In questo lungo periodo di lockdown, nel tentativo disperato di mettere ordine nella mia libreria, ho ritrovato un libro ormai dimenticato, ma che a mio avviso riveste una certa importanza per comprendere meglio il politico Sandro Pertini, i suoi interessi e la sua formazione culturale.
Del Presidente della Repubblica più amato dagli italiani si conosce tutto. Sono stati pubblicati una infinità di libri, film e documentari. Sono stati riproposti i suoi discorsi, i frequenti e amatissimi incontri con i giovani, quelli con la gente comune, con i terremotati, con i compagni di prigionia al tempo del fascismo, i pressanti inviti a lottare contro la mafia e a rifiutare la logica della guerra. Si è approfondito e valorizzato il suo contributo alla resistenza, la carcerazione e il suo ruolo nel CNL in rappresentanza dei socialisti. Un aspetto della sua formazione culturale è rimasto tuttavia un po’ trascurato, anche se ritengo di grande importanza, per comprendere la sensibilità e gli interessi che lo hanno guidato e ispirato nella sua lunga vita politica. Il libro ritrovato in questi giorni è, sotto questo aspetto, illuminante. Si tratta della sua tesi di laurea in Scienze Sociali sul tema della cooperazione. Pertini, infatti, si laureò due volte: il 12 luglio 1923 a Modena in Giurisprudenza e successivamente il 2 dicembre 1924 presso il Regio Istituto Superiore di Scienze Sociali “Cesare Alfieri”. Oggi parleremmo di laurea in Scienze Politiche.
Pertini ha 27 anni ed è già conosciuto come un irriducibile socialista. Nel 1920 era stato eletto con 149 preferenze Consigliere comunale del sua paese natale di Stella. Ammiratore di Filippo Turati, nel 1922, quando i riformisti sono espulsi dal partito dai massimalisti di Serrati, aderisce al Partito socialista unitario di Giacomo Matteotti, Filippo Turati, Claudio Treves, Carlo Rosselli, Giuseppe Emanuele Modigliani, Giuseppe Saragat, Camillo Prampolini. In verità altre fonti fanno risalire la sua iscrizione al 1924, a seguito dell’ondata di sdegno suscitata in tutto il paese dal rapimento e dall’uccisione dell’on. Matteotti.
Al momento della discussione della sua tesi, il fascismo sta vivendo il momento più difficile della sua storia. Matteotti è stato rapito il 10 giugno 1924 e il suo corpo viene ritrovato sotterrato in un campo solo il 16 agosto. Mussolini è accusato apertamente d’essere il mandante dell’omicidio, la stampa nazionale parla di omicidio di stato, molti fascisti sono sconcertati, si hanno defezioni e il Duce, per la prima volta non sa cosa fare, pare incerto, impaurito e non più padrone della situazione. Le opposizioni abbandonano i lavori parlamentari e si ritirano sull’Aventino. Quando, dunque, Pertini si presenta davanti alla Commissione per discutere la sua tesi il clima politico nazionale è quanto mai teso e il futuro incerto. Il tema trattato poi è particolarmente scottante. Le cooperative sorte con l’affermarsi del movimento socialista sono state distrutte, il loro gruppo dirigente è stato aggredito, spodestato e ridotto al silenzio. Ora esistono solo quelle che sono state costrette ad adeguarsi al nuovo regime e al suo stato corporativo.
Il tema dunque è spinoso e di difficile trattazione. La scelta dell’argomento è coerente con la sua scelta antifascista e con l’adesione al socialismo riformista, ma è anche un atto provocatorio verso il corpo insegnante, che sembra prono al volere del più forte. Il rischio è quello che la Commissione d’esame subisca delle pressioni perché il giovane ribelle sia respinto. Il Duce, intanto, sembra essersi ripreso la situazione in mano ed essere in procinto di passare all’attacco. Cosa che puntualmente avverrà qualche giorno dopo, il 3 gennaio 1925, con il suo discorso alla Camera, alla presenza solo dei deputati di maggioranza. L’opposizione, dopo aver inutilmente sperato che il re destituisse il capo del governo, continua a innalzare la sua protesta dall’Aventino, ma presto sarà costretta a passare in clandestinità e a ricomporsi nell’esilio.
La tesi, dopo una presentazione generale dello sviluppo storico del modello cooperativo in Italia e in Europa, affronta e approfondisce tre settori d’attività: la cooperazione di produzione, quella di consumo e quella di credito.
La commissione è composta da tre docenti di chiara fama: Mario Marsili Libelli (Statistica e Demografia), Riccardo Dalla Porta (Economia politica e politica e Legislazione economica) e Giovanni Lorenzoni (relatore e docente in Sociologia e Economia applicata).
Tutti e tre i docenti saranno in seguito delusi dal fascismo e ne prenderanno le distanze. Dalla Porta, colpito dalle leggi razziali, sarà deportato ad Auschwitz, dove morirà nel 1944.
L’esame, nonostante tutte le incognite e i pericoli possibili, si svolge normalmente e Sandro Pertini ottiene sua seconda laurea.
Solo la votazione finale di 84/110 disvela qualche difficoltà di giudizio, non tanto per il contenuto e gli argomenti trattati, quanto per l’imbarazzo suscitato da un allievo tanto determinato e chiaramente ostile al regime.
Grande merito dunque va riconosciuto alla Associazione per lo studio del Mutualismo e dell’economia sociale (AMES), che nel 2012, dopo ottantotto anni, durante i quali sembrava scomparsa, l’ha ritrovata presso la Biblioteca Umanistica dell’Università degli Studi di Firenze, e pubblicata.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]