Il 12 dicembre 1969 è una giornata fredda e uggiosa. Alle 16,37 uno spaventoso boato squarcia il salone della Banca nazionale dell’agricoltura di Milano. I morti sono diacessette e decine i feriti. Le urla di dolore e di paura, le sirene della polizia e delle ambulanze invadono l’intera città. Nessuno capisce quello che è accaduto, ma tutti capiscono che si tratta di una tragedia dai connotati drammatici che annunciano anni difficili per l’Italia. Quello milanese non è il solo attentato registrato nel Paese: a Roma due bombe provocano sedici feriti, un altro ordigno è scoperto a Milano nella sede della Banca commerciale italiana. Il boato da Piazza Fontana raggiunge come uno tsunami l’intera penisola. Gli italiani sono sconvolti, non sanno cosa pensare e come muoversi. Lo stesso presidente della Repubblica Giuseppe Saragat esprime la ferma condanna della “tragica catena di atti terroristici che deve essere spezzata a ogni costo per salvaguardare la vita è la libertà dei cittadini”.
Si tratta infatti di un attentato dai connotati oscuri, che solo un’organizzazione complessa, con forti riferimenti politici può avere l’interesse e la forza di realizzare. Il sentimento comune dice che solo i fascisti possono agire in questo modo, magari con l’aiuto d’agenti segreti di qualche servizio deviato dello Stato. Le prime indagini degli inquirenti vanno però in ben altra direzione. Per loro sono gli anarchici gli autori più probabili degli attentati. Sulla base della deposizione di un tassista, che afferma d’aver portato a quell’ora un uomo con una borsa nera proprio alla banca e di essere in grado di riconoscerlo. Grazie alla sua descrizione, viene fatto un identikit ed è arrestato il ballerino anarchico Pietro Valpreda, e successivamente fermato per essere interrogato il ferroviere Giuseppe Pinelli, animatore storico del circolo anarchico milanese Ponte della Ghisolfa.
Quell’assordante boato raggiunge anche Reggio Emilia e scuote le istituzioni municipali, i partiti politici, le fabbriche e le scuole. Gli ultimi anni del decennio sono difficili, tormentati e carichi di grandi aspettative. Gli scioperi operai sono quotidiani a Reggio come in tutta Italia, il movimento degli studenti medi conquista il diritto all’assemblea e occupa alcune scuole. Gli studenti discutono di tutto, ma soprattutto si propongono di cambiare radicalmente le istituzioni scolastiche, ritenute borghesi e classiste. Molti anzi ne propongono la sua definitiva abolizione. È trascorso un anno e mezzo dal Maggio francese e dagli scontri di Valle Giulia e l’Europa e l’Italia non sono più le stesse. La maggioranza degli studenti reggiani fanno ancora riferimento alle organizzazioni giovanili dei diversi partiti politici tradizionali. Poi ci sono i gruppi extraparlamentari: anarchici, marxisti-leninisti, Lotta Continua, cattolici del dissenso. L’uscita dalla FIGC dei futuri brigatisti si è già consumata. Franceschini e compagni hanno dato vita al gruppo dell’appartamento di via Emilia San Pietro 25. Fra poco si sposteranno a Milano ed entreranno in clandestinità. Il movimento studentesco reggiano racchiude tre anime: quella comunista, quella laica-socialista e quella cattolica. La galassia delle formazioni extraparlamentari di sinistra si muovono invece autonomamente e solo occasionalmente si uniscono alle formazioni politiche giovanili maggioritarie nel movimento studentesco.
Il 12 dicembre, appresa la notizia di quanto accaduto a Milano i sindacati convocano le assemblee unitarie di fabbrica e proclamano quattro ore di sciopero generale. Dopo le lotte contro le barriere salariali, per l’aumento dell’occupazione e dei salari, ora si sentono in dovere d’opporsi al terrorismo e a ogni tentativo d’involuzione autoritaria. Tutti i consigli comunali della provincia si riuniscono in seduta straordinaria. I contenuti e il tenore dei documenti approvati sono in pratica identici. Tutti condannano quanto accaduto, esprimono vicinanza ai congiunti delle vittime e ai tanti feriti, indicano la matrice fascista dell’atto terroristico, invitano le forze dell’ordine a non lesinare ogni sforzo per assicurare i colpevoli alla giustizia e invitano tutti i cittadini alla massima vigilanza democratica. Le testate locali come i giornali di partito aprono riportando a tutta pagina di quanto accaduto a Milano. I reggiani leggono e si interrogano.
Da parte loro gli studenti medi reggiani, Reggio non è sede di Università, si riuniscono alla Sala Verdi del Teatro Ariosto per esaminare la situazione è decidere il dà farsi. È il 13 dicembre e la FGCI, i giovani della DC, la FGSI del PSIUP e del PSI licenziano un documento che viene distribuito in tutte scuole cittadine. Si invitano gli studenti a discutere in assemblea e a scendere in sciopero. Questa unità d’intenti è particolarmente importante, anche perché da qualche tempo sono emerse diverse sensibilità nel valutare i maggiori avvenimenti internazionali: Primavera di Praga, suicidio del giovane Jan Palach, la guerra in Vietnam, il giudizio sul socialismo in URSS, la rivoluzione culturale cinese. Il fatto è che le federazioni giovanili si rifanno sostanzialmente alle posizioni assunte dai rispettivi partiti.
I giovani cattolici invitano anche ad organizzare incontri di preghiera per le vittime di Milano. Il 17 dicembre avviene un fatto politicamente significativo. Il Gruppo d’ispirazione socialista del Liceo Classico Ariosto diffonde un volantino nel quale si dice certo dell’innocenza degli anarchici Valpreda e Pinelli, indicando la via democratica come l’unica in grado d’assicurare pace, lavoro e sicurezza a tutti. Quel documento rappresenta la prima presa di posizione pubblica in difesa degli anarchici e paventa la presenza nelle indagini della mano di qualche agente segreto al soldo di qualche servizio deviato. Quando tutti indicano gli autori nei fascisti o, e questa è una tesi presente soprattutto in alcuni ambienti di sinistra, in qualche misterioso intreccio tra esponenti della estrema destra, infiltrati nei gruppi anarchici e corpi deviati dello Stato, proclamare l’innocenza di Valpreda, Pinelli e compagni rappresenta un atto politico coraggioso e che in qualche modo va contro corrente. Anche in casa comunista non si esclude ogni ipotesi.
La FGSI ribadirà queste sue convinzioni in un articolo pubblicato dal giornale della federazione del PSI “Il socialista”due anni dopo. L’anima libertaria e un po’ eretica dei socialisti è emersa ancora una volta come elemento distintivo nei confronti dei comunisti. Si riproporrà nella battaglia per l’abolizione del Concordato e in occasione delle battaglie civili degli anni settanta, quelle sul divorzio e sull’aborto. Anche gli aderenti all’organizzazione cattolica del dissenso One Way non tardano a prendere posizione sulla strage di Milano. Il giorno 18 svolgono un incontro e stampano un volantino di condanna per i vili attentatori e di solidarietà alle vittime. Gli anarchici tengono numerosi incontri nella loro sede di via Bardi. Sono assemblee molto partecipate, ricche di propositi vendicativi e di denuncia dello Stato autoritario e golpista. Specie dopo l’arresto di Pinelli, e la sua mai chiarita morte, gli anarchici si sentono vittime e perseguitati, come sempre è avvenuto nella loro storia. Sono diffidenti e arrabbiati. La svolta, anche se non definitiva e tale d’assicurare alla giustizia i colpevoli, arriverà molto più tardi quando saranno perseguite le frange più violente dell’estrema destra veneta di Freda e Ventura.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]