Afferma Beppe Grillo, attore e comico, fondatore e garante del Movimento 5Stelle, di non credere al Parlamento né alla democrazia rappresentativa. Meglio rivolgersi alla democrazia diretta: con la tecnologia, assicura, si potrebbe organizzare un referendum alla settimana e così assegnare al popolo il potere legislativo.
Questa pratica coinvolgerebbe potenzialmente la totalità della popolazione nell’elaborazione e nel varo delle leggi, o comunque ne assegnerebbe il diritto ai singoli cittadini. Tutto da verificare, peraltro, l’interesse dei cittadini nel trasformarsi in legislatori permanenti.
Non solo. Parlando in videoconferenza con il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, dal quale ha ricevuto l’invito in via formale per approfondire i temi della democrazia del futuro (iniziativa invero singolare), Grillo ha di nuovo ribadito la sua personale predilezione per la democrazia del sorteggio, questione dibattuta nelle aree più laterali della politologia (interessante in tal senso il saggio di Nadia Urbinati e Luciano Vandelli, edito da Einaudi).
Non servono a nulla i politici esperti, e men che meno i politici professionisti. Essi vanno ricercati nella società civile, e per evitare le storture e i limiti che la democrazia tradizionale comporta, meglio sarebbe estrarli a sorte. Perlomeno in quel minimo di democrazia necessario alle istituzioni indispensabili.
Ora, per pesare la serietà di Grillo ci vuole sempre la tara: le sparava grosse da quando quarant’anni fa se la prendeva con l’universo mondo, continua a farlo oggi nella sua funzione di garante di una forza politica che governa la repubblica. Tuttavia, a forza di sottovalutarne il messaggio, si è arrivati al risultato del referendum di domenica scorsa.
Il grillismo è riuscito a far coagulare negli italiani il disprezzo per la politica e, di conseguenza, ha portato propri uomini al governo del tutto privi di competenza e di curriculum (si veda il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio).
Non è scontato l’esito di questa follia generalizzata – che al fondo sembra essere destinata alla sostituzione di una democrazia rappresentativa imperfetta finché si vuole, ma pur sempre democrazia reale e ben rodata – con un sistema iper velleitario e caotico, viatico a una sicura demolizione dell’impianto costituzionale.
È sorprendente come nessuno chieda conto al M5S di questa posizioni eversive. Che nessuno si rivolga a Conte, a Di Maio, alle centinaia di parlamentari grillini presto destinati all’auto defenestrazione. Immaginiamo se un’uscita del genere fosse stata compiuta, che so, da uno Zingaretti, un Salvini, una Meloni. Come minimo sarebbero stati sepolti dalle risate dell’intero arco costituzionale (come si diceva un tempo).
Invece no. Grillo, quando parla, può dire qualsiasi cosa senza essere preso sul serio. Il che suona come un’ingiustizia, ma alla fine non è poi così male.
E’ con questi dementi arroganti e presuntuosi che il PD continua ad insistere per un’alleanza di carattere”strategico”!! Dopo l’esito elettorale a livello locale il PD provera’ per qualche giorno a fare la faccia cattiva,poi continuerà a lisciare il pelo a 300 deputati scappati di casa che condizionano le sorti del Paese pur non rappresentando quasi più nessuno!