Quanti di noi si sentono liberi? Quanti di noi sono liberi? Secondo Eraclito tutto avviene secondo necessità, tutto è concatenato. Ciò ha forti assonanze con il pensiero orientale, ovvero che tutto accade secondo il karma; karman significa azione, e ogni azione è frutto di azioni precedenti. Addirittura ogni azione è frutto di un pensiero che l’ha generata.
Se anche non volessimo accogliere la visione orientale in toto, ovvero contemplare la possibilità che ci sia la reincarnazione, accorgersi che i nostri pensieri producono le nostre azioni è comunque un’esperienza facile da validare.
Riguardo alla reincarnazione, essa rientra anche nella visione del mondo greca, ovvero che l’anima una volta lasciato il corpo ritorna nel mondo delle idee per poi reincarnarsi in un corpo e dimenticare tutto. Lo stesso cristianesimo accoglieva l’idea della reincarnazione fino al concilio di Nicea: le rappresentazioni dei mosaici gnostici della comunanza delle anime nel mare dell’esistenza ne sono testimonianza.
In ogni caso, che riconosciamo o meno la reincarnazione nel nostro vivere, possiamo sentirci liberi? Lo stesso Adamo quando mangiò la mela era libero di farlo? Anche Adamo nell’Eden era determinato dai pensieri e dalle azioni antecedenti.
Se accogliamo il principio che tutto accade secondo necessità, ovvero il concatenarsi di azioni pregresse, abbiamo solo una libertà: l’essere consapevoli di ciò che genera il nostro futuro, le nostre azioni. Se come uomo continuo a inquinare la Terra, so che le mie azioni genereranno un inferno e io stesso sarò schiavo del mio pensiero e del mio agito, e in ciò condizionerò i miei figli e i miei discendenti.
Se sto soffrendo per un lutto, per un imprevisto nefasto, per qualsiasi cosa che possa rendere difficile la mia esistenza, mi rivolgo al passato e posso andarne a ricercare le cause. Tante volte, però, per guarire non è sufficiente conoscere le cause, perché spesso ciò provoca ulteriore sofferenza e sensi di colpa. Ciò che guarisce è l’accettare che è andata così, che non potevo avere la coscienza diversa da così com’ero, che non c’erano le condizioni perché io potessi agire diversamente.
Se continuo ad agire in un certo modo non posso creare le condizioni per essere diverso da come sono. Quindi ciò che ci rende liberi è modificare la nostra teleologia: la teleologia è la scienza che disciplina il fine. Possiamo decidere che il nostro fine è diverso da ciò che avevamo in precedenza ed è lì che avviene il miracolo della libertà, ossia decidendo dove direzionare la nostra barchetta nel mare dell’esistenza, ovviamente in sinergia con quelle che sono le nostre potenzialità.
Tante volte accade che non conosciamo le nostre vere potenzialità, appunto perché non ci conosciamo abbastanza. Ciò che aiuta a conoscerci è metterci alla prova con le finalità, avendo ben chiaro dove stiamo andando. Il processo che ci rende liberi come esseri umani, sintetizzando, è: “Liberi da, liberi per”.
La libertà emerge nel momento in cui siamo consapevoli di ciò da cui ci vogliamo liberare e soprattutto di dove vogliamo andare. L’essere liberi da, senza liberi per, sviluppa solo una sensazione di rabbia, di denigrazione nei confronti del nostro passato. L’essere solo liberi per, invece, causa il rischio di non avere i mezzi per raggiungere l’obiettivo e si rischia di essere inconcludenti, evanescenti e non raggiungere mai la meta.
Accade che ci sentiamo liberi anche rimanendo dove si è, riconoscendo che il luogo da cui volevamo fuggire è ciò che stavamo cercando, e in tal caso proprio qui e dentro di noi possiamo esprimere il nostro “Grazie”.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]