“In questi 50 anni le Regioni si sono affermate come componente fondamentale dell’architettura della Repubblica. Le Regioni si sono rivelate forte elemento di coesione del popolo italiano”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricordando come l’art. 114 della Costituzione ricordi che “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. “Appunto per questa corresponsabilità” nella struttura della Repubblica “le Regioni partecipano al dovere di eseguire gli art. 2 e 3 della Costituzione. E’ un compito collettivo, che coinvolge la Repubblica intera, come ci dice anche una lettura autentica dell’art.118 dove la sussidarietà è indicata non solo come metodo ma come valore”, aggiunge Mattarella.
“L’Ue ha dato prova di lungimiranza e tempestività” con il Recovery fund ma questo, “come correttamente interpretato”, va ritenuto “non un passaggio della diligenza cui attingere ma occasione di storico rilancio per l’Italia”. Lo dice il presidente della Repubblica nell’incontro con i presidenti di Regione al Quirinale.
Ripartire, insieme: Stato e Regioni. Una concertazione istituzionale e una coesione nazionale che hanno permesso al Paese di affrontare la fase più dura dell’emergenza sanitaria e che adesso devono essere alla base di un patto per la ricostruzione che definisca in primo luogo strategie e interventi per il rapido ed efficace utilizzo delle risorse europee. Da qui la richiesta al Governo che le Regioni abbiano un ruolo diretto nella redazione del piano per il Recovery fund: mai come adesso, infatti, i territori devono essere protagonisti.
Le Regioni italiane a Statuto ordinario compiono 50 anni (nel 1970 le prime elezioni regionali) e i loro presidenti sono stati ricevuti nel pomeriggio al Quirinale, dove hanno consegnato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, due documenti: uno sulle proposte per l’Italia, basato su un patto rinnovato fra le Regioni stesse, e un’agenda 2020-2021 per il rilancio del Paese. Documenti approvati in una seduta straordinaria della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome dopo la mattinata di lavori dedicata alla loro redazione.
Rappresentare le proprie comunità e condividere decisioni nell’interesse del Paese: si punti a un cambiamento culturale nel rapporto Stato-Regioni
L’incontro, come ha sottolineato nel suo intervento Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regione e delle Province autonome, rappresenta “un’occasione davvero preziosa” per una riflessione propositiva sulla funzione “che le Regioni hanno svolto e possono svolgere per assicurare un più efficace governo del Paese”. I cambiamenti della società impongono loro “un modo diverso di interpretare il proprio compito: per ciascuna in sé, in rapporto al proprio territorio; e per tutte insieme, in rapporto al Paese. Una necessità e una opportunità, che deve essere colta positivamente anche da parte delle altre istituzioni”. Occorre coniugare pienamente potestà e responsabilità: “Se da un lato le Regioni sono chiamate a rappresentare in modo più incisivo le istanze delle proprie comunità, assicurando risposte tempestive ed efficaci a bisogni vecchi e nuovi che via via emergono, dall’altro- ha sottolineato Bonaccini- possono e debbono farlo sempre più insieme, condividendo decisioni nell’interesse della Nazione. Sono due obbiettivi distinti, talvolta confliggenti, talvolta complementari, in ogni caso imprescindibili. Compatibili nella misura in cui si punti davvero ad un cambiamento culturale delle relazioni Stato-Regioni, che faccia perno su un potenziamento degli istituti della collaborazione istituzionale”.
Costante collaborazione tra le Regioni e tra queste e il Governo, la lezione dell’emergenza
Proprio i mesi più terribili della pandemia, ricorda Bonaccini, hanno dimostrato “l’efficacia della collaborazione istituzionale fra il livello centrale e quello territoriale”, andata ben oltre la lettura data da troppe parti su presunte divisioni fra Governo e Regioni, con queste ultime in ordine sparso. E’ successo esattamente il contrario: “All’interno della Conferenza delle Regioni si è sempre registrata una linea unitaria che ci ha portato a condividere col Governo Decreti e misure per contrastare il contagio”. Ed “è stato così anche nella gestione della ripartenza dopo il lockdown, quando la Conferenza delle Regioni ha assicurato che le scelte territoriali fossero collocate sempre all’interno di una cornice nazionale, consentendo al Governo di assumere decisioni per la riapertura sicura di diverse attività nel modo il più possibile omogeneo sul territorio”. Collaborazione, non competizione. Unità, non divisioni. “L’emergenza sanitaria è stato il trauma che ha scatenato una reazione comunque positiva dell’organismo repubblicano, da cui dobbiamo saper apprendere qualcosa. La ‘comune’ determinazione ad affrontare una ‘comune’ avversità, per un ‘comune’ obiettivo: è stata questa- ha sottolineato il presidente della Conferenza delle Regioni- la grande lezione dell’emergenza”.
Strategia nazionale condivisa per la ricostruzione: Governo, Regioni, Enti locali lavorino insieme
Un insegnamento “che ora non possiamo dimenticare. Soprattutto adesso che il Paese è impegnato nella sfida della ricostruzione”. Quello raggiunto in Europa sul Recovery fund “è un accordo storico- prosegue Bonaccini-, che mette nelle nostre mani una straordinaria opportunità e sulle nostre spalle una altrettanto grande responsabilità. Proprio per questo, come accaduto nell’emergenza e forse ancor più, occorrerà un’azione corale del sistema Paese. Una strategia nazionale condivisa, fondata su una più stringente ‘inclusione istituzionale’, dove ciascuno sia chiamato a svolgere compiutamente la propria parte. Per questo abbiamo chiesto al Governo che nella redazione del Piano nazionale per il Recovery fund le Regioni abbiano un ruolo diretto nel definire come utilizzare rapidamente ed efficacemente le risorse europee. Mai come in questa occasione dobbiamo lavorare insieme come Governo, Regioni ed Enti locali”. E l’auspicio, rimarca Bonaccini, “è davvero che non prevalga una logica burocratica di breve respiro, un concerto ministeriale che cali sui territori decisioni prese dall’alto”.
Riconoscimento normativo della rappresentanza delle Conferenze
La Conferenza delle Regioni ha svolto un ruolo importante per consentire, di volta in volta, l’emersione di posizioni condivise, “pur non essendo essa codificata da alcuna norma primaria, se non dalla volontà emersa quarant’anni fa dagli stessi presidenti di Regione, che evidentemente avvertivano l’esigenza di proporsi ai propri interlocutori istituzionali centrali come espressione di un sistema di governo dei territori, non solo come singole entità regionali”, ha proseguito Bonaccini. Da qui “l’esigenza di arrivare anche ad un riconoscimento costituzionale della Conferenza Stato-Regioni e della Conferenza Unificata, proprio per rafforzare quelle sedi della condivisione istituzionale che nel tempo stanno dimostrando una crescente efficacia”.
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Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]