerzia degli ultimi giorni, con l’effetto di ritardare di una settimana l’entrata in vigore del decreto. Il gioco dello scaricabarile è l’ultimo che si vorrebbe vedere dinanzi a un’emergenza quale quella che stiamo vivendo. Ci si dovrebbe confrontare senza timore di dividersi, ha detto il governatore del Veneto Luca Zaia. Ma dopo il confronto bisognerebbe tirare tutti dalla stessa parte, senza il timore di assumere misure sgradite ai più quanto necessarie.
La buona notizia riguarda la stabilizzazione dell’aumento dei contagi e dei ricoveri in terapia intensiva: la curva cresce ma in forma più arrotondata della settimana scorsa. Ci si chiede se il mini-lockdown locale possa essere sufficiente a rendere la pandemia meno aggressiva.
Nonostante siano molte le voci in materia, nessuno sembra poter articolare una previsione certa, né tra i governanti né tra gli scienziati. Ovviamente si spera che non sia necessaria una stretta ulteriore alle limitazioni negli spostamenti e nelle attività. Il peso economico che ne deriverebbe sarebbe fatale per moltissime micro-aziende.
Ma è anche vero che, siccome la salute viene al primo posto, e la vita di un anziano vale tanto quanto quella di un giovane, bisogna evitare di combinare pasticci, come invece è proprio delle tradizioni italiche. Governo e Regioni la finiscano con i litigi e si muovano nella stessa direzione con senso di responsabilità. I cittadini apprezzeranno.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]
Continuano gli straordinari successi elettorali dell'area riformista liberaldemocratica,che si ostina a schierarsi sempre indissolubilmente nel campo del centrosinistra senza mai beccare nemmeno un consigliere,cosi' come […]