Forsu. “Green New Deal per l’economia”

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Il Consiglio comunale ha approvato lunedì sera alcuni atti per l’autorizzazione (quella finale spetta alla Regione Emilia-Romagna) e realizzazione di Forsu-Biometano (acronimo che sta per Frazione organica dei rifiuti solidi urbani), nuovo impianto che sorgerà circondato dalla campagna della frazione di Villa Gavassa, nella periferia di Reggio Emilia.
L’investimento, pari a circa 54 milioni di euro, è il più consistente in termini economici e fra i più rilevanti in termini ecologici. Per l’amministrazione si tratta di una spesa virtuosa, “non solo dal punto di vista della sostenibilità ambientale, ma anche sotto il profilo dell’economia circolare”.
Durante i lavori del Consiglio comunale non sono però mancate le proteste delle opposizioni, che hanno abbandonato la Sala del Tricolore, e del Comitato di cittadini di Villa Gavassa che ha seguito l’intera discussione dalle balconate dell’aula del Municipio.

L’assessore all’ambiente del Comune di Reggio Emilia Carlotta Bonvicini, (e con lei 32 sindaci che nello scorso fine settimana hanno sottoscritto un documento in favore dell’impianto) è convinta della bontà del progetto.

Assessore, per l’amministrazione Forsu è una scelta strategica per la sostenibilità. Cosa vuole dire in concreto?

“A mio parere i temi dell’ambiente nella nostra società contemporanea vanno affrontati e risolti con la tecnologia e il progresso, fidandosi della scienza, facendo programmazione e progettazione di interventi efficaci, a volte anche consistenti, a cui affiancare poi le giuste politiche ambientali. La visione di un ambientalismo legato solo ad un concetto di decrescita è ormai anacronistica e pericolosa. La realtà di oggi ci racconta che la nostra città si trova a fare fronte a 33mila tonnellate di rifiuti organici da esportare in altre province ogni anno. Questa è un’emergenza che va affrontata, adesso”.

C’è un motivo in particolare per il quale è stata scelta la frazione di Villa Gavassa come luogo dove realizzare l’impianto?

“Gavassa era già a suo tempo la zona in cui doveva sorgere l’inceneritore. Dal 2011 il terreno è di proprietà di Iren. Ed è sempre stata un’area destinata a produttivo. Se Iren dovesse decidere di non costruire lì un impianto potrebbe venirci uno stabilimento di altro tipo. Parliamo di un impianto che dagli scarti organici e verdi è in grado di produrre energia e compost di qualità, fra tutti i possibili impianti di trattamento dei rifiuti è il meno impattante e il più virtuoso”.

Quali saranno i benefici portati da Forsu nella zona in cui verrà collocato?

“Prima di tutto questa operazione porterà alla cancellazione di quasi 600mila metri quadrati di aree potenzialmente urbanizzabili che verranno convertite in territorio agricolo, grazie alla scelta compiuta dai tre comuni coinvolti, che si vedranno riconosciuti anche ingenti finanziamenti per migliorare le infrastrutture presenti nel loro comprensorio”.

Perché i cittadini contrari all’opera non hanno nulla da temere?

“Sono state ascoltate e accolte diverse richieste avanzate da cittadini e associazioni che hanno contribuito a integrare e migliorare il progetto: prima fra tutte quella di non utilizzare in loco il biometano prodotto, ma di immetterlo tutto in rete. Questa condizione, di fatto, elimina qualsiasi tipo di emissione locale. Poi l’accordo di auto limitazione stipulato fra i Comuni e Iren ha permesso di limitare la raccolta alle sole province di Reggio e Parma, diminuendo così l’impatto di traffico sulla zona rispetto al progetto iniziale che avrebbe accolto anche i rifiuti di Piacenza”.

Come rassicurare i produttori di Parmigiano-Reggiano che non vedono di buon occhio l’insediamento?

“Tutti gli studi del CRPA e dell’Università Cattolica di Piacenza spiegano come il livello di spore contenuto nel compost finale (generato da un doppio trattamento anaerobico e aerobico) sarà notevolmente più basso di quello che è invece contenuto nel letame che viene normalmente utilizzato in agricoltura. In ogni caso tra Iren e il Consorzio del Parmigiano-Reggiano è stato stipulato un accordo per un monitoraggio costante del compost e del suo utilizzo”.

Secondo lei perché le forze di opposizione si schierano contro Forsu?

“Sinceramente penso che questa dovrebbe essere un’opera condivisa, nel senso che serve a tutti e in questo momento risponde ai bisogni della collettività. Dibattere sulla natura della società proponente o sull’opportunità di promuovere solo compostaggio domestico oltre a essere pretestuoso non aiuta ad affrontare in modo realistico il tema dei rifiuti. Reggio Emilia è una città in cui la differenziata cresce e migliora ogni anno, così come cresce la frazione di umido raccolta grazie al comportamento sempre più virtuoso dei cittadini. Un impianto di queste dimensioni ci garantirà un’autonomia nella gestione della Forsu per i prossimi anni. E’ questo che intendo quando parlo della necessità di fare progettazione a lungo termine”.

Quali vantaggi porterà alla città il biometano?

“I numeri li sappiamo: in un solo anno il biometano che verrà messo in rete sarà in grado di soddisfare il fabbisogno di circa 10mila persone, evitando per questo l’immissione in atmosfera di circa 14mila tonnellate di CO2. L’impianto può essere il viatico per trasmettere a tante persone un insegnamento, anzi una vera e propria educazione in tema di rifiuti, sul ciclo e sullo smaltimento. Abbiamo intenzione di sviluppare una grossa campagna di sensibilizzazione per la riduzione dei rifiuti, promuovere comunque il compostaggio domestico come buona pratica per chi ha lo spazio e la possibilità di farlo, e di aprire l’impianto alla cittadinanza come viene fatto per il depuratore di Mancasale”.


(Ferruccio Del Bue)



Ci sono 2 commenti

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  1. Enzo

    Venite a vedere un impianto simile a Ginosa in provincia di Taranto di proprietà ASECO. Col tempo alla Forsu hanno aggiunto anche i fanghi di depurazione ed il gioco è fatto: stanno distruggendo uno dei migliori comprensori agricoli della Puglia

  2. paolo

    Le aree potenzialmente urbanizzabili sono state cancellate dal mercato, da nessun altro.
    Sulla maggior parte di esse si paga tuttora un’imu ingiustificata e vessatoria al solo fine di far cassa sui privati.


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