E’ morto Demetrio Montanari, per sempre socialista di Quattro Castella. Tutti lo conoscevano come il Cucco. Lascia la moglie Lauretta, i figli Giorgia e Augusto e i nipoti. Ciao, Cucco. La camera mortuaria da domenica da Reverberi, a Reggio Emilia. I funerali lunedì a Quattro Castella, ore 15.
Il ricordo di Mauro Del Bue. Ti saluto con quel ciao cupo che mi lanciavi in tutti questi anni di assidua frequentazione. Cupo per la voce rauca, ma gentile e affettuoso sempre. Avevi 81 anni ma, fino a quando la malattia non ha avuto la meglio sul tuo corpo, possedevi lo spirito del ragazzino. Eri segretario del Psi di Quattro Castella, autonomista come tuo padre, Desio, detto ciciareina, perché a lui la parola non é mai mancata. E mi ricordavi come nel 1956, quando Nenni decise di rompere col Pci a seguito dell’invasione sovietica dell’Ungheria, ai suoi concittadini venne vietato di acquistare la frutta nel suo negozio. Amavi profondamente il tuo comune, e sei stato tra i protagonisti del rilancio del corteo matildico, assieme a Tranello, a Titti, a Spizzico, a tutti quei soprannomi che in un paese fotografano bene le attitudini di ognuno. E nessuno viene chiamato col suo nome perché é troppo facile. Perché da te un nome deve rappresentare qualcosa. Ma su tutto voglio ricordare gli anni trascorsi assieme a Roma, dal 1987 al 1994, quando mi seguisti come accompagnatore e segretario durante i miei due primi mandati da deputato. Si viveva come in una famiglia, in quel buio anfratto di via della Stelletta, poi raggiunti da Giovanni e da Marco. E ognuno aveva poco più di un metro a disposizione. Tu dormivi beato su un divano, Giovanni in un ripostiglio. Altro che politica da bere negli anni ottanta. La politica era una cosa seria e noi facevamo una vita da bohémiens. Altro che privilegi. Avevi un carattere apparentemente burbero ma ti commuovevi per nulla. E per nulla piangevi. Come durante i discorsi congressuali di Martelli. O dopo una elezione. O dopo aver ascoltato Craxi nel tribunale di Milano. E a proposito di congressi non potrò mai dimenticare quando sedevi al tavolo della presidenza assieme a Craxi, Martelli, Formica, De Michelis e Amato. E chi era mai quell’infiltrato? Ma il Cucco di Quattro Castella, signori, sempre ben vestito e ben pettinato. E passavi ovunque perché alla fine tutti ti conoscevano anche se non sapevano chi fossi. Quando il Psi é crollato sotto i colpi della falsa rivoluzione giudiziaria ti crollò il mondo addosso. Dicevi che sarebbe stato meglio che fosse scoppiata la guerra. Ma non mollasti. Mai. Tra le tue tante idee quella di chiamare i comunisti a Canossa, per rinverdire i fasti di un pentimento. Te ne sei andato da tempo. Da quando una malattia invalidante ti ha tolto agli amici, ai compagni, alla vita che preferivi, la sola che hai vissuto e senza di te, da anni, anche la nostra vita é senza quella luce che solo tu sapevi accendere con un gesto. Ciao, vecchio Cucco, amico, mio.
Il ricordo di Fabrizio Montanari. I socialisti reggiani sono in lutto. Quattro Castella è in lutto. Demetrio (per tutti Cucco) Montanari ci ha lasciato dopo una lunga malattia. In tanti anni di frequentazione e d’amicizia ho avuto infinite occasioni per apprezzarne la generosità, il coraggio di infrangere ogni schema e ogni logora convenzione perbenista. Il Cucco era un uomo vero e libero in tutte le sue espressioni. Simpatico, irriverente, volitivo. Le sue convinzioni erano la sua ragione di vita e per quelle si batteva con coraggio. L’amicizia era sacra, il socialismo il suo credo e la sua passione. Aveva eletto Quattro Castella come patria. Fondatore dello storico Corteo Matildico, ne seguiva ogni anno lo svolgimento con la cura e l’attenzione che si dedicano ai figli. Ne andava orgoglioso e lo ha reso famoso in tutta Italia. Pur non avendo mai rivestito incarichi politici nazionali, era conosciutissimo da tutto il quadro dirigente nazionale. Craxi era il suo eroe, Martelli il suo riferimento culturale, Del Bue il suo figlio prediletto. Anche per questo suo legame disinteressato non privava nessuno delle sue critiche, anche aspre, e del suo incoraggiamento per fare di più e meglio. Ogni serata trascorsa con lui, magari a mangiare i tortelli da Mandarein, era un evento irripetibile. Si discuteva di politica, si litigava, si rideva, si brindava alla vita. Quella che ora lui ha abbandonato, ma che ci ha lasciato in eredità. Caro Cucco non lo sapevi ma ci hai insegnato tanto, come avresti detto tu, “a tua insaputa”. Non ti dimenticherò.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]