Crisi Coronavirus, l’allarme di Confcommercio: “Consumi indietro di 25 anni, a rischio la ripresa”

Coronavirus spesa mascherina

L’emergenza Covid-19 “ha riportato i consumi ai livelli più bassi degli ultimi 25 anni”: è questo l’allarme lanciato dal presidente di Confcommercio Carlo Sangalli dopo l’analisi dell’Ufficio studi di Confcommercio sulla situazione dei consumi in Italia, che ha evidenziato gli effetti negativi della crisi causata dall’impatto del nuovo coronavirus sull’economia.

“Ci preoccupa l’aumento delle spese obbligate delle famiglie, che erodono quasi il 44% dei consumi totali”, ha sottolineato Sangalli, secondo cui “se non si interviene con decisione tagliando le tasse perderemo definitivamente la possibilità di agganciare la ripresa economica”.

Stando alla disamina dell’associazione di rappresentanza delle imprese del commercio, quest’anno – per la prima volta dal 2007 – si è speso di più per gli alimenti che per i servizi, una conseguenza evidente del periodo di lockdown che ha interessato il paese tra inizio marzo e inizio maggio.

Nel complesso, tra le spese obbligate è la voce relativa all’abitazione quella che incide maggiormente sui bilanci dei nuclei familiari, arrivando a “mangiarsi” – tra affitti, manutenzioni, bollette, e smaltimento rifiuti – oltre 4mila euro pro-capite. All’interno dei consumi commercializzabili (9.095 euro pro-capite nel 2020) la componente principale è rappresentata dai beni, con una quota sul totale dei consumi in lieve aumento (dal 38,4% del 2019 al 40,6% di quest’anno), mentre i servizi hanno interrotto la loro costante crescita (che durava dal 1995) con un brusco calo nell’ultimo anno, passando dal 21% del 2019 all’attuale 15,6%.