Emilia. Imprese, la pandemia frena l’export

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La pandemia arresta la corsa delle esportazioni in Emilia-Romagna. Secondo i dati Istat analizzati da Unioncamere regionale, tra aprile e giugno sono risultate pari a poco più di 12.709 milioni di euro, il 14,3% dell’export nazionale, e hanno fatto segnare una caduta del 25,3%. La flessione ha dimensione importante, tuttavia più contenuta rispetto alla diminuzione del 28,9% riferita al secondo trimestre del 2009.

Tra le regioni grandi esportatrici e maggiormente colpite dalla pandemia, l’andamento non è omogeneo. L’Emilia-Romagna ha contenuto i danni al meglio e si conferma la seconda regione italiana per quota dell’export nazionale. Le esportazioni si sono ridotte del 25,4% nel Veneto e del 26,9% in Lombardia, ma quelle della Toscana hanno perso il 29,2% e quelle del Piemonte il 35,7% Il segno rosso ha prevalso in tutti i comparti principali, con la sola eccezione dell’agricoltura (+0,6%). Il principale contributo negativo è venuto dalle esportazioni del settore dei macchinari e apparecchiature meccaniche (-26,7%), seguito dai mezzi di trasporto, che perde il 36%, e delle industrie della moda (-41,4%), che registrano la più ampia caduta tra i settori considerati. Tengono meglio le esportazioni dell’aggregato delle altre industrie manifatturiere (-15%), grazie all’industria del tabacco (-8,9%), quelle delle industrie chimica, farmaceutica e delle materie plastiche (-8%), sostenute da un incremento del 34,2% dei farmaceutici avvantaggiatisi della pandemia, e quelle dell’industria alimentare e delle bevande (-6%).

I risultati ottenuti sui diversi mercati hanno risentito della differente composizione dell’export regionale e della diversa intensità con la quale il Covid19 ha colpito ogni singolo paese. La caduta dell’export regionale si colloca attorno a un quarto, leggermente minore sui mercati dell’Oceania (-23,8%) ed europei (-24%), più ampia sui mercati asiatici (-26,9%), americani (-27,9%) e dell’Africa (-31,1%).