Sono 109 i bambini e quasi 100 le donne accolte nel 2019 nelle strutture residenziali o seguite dai servizi domiciliari per la famiglia gestiti dalla cooperativa sociale Madre Teresa, realtà di punta di Confcooperative e unica cooperativa sociale impegnata in modo esclusivo nell’accoglienza e nel sostegno a bambini, madri e nuclei familiari in difficoltà.
“Si tratta – sottolinea Lisa Vezzani, presidente della cooperativa di via Kennedy – del dato più rilevante dell’ultimo triennio, ed è indicatore, al tempo stesso, di bisogni, fragilità e necessità d’aiuto che continuano a manifestarsi, ma anche della capacità dei servizi pubblici di individuarli e di intervenire in modo diretto o attraverso strutture come la nostra che hanno, insieme ad una vocazione esclusiva, competenze, servizi e strutture residenziali in cui è possibile realizzare percorsi di sostegno che affrontano anche l’emergenza in una prospettiva di reinserimento sociale ed autonomia lavorativa delle persone accolte”.
Come emerge dal bilancio sociale presentato all’Assemblea dei soci della cooperativa – che ha proceduto anche all’approvazione del bilancio economico 2019 – nelle comunità educative residenziali Casa San Leonardo e Casa Sara sono stati accolti 36 bambini 0-8 anni e 23 madri; 18 bambini e 17 madri sono poi stati accolti negli appartamenti destinati ai nuclei mamma-bambino in difficoltà temporanea o già avviati alla piena integrazione sociale; 32 bambini e 23 adulti sono stati seguiti dai servizi di educativa familiare domiciliare di Madre Teresa e, infine 23 bambini e 39 donne sono entrati nei progetti d’accoglienza per bambini, donne sole o nuclei familiari stranieri che hanno fatto richiesta di asilo politico.
“In tutti i casi – spiega Lisa Vezzani (nella foto) – si tratta di attività a sostegno della vita, della dignità della persona e della genitorialità, e per molti versi sono proprio le case di prima accoglienza a racchiudere emblematicamente questo impegno Proprio qui, infatti, si affrontano le più acute situazioni di abbandono e sofferenza (fragilità psicologiche, vulnerabilità, violenza domestica, fenomeno della tratta, marginalità ed isolamento) che rischiano di minare non solo il rapporto genitore-figlio, ma di compromettere il futuro di entrambi”.
“L’accoglienza – prosegue la presidente di Madre Teresa – diviene così un percorso che nel tempo (la permanenza può arrivare fino a due anni) consolida la fiducia e la consapevolezza di sé e della propria dignità nelle madri e le accompagna progressivamente all’autonomia sia nella relazione con il bambino che nella vita sociale e lavorativa, grazie alla gestione di alcuni laboratori (e tra questi “Mani in Pasta”) in cui avviene una specifica formazione al lavoro”.
Madre Teresa sviluppa i suoi servizi in massima parte nel comune capoluogo, “in stretta collaborazione – conclude Lisa Vezzani – con i servizi sociali territoriali, la Caritas diocesana ed altri enti come il Centro di Aiuto alla Vita e la rete “Oltre la strada”.
La cooperativa conta oggi 51 soci (di cui 28 lavoratori e 23 volontari), 73 lavoratori (inclusi i soci-lavoratori) e ha chiuso il 2019 con un fatturato di 2,3 milioni di euro. Dai volontari sono giunte oltre 3.500 ore di impegno.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!