Il tocco dell’umanità

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Nel De Anima Aristotele sostiene che di tutti i cinque sensi il principale è il tatto, che determina il nostro essere umani.

Gli animali non hanno una superficie tattile come quella dell’uomo; avere una tale superficie significa poter avere un’ampia gamma di risposte dall’ambiente; l’animale generalmente ha il pelo e quindi utilizza altri sensi come l’udito e l’olfatto.
Possedere il tatto su tutto il corpo ci rende fragili, quindi ci vestiamo per proteggerci dalle intemperie, e dal troppo sentire. L’essere umano è l’animale più fragile, ha dovuto coprirsi fisicamente e metaforicamente, creando il linguaggio e le parole che sono infatti la sua casa.

Il tatto è maggiormente sviluppato nelle mani, parte del corpo molto sensibile; le mani sono libere e grazie al fatto che non sono più a terra, che non sono più impegnate a mantenere la postura, come è invece proprio delle scimmie, hanno potuto simbolizzare la realtà. Le mani hanno potuto inventare la scrittura e prima ancora i simboli, che rimandano a qualcos’altro rispetto al segno grafico.

Symballein in greco era una tavoletta in terracotta che due amici spezzavano quando si lasciavano, poi quando si rincontravano dopo un lungo viaggio riunivano le due parti, questo per significare che il simbolo rimanda sempre ad una parte invisibile. Diaballein in modo inverso significa disgiungere, separare e da questa parola deriva la parola Diavolo.

La civiltà occidentale mette il centro delle sue indagini nel cervello, nella neocorteccia… Ma cosa sarebbe la neocorteccia se non avesse un’infinità di input forniti da un’ampia superficie?

Se osserviamo bene, anche la vista è una forma di tatto, possiamo toccare le persone con gli occhi, a volte accade che ci sentiamo penetrati dallo sguardo di qualcuno.
Nel momento in cui la finestra del tatto si restringe, per esempio non possiamo toccare perché abbiamo i guanti, non possiamo abbracciare, non possiamo toccare i corpi altrui, lo spettro delle informazioni si impoverisce. Possiamo acuire qualche altro senso, ma il senso che ci fa essere umani diventa grossolano.

Non potendo più abbracciare perdiamo in umanità, l’abbraccio ci permette di sentire una maggiore superficie tattile.

L’abbraccio è oltre all’azione un simbolo della riunione, che rimanda alla nostra umanità.

Quando non possiamo abbracciare qualcuno fisicamente, possiamo in modo simbolico abbracciare un albero pensando a una persona cara. Con la nostra capacità immaginativa possiamo farlo, grazie alla nostra capacità di simbolizzare.
Possiamo con il tatto sentire in modo puntuale parti molto piccole nel nostro corpo, per esempio la fossetta sopra il labbro superiore. Questa zona del corpo se fai attenzione si manifesta e scompare da un respiro all’altro.
Il tatto è ciò che ci permette di essere umani anche nei rapporti con gli altri, ci permette di differenziare e accorpare.

Essere impermeabili, non avere tatto ci porta ad essere indifferenti, disumani. Tenere le distanze o avvicinarci ad una persona fisicamente è una questione di tatto. Perché accade questo? Perché percepiamo non solo il corpo fisico, ma anche i corpi eterici che circondano il nostro corpo fisico, che sono collegati a delle ruote energetiche chiamate chakra situate nel nostro organismo.

C’è chi li vede, come aura con colori diversi in giro al nostro corpo… Alcuni guaritori fanno le loro diagnosi partendo proprio dall’analisi della nostra aura.
È proprio così che anche il nostro corpo fisico rimanda a qualcosa di invisibile agli occhi, ma percepibile al tatto, anche se noi la chiamiamo sensazione.
Per converso l’eccesso di tatto ci porta ad invadere l’altro e a non rispettare i suoi spazi: quanti conflitti accadono a causa di ciò?

La relazione umana è fondata sul trovare le giuste distanze fra individui e il cercare la vicinanza in alcuni casi, la lontananza in altri, è ciò che ci rende umani.
Il mondo del web ci sta allontanando dal tatto, tutto ciò che le macchine propongono è una sequenza binaria, cioè a due opzioni. Il nostro sentire tattile si sta impoverendo e ciò è causato dalla distanza dei corpi, dal non poter percepire con la nostra membrana tattile.