Nel weekend, durante la campagna elettorale per il Sì al referendum sul taglio del numero dei parlamentari, aveva espresso critiche sulla gestione della linea del Movimento 5 Stelle – ancora guidato dal reggente Vito Crimi – di questi ultimi mesi, ma lunedì 7 settembre in un’intervista all’emittente radiofonica Rtl 102.5 il ministro degli esteri Luigi Di Maio ha negato di volersi riprendere il ruolo di capo politico che aveva lasciato lo scorso gennaio dopo due anni e mezzo al comando.
“Non sto pensando di tornare a essere il capo politico”, ha detto Di Maio, ricordando però anche che il Movimento 5 Stelle “è la forza politica di maggioranza relativa che sostiene il governo della settima potenza mondiale: non ci possiamo permettere defaillance o di temporeggiare, il Movimento si deve strutturare”.
La leadership, ha sottolineato il ministro, “non è un uomo o una donna sola al comando: vorrei vedere un Movimento che si responsabilizza, quando c’è uno solo alla guida finisce che tutti gli altri si deresponsabilizzano. Crimi ha fatto l’impossibile ma purtroppo è solo reggente, non è stato eletto. Forse è arrivato il momento di eleggere una leadership forte: i partiti hanno bisogno di guide, anche plurali”, ha detto Di Maio, facendosi interprete di una linea collegiale – quella di un eventuale direttorio – espressione del pensiero di gran parte della delegazione pentastellata di governo, che di fatto si oppone all’idea di Davide Casaleggio di un leader unico per tutto il Movimento, ipotesi che aprirebbe eventualmente la strada anche a un possibile ritorno in campo di Alessandro Di Battista.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!