Nell’intera Unione Europea si producono ogni anno più di 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti. Per questo motivo l’UE sta promuovendo, in alternativa all’attuale modello di crescita economica, detto “economia lineare”, la transizione verso un modello nuovo, la cosiddetta “economia circolare”: un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo garantendo anche la propria ecosostenibilità.
Il modello tradizionale, che ha caratterizzato gli ultimi 150 anni di storia fin dalla Rivoluzione Industriale, è fondato infatti sullo schema “estrarre, produrre, utilizzare e gettare”: favorito dalla grande (ed erroneamente percepita come infinita) disponibilità di risorse naturali, e alimentato dal consumo di massa su scala globale, ha come non trascurabile conseguenza quella di produrre un’ingente mole di scarti una volta raggiunta la fine del ciclo di vita dei prodotti.
Economisti di fama mondiale come Gunter Pauli e pensatori illustri come l’architetto Walter Stahel, il fisico Amory Lovins, i designer William McDonough e Michael Braungart e l’economista Nicholas Georgescu-Roegen, però, nel tempo hanno contribuito a sviluppare azioni per cercare di fermare lo spreco di risorse e l’inquinamento da fonti fossili, promuovendo invece la produzione efficiente e l’utilizzo di energie e di fonti rinnovabili.
Il risultato è confluito nel concetto di “economia circolare”, che introduce nel modello economico nuovi aspetti quali condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e dei prodotti esistenti. In questo modo da una parte si estende il più possibile il ciclo di vita dei prodotti, riducendo l’impiego di materie prime e la produzione di rifiuti; dall’altra, una volta che il prodotto ha comunque terminato definitivamente la funzione per il quale è stato realizzato, i materiali di cui è composto possono essere di nuovo reintrodotti – laddove possibile – nel ciclo produttivo, generando ulteriore valore.
Con la legge regionale 5 ottobre 2015 n.16, recante “Disposizioni a sostegno dell’economia circolare”, la Regione Emilia-Romagna ha fatto propri i principi dell’economia circolare: il modello di gestione delineato è in linea con la “gerarchia dei rifiuti” europea, che pone al vertice delle priorità prevenzione e riciclaggio. L’attenzione, quindi, si sposta sulla parte a monte della filiera e non più su quella terminale, attraverso la progressiva riduzione dei rifiuti non inviati a riciclaggio e l’industrializzazione del processo di riciclo.
La norma regionale ha collocato al 2020 il raggiungimento di obiettivi importanti, in alcuni casi anche più ambiziosi di quelli proposti dalla Comunità europea; riduzione del 20-25% della produzione pro-capite di rifiuti urbani, raccolta differenziata al 73%, riciclaggio di materia al 70%, oltre ad altri obiettivi strategici quali il contenimento dell’uso delle discariche e l’autosufficienza regionale per lo smaltimento.
Si inserisce proprio in questo contesto concettuale e normativo anche l’impianto di economia circolare Forsu – acronimo per Frazione organica dei rifiuti solidi urbani – che la multiutility Iren ha in progetto di realizzare a Gavassa, frazione del comune di Reggio Emilia, e che è stato ideato per ricavare dalla frazione organica e dalla frazione verde vegetale dei rifiuti (ottenute attraverso raccolte differenziate dedicate) due nuovi prodotti: biometano, una fonte energetica completamente rinnovabile che andrà progressivamente a sostituire l’utilizzo di combustibili fossili non rinnovabili, e compost di qualità, un ammendante organico per migliorare i terreni dal punto di vista nutritivo e che racchiude in sé un’elevata valenza ambientale.
Dal globale al locale, dunque, sono sempre più numerosi i contributi che si candidano ad apportare linfa vitale a questo nuovo modello di economia pensata per potersi “rigenerare da sola”, utilizzando senza sprechi tutto il potenziale contenuto nella materia e, al termine del ciclo, chiudere il cerchio con la natura restituendo alla terra quello che le era stato inizialmente tolto.
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Per saperne di più sull’impianto Forsu di Gavassa è possibile consultare il sito www.irenforsu.com
Vi invito a leggere le osservazioni presentate alla Regione in merito alla effettiva qualità del compost che eventualmente si produrrà nell’impianto Forsu-Iren che vengono considerati pericolosi in quanto contenenti batteri nocivi e impattanti per ambiente, persone e animali, nonché per la produzione del Parmigiano Reggiano.