Bologna, Parma e Reggio le top smart

Milano è la città più smart d’Italia per il quinto anno consecutivo, con un distacco di quasi venti punti dalla seconda classificata e ottimi risultati soprattutto negli ambiti di solidità economica, ricerca e innovazione, lavoro, attrattività turistico-culturale, anche se ancora in ritardo nelle dimensioni ambientali, come il consumo di suolo e territorio (appena 76ª) e qualità dell’aria e dell’acqua (solo 96ª). La segue Firenze, che per un soffio toglie la seconda posizione a Bologna. Il capoluogo toscano registra risultati eccellenti sui fronti attrattività turistico-culturale e trasformazione digitale (prima posizione) e si colloca fra le prime città per mobilità sostenibile, stabilità economica, istruzione, lavoro, partecipazione civile ed energia. Bologna, invece, conferma la sua leadership negli ambiti del lavoro, energia e governance e partecipazione civile e guadagna un ottimo posizionamento per trasformazione digitale, istruzione, ricerca e innovazione e inclusione sociale.

Trento, Bergamo, Torino, Venezia, Parma, Pisa e Reggio Emilia completano la classifica delle prime dieci smart city italiane. Un gruppo in cui emerge un forte blocco di città medie con ottime performance, come Trento, che guadagna una posizione grazie ai buoni risultati nella gestione dei rifiuti, Bergamo, che passa dal sesto al quinto posto e si distingue in particolare per solidità economica e gestione del verde urbano, Parma, prima per inclusione sociale e consumo di suolo e territorio, e Pisa, eccellenza nell’istruzione. Roma continua il suo percorso di lento avvicinamento al gruppo delle prime dieci, recuperando due posizioni rispetto al 2017 (sale dal 17° al 15° posto), grazie soprattutto alle buone performance negli ambiti di trasformazione digitale, turismo e cultura, innovazione e istruzione.

Nel percorso di sviluppo della Smart City non accenna a ridursi il divario fra il Nord e il Sud del Paese. Le prime venti città in classifica appartengono alle aree centro-settentrionali e sono collocate al Nord le sette città che hanno scalato più posizioni rispetto al 2017 (Pordenone, Cremona, Udine, Treviso, Biella, Lodi e Belluno). Bisogna scendere fino al 43° posto per trovare la prima città del Meridione in classifica e Isole, Cagliari, che guadagna quattro posizioni rispetto al 2017, mentre si segnala anche il dinamismo di Lecce, 62ª, che guadagna nove posizioni. La coda della classifica però è occupata da sole città meridionali, con Agrigento fanalino di coda, preceduta da Vibo Valentia, Caltanissetta, Trapani, Crotone, Taranto, Enna, Brindisi, Caserta e Benevento.

Sono alcuni dei risultati di ICity Rate 2018, il rapporto annuale realizzato da FPA, per fotografare la situazione delle città italiane nel percorso per diventare “smart”, ovvero più vicine ai bisogni dei cittadini, più inclusive, più vivibili. FPA ha individuato e analizzato 15 dimensioni urbane che in ambito nazionale e internazionale definiscono traguardi per le città (occupazione, ricerca e innovazione, solidità economica, trasformazione digitale, energia, partecipazione civile, inclusione sociale, istruzione, attrattività turistico-culturale, rifiuti, sicurezza e legalità, mobilità sostenibile, verde urbano, suolo e territorio, acqua e aria). Le dimensioni tengono insieme 107 indicatori che, aggregati nell’indice finale ICity index, consentono di stilare la classifica finale tra 107 comuni capoluogo. Poiché è impossibile progettare e governare delle Smart City senza tener conto degli obiettivi di sostenibilità introdotti dall’Agenda 2030 dell’ONU, FPA li considera nella sua analisi fin dalla scorsa edizione.

“Dal rapporto ICity Rate 2018 emerge quanto sia cruciale il ruolo del capitale umano nel determinare il posizionamento complessivo delle città – afferma Gianni Dominici, Direttore Generale di FPA –. Le tre città leader nella classifica generale, Milano, Firenze e Bologna, infatti, lo sono anche negli ambiti trasformazione digitale e lavoro, e si collocano al vertice anche nelle dimensioni istruzione, attrattività turistico-culturale e partecipazione civile, risultati che in parte riflettono e in parte determinano il loro superiore dinamismo. D’altra parte, però, è altrettanto chiaro che la sostenibilità sia un obiettivo ancora lontano per le città italiane, anche per quelle più avanzate nello sviluppo della smart city, che appaiono in difficoltà nella gestione e conservazione della qualità dell’aria e dell’acqua, dei rifiuti e del territorio. Le città leader devono perciò impegnarsi maggiormente su questi versanti, dove nei prossimi anni saranno proprio le nuove tecnologie basate sull’elaborazione e l’utilizzo dei dati prodotti dagli strumenti di sensoristica intelligente a offrire nuove opportunità di governo responsabile e rispondente”.
“Le tre città al vertice di ICity Rate 2018 seguono un modello di sviluppo e di governance urbana molto diversi, ma capaci di portare buoni risultati in molti delle dimensioni analizzate dalla ricerca – prosegue Dominici –. Milano, con i suoi elevati livelli di sviluppo, la distribuzione settoriale e quantitativa delle sue attività produttive, l’appartenenza piena alla rete delle città europee nodi di interscambio internazionale, è un’eccezione difficilmente replicabile altrove. Firenze è riuscita ad affiancare al suo tradizionale punto di forza, la cultura e il turismo, ottimi risultati nella trasformazione digitale, nel lavoro, nell’istruzione e nella mobilità sostenibile. Bologna, invece, è riuscita a ottenere il primato nella dimensione lavoro, consolidando allo stesso tempo i suoi punti di forza nell’energia e nella governance e partecipazione civile. Il tradizionale divario Nord/Sud si ripropone non solo negli ambiti di ritardo più conosciuti (lavoro, solidità economica) ma anche nei settori maggiormente innovativi (ricerca e innovazione, trasformazione digitale, energia). Si nota, inoltre, l’emergere di sette piccole realtà urbane innovative che realizzano i più significativi miglioramenti di posizione in classifica grazie alla combinazione di insediamenti innovativi, buona gestione di servizi funzionali e tutela delle condizioni di sicurezza e legalità”.

Il podio – Milano rimane saldamente al primo posto per il quinto anno consecutivo, confermandosi una realtà “fuori categoria” e un modello difficilmente replicabile altrove. Dopo il riavvicinamento rilevato lo scorso anno, torna ad allargare la distanza che la separa dalle inseguitrici, con performance positive che la portano a collocarsi ai vertici nella maggior parte delle dimensioni analizzate. È una realtà che fronteggia con determinazione le sfide ambientali (verde urbano, 15°) e funzionali (mobilità sostenibile ed energia, 1° e 10°) metropolitane e che ha saputo individuare nuove dinamiche di sviluppo economico (solidità economica, 1°, ricerca e innovazione, 1°, e lavoro, 2°). Una città che mantiene standard elevatissimi sia sul versante dell’istruzione (4°) sia su quello dell’attrattività turistico-culturale (2°) e che sta cercando di mettere in campo nuovi strumenti di partecipazione civile (7°) e di sperimentare le opportunità offerte dalla trasformazione digitale (3°).

Alle spalle del capoluogo lombardo emergono, staccandosi sempre più nettamente dalle altre, due città medio-grandi come Firenze e Bologna, che hanno finora saputo interpretare al meglio le sfide della sostenibilità e dell’innovazione. Il capoluogo toscano ha il suo ovvio punto di forza nella consolidata attrattività turistico-culturale, alla quale ha però saputo affiancare una performance di eccellenza che le ha consentito di raggiungere il primato nella trasformazione digitale, oltre a posizioni di vertice nella mobilità sostenibile (2°), stabilità economica (3°), istruzione (3°), lavoro (4°), partecipazione civile (5°) e energia (6°).
Bologna, a sua volta, conferma la sua leadership negli ambiti governance/partecipazione civile e energia, cui si aggiunge la conquista della prima posizione nel lavoro e posizioni di eccellenza in trasformazione digitale (2°), istruzione (2°), ricerca e innovazione (3°) e inclusione sociale (3°).

 

La distribuzione geografica – Le città più smart d’Italia nel 2018 si trovano al Centro-Nord: tutte le prime 21 smart city in classifica appartengono a questa area, mentre le 21 in fondo alla graduatoria si collocano al Sud e Isole. Un divario che, se si considera il punteggio medio delle prime e delle ultime classificate, in un anno è cresciuto di 15 punti (da 250 a 265), e di 17 punti se si considerano solo le prime e le ultime dieci città (da 115 a 132). Il gap non riguarda soltanto le dimensioni su cui gravano pesanti ritardi strutturali nel Mezzogiorno (occupazione, solidità economica, ricerca e innovazione), ma anche quegli ambiti, come l’energia e la trasformazione digitale, in cui ci sarebbero le opportunità per accorciare le distanze.
Gli unici ambiti in cui le città meridionali riescono a contenere il distacco e in alcuni casi ad affacciarsi ai vertici delle graduatorie nazionali sono quelli ambientali (verde urbano, suolo e territorio e soprattutto acqua e aria). Vibo Valentia, Brindisi e Nuoro sono tra le prime dieci città italiane per tutela di acqua e aria; Messina e Matera per il verde urbano; L’Aquila, Ragusa, Lecce e Crotone per suolo e territorio. Per il resto solo Cagliari riesce a inserirsi in due ambiti (istruzione e sicurezza) tra le prime ventuno, Lecce emerge solo per trasformazione digitale, Oristano, Chieti e Isernia per i rifiuti e Nuoro per l’inclusione sociale.

Non mancano, tuttavia, città del Sud e delle Isole che hanno mostrato segni di dinamismo. Oltre a Cagliari (che migliora dalla 47° alla 43° posizione in classifica generale), si individuano Lecce (che guadagna nove posizioni), Nuoro, Cosenza, Catania e Catanzaro i cui indicatori, almeno in alcuni ambiti, fanno rilevare dei significativi progressi migliorando il posizionamento complessivo.
Ma anche all’interno del virtuoso Centro-Nord ci sono alcune aree che spiccano più di altre. Tra le prime 21 città della graduatoria ben 17 appartengono all’area formata dalla Lombardia e dalle regioni del Nordest e altre 14 sono comprese tra la 22° e la 42° posizione. Nel complesso, 31 delle 35 città di questa area si collocano nelle fasce “alta” e “medio-alta” della classifica. I risultati di ICity Rate 2018 sembrano dunque confermare che, anche dal punto di vista dell’intelligenza e della sostenibilità urbana, vi sia un nuovo triangolo di sviluppo che comprende Lombardia, Emilia-Romagna e Triveneto.

Il dinamismo delle città medie – Nella top ten c’è una forte componente di città medie di qualità. Alcune confermano i già ottimi piazzamenti dello scorso anno migliorandoli: Trento, passata dal quinto al quarto posto e prima nella gestione dei rifiuti, Bergamo, che sale dalla sesta alla quinta posizione e ottiene la medaglia d’argento per solidità economica e di bronzo per gestione del verde urbano, e Parma, che ha guadagnato l’ottava posizione (era nona nel 2017) e il primato negli ambiti suolo e territorio e inclusione sociale. A queste si aggiungono gli ingressi fra le prime dieci di Pisa, che è passata dalla tredicesima alla nona posizione e può vantare il primato nella dimensione istruzione, e Reggio Emilia, decima in graduatoria e ben posizionata per partecipazione civile (seconda) e solidità economica (quarta). Gli ambiti dove le città medie non sono complessivamente altrettanto brillanti e si manifestano le più rilevanti criticità sono quelli del verde urbano, suolo e territorio, sicurezza e legalità e acqua e aria.

Sette piccole città innovatrici – Nell’ambito della fascia alta della classifica, sono alcune città di media o piccola dimensione (tutte sotto i 100mila abitanti) a registrare i progressi più significativi: Pordenone, Cremona, Udine, Treviso, Biella, Lodi e Belluno. Alcune di queste realtà (in particolare Pordenone e Belluno, ma anche Treviso e Lodi) si caratterizzano per l’ottima performance ottenuta in ricerca e innovazione grazie anche all’insediamento, nel capoluogo o nella provincia, di luoghi di concentrazione e promozione dell’innovazione produttiva. A questa caratteristica spesso si affianca quella di elevati livelli di sicurezza (Pordenone, Udine e Biella sono tra le prime dieci nell’indice settoriale), di buoni livelli di inclusione sociale (in particolare a Udine e Pordenone) e di buona gestione dei rifiuti (Treviso, Belluno e Pordenone sono tra le prime dieci nell’indice di ambito). Cremona si colloca nel gruppo grazie anche ai risultati ottenuti nella trasformazione digitale, nella mobilità sostenibile e nell’energia e Lodi ottiene un buon piazzamento anche nell’indicatore relativo al verde urbano.

Le città metropolitane – Il quadro che il Rapporto ICity Rate 2018 restituisce delle città metropolitane è disomogeneo. Torino guadagna una posizione, passando dal settimo al sesto posto in classifica, con buone performance nella mobilità sostenibile (4°) e turismo e cultura (5°), ma è ancora in ritardo negli indici ambientali, come qualità di acqua e aria e consumo di suolo e territorio (98°). Venezia perde tre posizioni rispetto al 2017 (scendendo dal 4° al 7° posto), ma rimane sostanzialmente sugli stessi livelli degli anni precedenti e conferma la leadership nell’ambito verde urbano. Genova perde parte del recupero realizzato l’anno scorso rimanendo, seppur di poco, fuori dalla fascia più elevata (al 23° posto) nonostante il buon risultato ottenuto nell’ambito trasformazione digitale (7°).
Tra le sette città metropolitane del Sud e Isole l’eccezione continua a essere costituita da Cagliari, che ha risultati paragonabili a quelli di città intermedie del Centro, migliora la propria posizione (dalla 47ª alla 43 ª) e solo per poco non rientra nella fascia delle città medio alte, con un buon profilo medio valorizzato da elevati piazzamenti nel verde urbano, istruzione, sicurezza e legalità.
Le altre non sembrano capaci di distinguersi particolarmente con caratteristiche e risultati specifici dal resto del tessuto urbano del Mezzogiorno. Bari (67°) e Napoli (79°) si collocano a livelli alti per il Sud ma medio bassi nel raffronto nazionale; Palermo (88°) e Catania (89°) – nonostante la buona crescita di quest’ultima – si posizionano nell’ultima fascia nazionale e Messina (92°) e Reggio Calabria (97°) agli ultimi posti in assoluto con tendenza al peggioramento.

Il lento progresso della capitale – Continua il lento percorso di avvicinamento alla vetta di Roma, che nel 2018 recupera due posizioni, collocandosi quindicesima, grazie soprattutto ai buoni risultati degli indici relativi a trasformazione digitale (4°), attrattività turistico-culturale (6°), ricerca e innovazione (7°) e istruzione (8°). Oltre a questi risultati positivi, la capitale ha scalato posizioni anche negli ambiti mobilità sostenibile (dal 33° al 15° posto), occupazione (dal 26° al 21°) e governance e partecipazione civile (dal 37° al 27°). Ma appare ancora indietro in aspetti che dovrebbero caratterizzare città di grandi dimensioni: 43° in energia e 43° in solidità economica.

Il rapporto ICity Rate 2018 completo di tutte le tabelle con il ranking per le 15 dimensioni analizzate è scaricabile a questo link, basta essere iscritti alla community di FPA.